L’accesso ai corsi universitari di medicina cambierà. “Sicuramente il numero dei sanitari accrescerà nei prossimi anni, bisogna capire se liberalizzando o meno il sistema di entrata”, dice a ilfattoquotidiano.it Eugenio Gaudio, ordinario all’Università “La Sapienza” di Roma, neo presidente della commissione appena istituita con decreto della ministra dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, che avrà il compito di fornire proposte entro la primavera, sul fabbisogno dei medici e l’offerta potenziale del sistema universitario.

Sul tavolo della ministra c’è tra le ipotesi anche quella di abolire il numero chiuso che ad oggi ha impedito di colmare i vuoti nelle corsie ma ad affrontare questo caso sarà, in primis, il gruppo di lavoro presieduto da Gaudio e composto anche da Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Salvatore Cuzzocrea, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Carlo Della Rocca, presidente della Conferenza Permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia, Gianluca Cerracchio, direttore della direzione generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio del ministero e da Rossana Ugenti della direzione generale e dell’ufficio delle risorse umane del servizio sanitario nazionale del ministero della Salute.

Anna Maria Bernini ha dato un compito alla commissione: “Esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del servizio sanitario nazionale, misurare l’entità del fenomeno e individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un acceso sostenibile alle professioni sanitarie”.

Tradotto: è possibile dire stop al numero chiuso. Gaudio non vuole fare il passo più lungo della gamba ma garantisce che con i dati che hanno in mano sono in grado, in tempi brevi, di dare risposte alla Bernini: “Faremo una ricognizione in maniera prospettica sui fabbisogni dei medici e delle altre figure sanitarie in modo da avere dei dati solidi. Ciò che si modifica oggi ha riflessi tra dieci anni per evitare di trovarci in difficoltà come è accaduto con la pandemia. Vogliamo fare una valutazione anche a livello internazionale, in Europa, confrontandoci con i sistemi usati nei vari Stati, Spagna, Francia, Belgio ma anche Inghilterra”. Il presidente pone alcuni problemi: “Ragionevolmente si andrà incontro a un aumento, ma bisognerà decidere se liberalizzare e come aumentare anche i contratti per le specializzazioni così come rendere più appetibile il ruolo di infermiere”.

Da una parte c’è il tema della mancanza dei medici, di professionisti che servono soprattutto quando ci si ritrova in un periodo come quello pandemico, dall’altra c’è il problema di non aprire le porte dell’università a tutti. “Questione annosa, terribilmente complessa e che richiede risposte altrettanto complesse”, ha specificato la ministra in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera: “Il numero chiuso – ha spiegato – al momento della sua istituzione era una scelta dettata dalla necessità ma oggi il tasso di occupazione dei laureati in medicina è superiore all’83%, mentre è molto basso il tasso di abbandono: il 2% degli studenti lascia nel passaggio dal primo al secondo anno. Come è allora possibile superare l’apparente paradosso che vede migliaia di giovani bloccati in ingresso alla facoltà di medicina con la necessità di nuovi professionisti?”. Quest’anno intanto ci saranno prove online che si svolgeranno in due sessioni: dal 13 al 22 aprile e dal 15 al 25 luglio del 2023. Con una novità: le prove si potranno svolgere sin dalla quarta superiore (con accesso chiaramente dal 2024/25) e saranno ripetibili.

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