Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio ufficializzano lo stato di agitazione della categoria: "Vogliamo ristabilire la verità". Previsto anche un presidio sotto Montecitorio. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano: "Incontreremo i sindacati del settore"
Era solo un’ipotesi, adesso arriva la decisione: i benzinai annunciano due giornate di sciopero a fine mese. Il 25 e il 26 gennaio, pertanto, distributori chiusi in Italia per protestare contro le scelte e l’atteggiamento del governo. I gestori lamentano che l’esecutivo li ha travolti con una vera e propria “ondata di fango“: “Aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori”, protestano le associazioni di categoria. Immediata la replica del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che tenta di stemperare la tensione: “Quando si parla di speculazioni sul prezzo della benzina naturalmente non si parla del povero gestore delle pompe”. Ciriani così fa riferimento così a generiche “speculazioni internazionali” sui prezzi. Segue la convocazione a Palazzo Chigi, per venerdì mattina alle 11:30, da parte del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano: “Il governo, in una delegazione con me e i ministri proponenti del decreto legge che riguarda il settore, incontrerà i sindacati del settore, per ascoltare le loro ragioni e confrontarle con le misure che il governo intende adottare e ha adottato”.
Ma le dichiarazioni dei membri del governo e le decisioni assunte negli scorsi giorni hanno fatto sempre riferimento al contrasto ai presunti “furbetti” responsabili dell’aumento dei prezzi. Giorni fa il Mef comunicava che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva dato mandato alla Guardia di Finanza di monitorare eventuali fenomeni speculativi sui prezzi dei carburanti su strade e autostrade. ”C’è qualcuno che fa il furbo“, aveva dichiarato Matteo Salvini commentando il caro benzina. A puntare il dito contro le “speculazioni” era stato anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Allora, a chi si riferivano? Anche il decreto varato dal governo sembrava individuare il colpevole nei distributori, visto che li obbliga a esporre un cartello con il prezzo medio stabilito dal ministero dell’Ambiente ogni giorno e il rafforzamento delle sanzioni.
Cattaneo: “Speculazioni sopravvalutate” – A fare qualche ammissione è stato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Alessandro Cattaneo: “Si è insistito troppo su fenomeni di speculazione che mi sembra siano stati sopravvalutati“, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica. Ancora più esplicito un altro suo collega di partito, il deputato e responsabile Energia di Forza Italia Luca Squeri: “Lo scriva chiaramente: la speculazione non esiste. E lo dimostrano i dati del ministero dell’Ambiente. Chi lo ha detto ha disinformato l’opinione pubblica, una cosa gravissima. Finché si è trattato di una frase, di una dichiarazione buttata lì, amen. Ma questa falsa narrazione è servita da base per l’azione di governo“, ha detto Squeri alla Stampa, sottolineando che i cartelli con la media dei prezzi sono “uno strumento inefficace e soprattutto di dubbia fattibilità“.
Lo stato di agitazione – Di certo c’è che per i benzinai quegli attacchi contro gli “speculatori” erano destinati a loro. Come si legge nella nota di Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio, “per porre fine a questa ‘ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete”. Gli organismi di categoria annunciano anche l’avvio “di una campagna di controinformazione sugli impianti”. Quella del 25 e 26 gennaio 2023 viene definita “una prima azione di sciopero” e sarà previsto anche un “presidio sotto Montecitorio“. Mercoledì le associazioni dei gestori avevano tenuto una riunione: la possibilità di uno sciopero nell’ultima settimana del mese era stata definita solo un’ipotesi. Era però stato chiesto al governo un incontro per fare il punto sulle decisioni annunciate. Ma a meno di 24 ore è arrivata l’ufficializzazione dello stato di agitazione. Tutto questo mentre Giorgia Meloni continua a difendere le decisioni del suo governo, sottolineando che “col taglio delle accise non ci sarebbero stati altri aiuti”.
“E’ il governo ad aumentare i prezzi” – Lo sciopero è previsto dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023. “Il governo – si legge nella nota delle tre organizzazioni – aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. E’ stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo”. “Vengono beatificati – incalzano le associazioni di categoria- i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all’Erario oltre 13 miliardi di euro l’anno”.
Responsabilità politiche – “L’impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda – sottolineano – è quella di un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria”. Nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell’Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi Pubblici Essenziali le organizzazioni parlano di “azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l’anno di gettito“.
Ciriani: “Non ce l’abbiamo con loro” – La prima reazione all’annuncio dello sciopero arriva dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: “Quando si parla di speculazioni sul prezzo della benzina naturalmente non si parla del povero gestore delle pompe, che ha un introito minimo perché si parla di pochi centesimi al litro. Noi parliamo delle speculazioni internazionali sul prezzo del gas e della benzina che è evidente”, ha detto il ministro ospite di Radio anch’io. “La speculazione -spiega- è legata al prezzo generale della benzina e del gas”, “non ce l’abbiamo sicuramente con chi fa un lavoro duro guadagnando poco denaro. Fortunatamente il prezzo alla pompa è in linea con quelli dell’anno scorso”. Si dice “enormemente dispiaciuto” per lo sciopero il sottosegretario alla presidenza con delega all’attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari: “Dicono che lo Stato incolpa i distributori dell’aumento della benzina” ma “i provvedimenti che il governo ha messo in piedi sono contro i fenomeni speculativi quindi a tutela dei distributori”, ha detto il sottosegretario. Commentando l’annuncio il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin si è solo limitato a dire che lo sciopero dei benzinai “è un loro legittimo diritto”.
Il Governo che dà colpa ai benzinai degli aumenti decisi dal Governo stesso in Legge di Bilancio è il segno di come funzionano le cose nel mondo di Giorgia: combina danni e poi passa il tempo a dare la colpa agli altri. Smettetela con gli alibi e iniziate a governare,se vi riesce
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 12, 2023
Consumatori: “Hanno ragione ma no a sciopero” – L’Unione Nazionale Consumatori dice “no a scioperi strumentali” riferendosi a quello proclamato dai benzinai. “Siamo stati gli unici a non parlare mai di speculazione ed i primi, una volta usciti i dati ufficiali del ministero, a dire che l’aumento medio era poco più di 16 cent, meno dei 18,3 cent dovuti al rialzo delle accise, parlando di bufala gonfiata ad arte dal Governo per tentare di scagionarsi dalle sue responsabilità. Quindi i gestori hanno tutte le ragioni di questo mondo per lamentarsi e protestare, ma non per scioperare” afferma il presidente dell’Unc, Massimiliano Dona. Anche Matteo Renzi, dai social, attacca la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Combina danni e poi passa il tempo a dare la colpa agli altri”.