Sultan Ahmed al-Jaber è amministratore delegato della società petrolifera nazionale dal 2016, guida anche Masdar, azienda emiratina di energia rinnovabile, ed è il ministro dell'Industria nonché inviato speciale per il cambiamento climatico. La sua promessa? Un approccio "pragmatico e realista". I climattivisti: "Oltraggioso conflitto d'interessi, deve dimettersi"
La prossima Cop28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, sarà presieduta da Sultan Ahmed al-Jaber, amministratore delegato della compagnia petrolifera Abu Dhabi National Oil Corporation. Un paradosso frutto della scelta degli Emirati Arabi Uniti, paese ospitante, che lo hanno nominato. Per la prima volta a guidare la Conferenza mondiale sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite sarà un amministratore delegato, oltretutto manager nel campo dell’oil&gas.
Sultan Ahmed al-Jaber, ad della società petrolifera nazionale dal 2016, è anche alla guida di Masdar, azienda emiratina di energia rinnovabile, nonché del ministero dell’Industria ed è anche inviato speciale per il cambiamento climatico. La sua promessa? Un approccio al tema “pragmatico, realista e orientato alle soluzioni”. La scelta degli Emirati Arabi Uniti, tra i principali esportatori di petrolio al mondo e che hanno promesso di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, ha provocato le critiche degli attivisti del clima anche se Sultan Ahmed al-Jaber ha spiegato di considerare l’azione contro i cambiamenti climatici “un’immensa opportunità economica di investimento nella crescita sostenibile”. E il suo finanziamento “è la chiave”.
Harjeet Singh, capo del Climate Action Network, la rete di oltre 1.800 ong ambientaliste di 130 Paesi, parla di una designazione che pone un “oltraggioso conflitto di interessi” osservando che “la continua minaccia dei lobbisti dei combustibili fossili ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite ha costantemente indebolito i risultati della conferenza sul clima, ma questo lo porta a un altro livello, pericoloso e senza precedenti”.
Secondo Tasneem Essop, direttore esecutivo di Climate Action Network International, è “indispensabile” che “il mondo sia rassicurato sul fatto che egli si dimetterà dal suo ruolo di amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Corporation”. Per Essop, al-Jaber “non può presiedere un processo che ha il compito di affrontare la crisi climatica con un tale conflitto di interessi, dirigendo un’industria che è responsabile della crisi stessa”.
La Cop 26 a Glasgow, ricorda ancora l’attivista fondatrice dell’Energy Democracy Initiative in Sud Africa, “ha visto la presenza di 500 lobbisti dei combustibili fossili, alla Cop27 in Egitto c’è stato un aumento del 25% della loro presenza, la Cop28 sembra un nuovo invito a usare i colloqui sul clima per continuare a minare qualsiasi progresso sull’azione climatica. Come società civile chiediamo che al-Jaber faccia la cosa giusta e si faccia da parte o si dimetta”.