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Spagna, annullato l’ordine di arresto per l’ex presidente catalano Puigdemont: è l’effetto della riforma del governo Sànchez

Le modifiche approvate su pressione sul partito di maggioranza Erc diminuiscono le pene per chi commette reato di "sedizione", ora commutato in "disordini pubblici aggravati"

Su Carles Puigdemont, leader degli indipendentisti catalani fuggito in Belgio in autoesilio, non penderà più un ordine di cattura internazionale. Il magistrato Pablo Llarena, giudice istruttore del processo contro l’ex presidente, ha emesso un comunicato nel quale dichiara che non procederà più contro Puigdemont per “sedizione” per effetto della riforma della Giustizia varata dal governo spagnolo di sinistra alcune settimane fa ed entrata in vigore oggi.

Nella sua risoluzione, il magistrato afferma che l’abrogazione dell’incriminazione per sedizione comporta “un contesto vicino alla depenalizzazione” dei reati oggetto di indagine – ovvero il referendum di autodeterminazione del 2017 e la conseguente dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna – dal momento che tra i capi di accusa non può rientrare “nemmeno il reato di ‘disordini pubblici aggravati’, che sostituisce la sedizione”, dato che i reati sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della riforma.

I leader indipendentisti ancora da processare restano comunque indagati per malversazione (Antonio Comin e Lluis Puig, oltre a Puidgemont) e disobbedienza (Marta Rovira e Clara Ponsati), così come resta valido il mandato di cattura per l’ex presidente, che però assume valore solo in ambito nazionale.

La riforma del Codice Penale del governo, portata avanti con le pressioni di Erc (Esquerra Republicana, partito indipendentista di sinistra interno alla maggioranza), diminuisce la pena a coloro che abbiano commesso un reato di sedizione: in questo modo si favorisce la situazione giudiziaria dei responsabili (condannati, processati o fuggiti) del processo indipendentista catalano. A beneficiarne saranno soprattutto la numero due di Erc, Marta Rovira, e l’ex vicepresidente della Catalogna, Oriol Junqueras, che fu condannato alla pena più alta, 13 anni di carcere.