Prima mezza marcia indietro del governo sulle accise, appena 48 ore dopo il decreto trasparenza sui carburanti. Dopo le polemiche per lo stop agli sconti e di fronte ai rincari sul prezzo del carburante, l’esecutivo riunito in Consiglio dei ministri ha modificato il testo e stabilito che un taglio delle accise ci sarà, se dovesse aumentare il prezzo del greggio con conseguenti maggiori entrate Iva.
Giovedì sera la premier Giorgia Meloni si è già spesa sui social in un video di 15 minuti. E in serata è andata in tv a reti unificate, su Rai e Mediaset, a difendere le scelte del governo sulla benzina. Nella maggioranza, garantisce lei in tv, c’è “grande coesione”. Ma la linea sposata anche dal ministro Giancarlo Giorgetti non convince tutti. Il partito della premier è l’unico che si schiera compatto a rivendicare l’operazione “trasparenza”, anti-speculazione. La Lega non parla: sta a guardare la prima vera difficoltà della premier, secondo i più maligni. Mentre Forza Italia insiste sul fatto che serva fare di più (finora si sono fatte solo misure “populiste” va giù duro l’azzurro Luca Squeri, responsabile energia del partito).
Per ora però la linea è netta: nessun intervento sulle accise. O meglio, nessun intervento a meno che non ci siano quelle “maggiori entrate” che indicava Fdi anche nel suo programma elettorale. Il governo, per correre ai ripari e non dare l’impressione di immobilismo di fronte a un tema sentito da tutti come quello del caro-carburanti, riesuma e riscrive la norma della legge finanziaria 2007 (governo Prodi) sull’accisa mobile, che consentirà di usare eventuali maggiori entrate Iva legate ad aumenti del greggio per abbassare il prezzo dei carburanti alla pompa. E approva in Cdm una modifica al decreto varato appena due giorni fa e che ancora non è arrivato al Quirinale. Il testo, di fatto, nemmeno i ministri lo hanno ancora visto. Ci sono problemi anche sul tetto ai prezzi in autostrada, che dovrebbe comunque applicarsi solo alle nuove concessioni anche per evitare problemi di costituzionalità.
Si tratta comunque di un primo step, che consentirà, spiegano ai piani alti del governo, di fermare la speculazioni e tenere sotto controllo il mercato nei prossimi mesi. Per capire se e come intervenire in primavera, sull’intero pacchetto energia. Da un lato si prosegue con la diversificazione delle fonti (e Meloni sarà in missione ad Algeri prima della fine di gennaio). Dall’altro si dovrà valutare come proseguire con le mosse anti-inflazione. E si riproporrà il problema delle risorse, ferma restando l’intenzione di non ricorrere allo scostamento. Qualcuno sta iniziando a suggerire di cercare pescando dall’extragettito delle banche che finora “non sono state toccate”. Certo, il prezzo del gas è in netto calo e la speranza, se il contesto si mantenesse stabile, è di dover impiegare molto meno degli attuali 20 miliardi serviti fin qui ogni trimestre per calmierare le bollette