E’ stata la musa del fotografo Peter Lindbergh. Ed è stata il simbolo e l’icona di un’epoca indimenticabile per il mondo della moda. C’è una foto che rappresenta in un solo colpo d’occhio quel periodo dorato ed è la miglior testimonianza per ricordarlo
Chi l’ha incrociata in San Babila negli anni Novanta, quando ancora non c’erano i selfie e i social, la ricorda così: “Era un periodo in cui le dee camminavano sulla terra”. Se n’è andata troppo presto Tatjana Patitz. La supermodella tedesca è morta a Santa Barbara in California, potata via dalla malattia. Aveva solo 56 anni. E’ stata la musa del fotografo Peter Lindbergh. Ed è stata il simbolo e l’icona di un’epoca indimenticabile per il mondo della moda. C’è una foto che rappresenta in un solo colpo d’occhio quel periodo dorato ed è la miglior testimonianza per ricordarlo. L’ha scattata proprio Lindbergh ed è stata esposta all’International Contemporary Art Fair al Grand Palais di Parigi. Ci sono praticamente tutte le protagoniste di quel mondo scintillante e patinato, irripetibile: Cindy Crawford, Helena Christensen, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Karen Mulder e Stephanie Seymour. E ovviamente lei: Tatjana. Che, rispetto ad altre, ha sempre mantenuto un profilo differente.
Lo spiega Anna Wintour (Condé Nast) sull’edizione americana di Vogue, che ha dato la notizia della sua morte: “E’ sempre stata il simbolo europeo dell’eleganza più chic, come una Romy Schneider che incontra Monica Vitti. Ha mantenuto un profilo molto più basso delle sue colleghe, più misterioso, più maturo, più irraggiungibile: tutto ciò le conferiva grande fascino”. In un’intervista del 2020 Tatjana disse: “Non ho mai venduto la mia anima”. Nasce ad Amburgo, la madre è estone, il padre tedesco. Trascorre la sua infanzia a Skanör, nel sud della Svezia. Nell’adolescenza si appassiona all’equitazione. Quando inizia la sua carriera di modella? A 17 anni, quando nel 1983 a Stoccolma si iscrive al famoso concorso Elite Model Contest, organizzato dalla super agenzia di moda. E’ terza e si aggiudica un viaggio a Parigi e il primo contratto.
Il suo non è subito un boom clamoroso. Anzi, seguirà un periodo complicato, senza riuscire a trovare ingaggi dopo un primo anno di lavoro. Decisivo è proprio l’incontro con Lindbergh. E’ il trampolino di lancio. Il fotografo la ritrae nelle immagini che più ne hanno fatto un’icona, in un famoso servizio di Vogue: White Shirts: Six Supermodels, Malibu. A ancora, nel 1990, sulla prima copertina dell’anno di British Vogue. Le prime immagini con Naomi Campbell, Linda Evangelista, Christy Turlington e Cindy Crawford fanno sensazione. E’ lo stesso cast che George Michael volle per il video musicale di Freedom ’90.
Poi la decisione di allontanarsi dal mondo rutilante delle passerelle di Milano, Parigo, New York. Va a vivere in California, a contatto con la natura e distante dai riflettori. Tatjana ha lavorato con Lindbergh, ma anche con Herb Ritts e Patrick Demarchelier. Le sue apparizioni più recenti su Vogue sono state un affare di famiglia: insieme alle amiche per “Good Jeans”, con le top model in jeans e le immagini scattate da Annie Leibovitz. E poi gli scatti con il figlio, nel 2012 nella casa nel ranch nella Santa Ynez Valley. Ancora nel 2019 in un portfolio di Tina Barney. Quel figlio di cui lei ha parlato ancora l’anno scorso: “Jonah è la mia fonte di felicità”.