Una nuova brutta notizia sullo stato del nostro clima ed in particolare delle nostre vette. Uno studio pubblicato su “Nature Climate Change”, a prima firma di Marco Carrer dell’università di Padova, ha analizzato dati secondo i quali la durata dell’attuale copertura del manto nevoso delle Alpi è di 36 giorni più breve della media a lungo termine, un calo senza precedenti negli ultimi sei secoli. Il manto nevoso domina i cicli idrologici e il clima di alta quota, che rappresentano l’interfaccia chiave tra l’atmosfera e suolo. Tra le altre cose, funge da essenziale serbatoio di acqua per le regioni a valle. Nello specifico le Alpi sono le principali fornitrici di acque di montagna d’Europa, servendo non solo la nostra Pianura padana ma anche le regioni del Danubio, del Reno, e del Rodano. Purtroppo questo sistema ha subito un progressivo e consistente sconvolgimento. “Sulle Alpi”, scrivono gli autori, “l’altezza media stagionale (novembre-maggio) della neve, registrata in diverse centinaia di osservazioni in situ, ha sperimentato un calo dell’8,4% per decennio tra il 1971 e il 2019, con una parallela riduzione del 5,6% per decennio della durata del manto nevoso”.
Per comprendere meglio l’evoluzione del manto il team di ricerca ha raccolto sezioni di alcuni arbusti (Juniperus communis L.) a elevata altitudine in Val Ventina, e ne ha analizzato la larghezza degli anelli. “A differenza degli alberi, che grazie alla loro tipica crescita eretta sono solitamente strettamente legati alle prevalenti condizioni atmosferiche libere, gli arbusti prostrati non riescono a raggiungere una posizione eretta. Questa abitudine, usuale nei ginepri che crescono ad elevata altitudine, impedisce la maggior parte delle attività fisiologiche finché l’arbusto è sotto il manto nevoso. Questa caratteristica, unita alla longevità di questi arbusti, fanno si che la larghezza degli anelli del ginepro comune rappresentino un metro di valutazione per la durata della copertura nevosa sulle Alpi”, scrivono gli scienziati. I risultati sono stati assai preoccupanti: l’analisi degli anelli ha rivelato che l’attuale copertura del manto nevoso è di 36 giorni più corta della media a lungo termine, segnando un declino che non trova metro di paragone in seicento anni.
“Le Alpi con il loro manto nevoso rappresentano le “torri d’acqua” per l’Europa e svolgono un ruolo chiave sia nei sistemi ambientali naturali che per i settori socio-economici che ruotano attorno alla disponibilità di neve invernale”, sottolineano gli autori. Avvertendo che “una persistente riduzione della quantità di neve e della durata del manto nevoso probabilmente produrrà profondi effetti su questi sistemi con gravi ripercussioni a cascata sul benessere umano. Nel 2022 le Alpi meridionali hanno vissuto un eccezionale inverno senza neve, seguito da una estrema siccità estiva europea insieme all’improvviso crollo di luglio del ghiacciaio della Marmolada sulle Dolomiti, con il suo tragico conto di vittime. Rendersi conto che stiamo vivendo una riduzione senza precedenti della durata del manto nevoso negli ultimi sei secoli, dovrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgente necessità di sviluppare strategie di adattamento e di iniziare a pensare ad una riforma di alcuni dei settori socio-economici più sensibili”.
di Gianmarco Pondrano Altavilla