I cortili della Fortezza da Basso sono animati da una folla discreta ed ordinata. C’è entusiasmo ma non esagerazione, gli eccessi e le stramberie dei “pavoni di Firenze” che fino all’anno scorso si accalcavano con look tra il volgare e l’improbabile pur di conquistare il famigerato quarto d’ora di fama, sono solo un ricordo. Nell’aria aleggia invece una rispettosa cura e un’insperata ricercatezza che non si vedevano da tempo. Questa edizione edizione 103 di Pitti Immagine Uomo passerà agli annali proprio per questo: il ritorno dell’eleganza, di una compostezza dal fascino un po’ retrò che si emana dal pubblico presente e si riflette nei capi presentati dai 789 marchi presenti nella storica esposizione di moda maschile tenutasi a Firenze dal 10 al 12 gennaio. È il segno che i brand hanno fatto centro: sono riusciti ad intercettare e comprendere il mood del momento. Il problema, certo, è che le collezioni qui presentate andranno in vendita tra un anno. Con i cambiamenti epocali in atto nella società, è sempre più difficile dare concretezza pratica ad uno stato d’animo tanto mutevole quando indefinibile. E quindi, non avendo la sfera di cristallo, è impresa ardua dire se questi abiti ci rispecchieranno anche il prossimo Autunno/Inverno. Nei prossimi dieci mesi potrebbe succedere letteralmente di tutto. D’altra parte dopo due anni di pandemia e lo scoppio della guerra della Russia contro l’Ucraina nessuno si sente più di escludere alcuna ipotesi. Intanto, però, si respira un cauto entusiasmo, sulla scia degli ottimi risultarti con cui si è chiuso l’anno appena trascorso, non solo per l’intero comparto della moda italiana – parliamo del miglior fatturato degli ultimi 20 anni, con un giro d’affari che sfiora i 100 milioni di euro – ma specialmente per la moda maschile. Italia, infatti, nel 2022 questo settore ha fatturato 11,3 miliardi di euro (il livello pre pandemico era 10,1) con una crescita del 20,5% rispetto al 2021. Dati che hanno trainato anche la ripartenza del comparto in questo primo appuntamento del 2023, che ha dato il via alla stagione delle Fashion Week Uomo e Donna.
La cifra del successo – Ancora una volta, sono i numeri (imparziali e inconfutabili nella loro oggettività) a parlarci dell’importanza di Pitti, una fiera che si conferma non solo un punto di riferimento per le aziende legate al manswear ma soprattutto una vetrina dell’eccellenza del ramo produttivo della moda Made in Italy. In apertura del salone Claudio Marenzi – presidente di Pitti e amministratore delegato di Herno – aveva ipotizzato la presenza di 10 mila compratori ma le prime stime parlano invece di 12.600 buyers registrati, di cui il 33% proveniente dall’estero. Sono il 200 per cento in più rispetto alla precedente edizione, con Germania, Olanda, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Spagna, Turchia, Svizzera, Giappone e Belgio come Paesi più presenti. Ed è proprio l’estero a guardare con maggior interesse ed ammirazione a quello stile italiano che ci rende un punto di riferimento in tutto il mondo e che ora si è ripreso la scena strizzando l’occhio all’innovazione, anche in chiave sostenibilità. “La forza dell’Italia è stata l’esser pronta a soddisfare la domanda che arrivava dal mercato. Tutti adesso vogliono il Made in Italy, la domanda supera l’offerta, e le nostre imprese lavorano a pieno ritmo”, ci dice Brunello Cucinelli, l’imprenditore filantropo che a Pitti Uomo è di casa. Lui che da sempre ha fatto dell’eccellenza dei materiali il suo baluardo e dell’eleganza un riflesso della gentilezza d’animo, ha presentato qui in anteprima la nuova collezione Uomo 2023/2024 e il suo stand è senza dubbio tra i più affollati: “Riprendiamoci il ben vestire”, dice. “Perché essere vestiti nel modo giusto è una forma di grande rispetto per noi stessi e per il luogo in cui si è. I social ci hanno resi tutti più vanitosi, hanno insegnato anche a noi maschietti a prestare più attenzione ai dettagli e per questo è il momento giusto per riscoprire la bellezza di un abito sartoriale o di un filato pregiato”. Come quelli impiegati da Alpha Studio per i suoi cardigan: l’azienda di maglieria fondata nel 1985 da Franco Rossi è ora guidata dalla seconda generazione, che ha saputo salvaguardare la tradizione artigianale proiettando, al contempo, il marchio verso quel rinnovamento che gli ha consentito di fare un salto di qualità. E la collezione FW23 la sintesi perfetta di questo percorso evolutivo, tra capi dalle lavorazioni iconiche e tocchi di colore che attingono ad una palette polverosa ed emozionale. Tra i materiali usati trionfano filati nobili come il cashmere, l’alpaca, i mix con la seta e il cotone: ogni maglia è un capolavoro di alto artigianato dove si mescolano con sapienza punti e lavorazioni che solo abili mani sanno fare. Un esempio emblematico di quel ricambio generazionale che sta avvenendo nelle imprese italiane e che tra gli stand di Pitti cattura il colpo d’occhio, dimostrando come siano proprio tutte queste piccole e grandi storie familiari la vera forza del nostro comparto manifatturiero.
