La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, fa mea culpa dopo lo scandalo delle presunte mazzette di Marocco e Qatar a Bruxelles. Pochi giorni dopo la notizia della proposta in 14 punti dell’Eurocamera per aumentare la trasparenza in Ue e contrastare in maniera più decisa l’ingerenza di Paesi terzi e gruppi di potere, in un’intervista a Repubblica la politica maltese ammette che “sulle interferenze straniere avremmo dovuto vigilare di più” e che adesso è necessaria una risposta in tempi brevi.

Risposta che, sostiene, deve andare a colpire direttamente gli eurodeputati coinvolti nello scandalo, tanto che è allo studio la sospensione della pensione per chi riceve una condanna a oltre due anni di reclusione. Soldi che il Parlamento Ue risparmierà ma che dovrà reinvestire, in caso di approvazione definitiva delle proposte avanzate dal Parlamento, per finanziare il contributo da pagare a tutti gli eurodeputati che per 24 mesi dalla fine del mandato non potranno ricoprire incarichi in aziende private che siano in qualche modo collegate con i loro lavori a Bruxelles. Metsola ha poi aggiunto che il Parlamento ridurrà i tempi anche per la revoca dell’immunità dei due eurodeputati Andrea Cozzolino (Pd) e del belga Marc Tarabella, ma che serviranno almeno “due mesi”.

Il Parlamento Ue, come annunciato già pochi giorni dopo lo scandalo che ha travolto le istituzioni nella capitale belga, vuole innanzitutto dare risposte rapide. E per farlo ha proposto un piano in 14 punti per aumentare il livello di impermeabilità alle interferenze esterne. “Alcune regole ci sono già – ha detto Metsola -, dichiarazioni sugli incontri, conflitto di interessi, chi ti paga, cosa dichiarare. Possiamo rinforzarle subito e renderle operative. E da subito fermiamo gli accrediti permanenti per gli ex europarlamentari. Su questo ho ricevuto il sostegno unanime dei capigruppo. Ho il permesso di approfondire subito tutti i temi immediatamente. E domani ci sarà già riunione tecnica su questi punti. Poi ci sono altre questioni che riguardano il comitato etico o la commissione d’inchiesta e che richiedono tempo. Sono procedure sui cui dobbiamo stare attenti. Toccano le istituzioni. Per me è importate introdurre un sistema per cui non si può cominciare subito a fare lobbying. Dovremo negoziare, a partire dalla tempistica, su quanto deve durare il divieto”. Su quest’ultimo punto, spiega Metsola, “ci sono opinioni molto differenti. Ad esempio: la tempistica può essere applicabile ma non obbligatoria perché non siamo come la Commissione Ue che paga per due anni dopo il mandato per non lavorare sulla stessa materia. Non voglio dire che questo Parlamento sia stato vittima della corruzione ma ci siamo aperti per essere trasparenti. Certo la cosa più semplice sarebbe non incontrare nessuno e legiferare senza parlare con gli stakeholders. Ma una volta che le regole non sono state rispettate qualcosa andava fatto”.

Quanto alla revoca dell’immunità per Cozzolino e Tarabella, lunedì la presidente dichiarerà l’apertura della procedura. Poi dovrà essere analizzata dalla commissione Affari Giuridici. Normalmente il deputato ha un mese per rispondere e solo dopo la questione approda in plenaria. Di solito questo iter dura 90 giorni, ma il Parlamento punta a chiuderlo in 60. “Spero si possa essere più rapidi. Però devo anche proteggere le procedure legali perché la revoca dell’immunità è diversa in ogni Paese. Abbiamo subito rimosso la vicepresidente del Parlamento. Scelta senza precedenti. Ma ci sono anche livelli di protezione: la presunzione di innocenza. Non si può permettere che la procedura giuridica venga cancellata. Il Parlamento non è un tribunale“.

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