Le tendenze – Veniamo quindi ora al dunque: come ci vestiremo il prossimo Autunno/Inverno? La parola chiave che ritorna è comodità, perché il vero lusso oggi è potersi concedere la libertà di essere pienamente sé stessi sempre. Così, ecco che anche il più formale dei completi maschili si ammorbidisce, la vestibilità viene ottimizzata in combinazione all’utilizzo di tessuti naturali che accarezzano la pelle senza costrizioni. O, all’opposto, iper tecnici che sfruttano le nuove fibre sintetiche per regalare la praticità di giacche e smoking che si ripiegano in modo compatto e non si sgualciscono neanche dopo ore dentro la valigia. E sono proprio i nuovi materiali a donare nuova vita al pezzo forte per eccellenza del guardaroba maschile, la camicia. Ecco quindi che questo capo si evolve a seconda del materiale che lo compone diventando anche giacca, t-shirt, pullover leggero e all’occorrenza blusa da ginnastica. C’è poi grande commistione con il mondo dello sport, che ha ormai contaminato il nostro modo di vestire: dai brand più settoriali e specifici – vedi Jaked – a quelli che si aprono ad un pubblico più giovane come Herno e il nuovo Richmond X. Il primo, storico marchio di capispalla, ha presentato qui a Pitti un nuovo logo decisamente pop abbinato ad una serie di pezzi che strizzano l’occhio a giovani e giovanissimi, sia nelle forme che nei colori vivaci. L’altro, Richmond X, è la nuova linea disegnata da John Richmond con un’attitudine più contemporanea. “Volevo qualcosa di più giovane, creare un marchio sportivo con una nuova veste grafica e un’immagine inedita”, ci ha spiegato lo stilista che ha scelto Firenze per il lancio della collezione. “Ho iniziato nel 1982 e sono ancora qui. Ho sempre guardato avanti e sono molto contento dell’evoluzione del mio marchio”. E poi ancora, largo spazio a piumini e imbottiti sempre più pratici e funzionali; all’outdoor, alla maglieria e soprattutto alle suggestioni folk declinate in un’idea di lifestyle. Come nel caso di Chateau Orlando, il brand ideato dal 33enne designer inglese Luc Edward Hall: i miti della tradizione britannica si incontrano con quell’allure da vecchia Hollywood in vacanza sulla riviera francese e il risultato simpatici gilet dalle fantasie fiorate o camicie con un dragone stilizzato.
Le novità: PittiPet, Histores e l’angolo del vintage – Gli animali domestici hanno un ruolo sempre più centrale nelle nostre vite e così ecco che nasce lo spazio dedicato a 15 marchi del settore. Si va da collari e guinzagli in pellami pregiati o materiali tecnici, fino ai cibi gourmet ma assolutamente bilanciati dal punto di vista nutrizionale fino alle cucce in cachemire. Ma a rubare gli occhi è l’adorabile cappotto per cani in casentino del brand toscano Lollipet: arancione e con tanto di martingala sulla schiena. Girando tra i vari stand ci si imbatte poi anche in Histores, altro importante debutto a Pitti: si tratta di un’associazione di negozianti, tutti titolari di boutique multibrand, che durante la pandemia hanno deciso di unire le forze per fare fronte comune contro i problemi e le sfide. “Tutto è partito da una chat nata per confrontarsi in quei giorni del 2020 di grande incertezza e paura”, ci spiega Marco Inzerillo, presidente e fondatore di Histores. “Dai messaggi siamo passati poi alle riunioni a distanza e così si è strutturata l’associazione. Oggi siamo 120 negozianti, insieme facciamo 350 anni di storia e abbiamo sfruttato la nostra esperienza nel campo delle vendite per ideare un nostro brand, Hindustrie”, racconta. Una novità accolta con grande entusiasmo da pubblico e addetti ai lavori, alla stregua del nuovo padiglione dedicato al vintage, capitanato dall’iconico A.N.G.E.L.O. Vintage Palace, storico negozio e archivio di moda vintage tra i più grandi d’Europa. “Cosa ci fanno abiti vecchi anche di cinquant’anni accanto ai campionari ancora non in vendita?”, ci dice il fondatore Angelo Caroli. “Ci insegnano una lezione importante: ci ricordano che ogni novità affonda le sue radici nel passato e che ciò che indossiamo oggi è il risultato di corsi e ricorsi storici e creativi insieme”.
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