Le risposte alle 22 domande della "Bussola" distribuita via mail durante il congresso sono state anticipate da Repubblica. Per i militanti tra i problemi principali anche le divisioni interne e l'allontanamento dai ceti popolari
“Manca una linea politica chiara“, “divisioni interne“, “allontanamento dai ceti popolari“. I militanti del Partito democratico hanno pochi dubbi sui motivi della crisi della propria formazione politica. Rispondendo alle 22 domande della Bussola distribuita via mail durante il congresso, i simpatizzanti del partito hanno espresso tutte le loro preoccupazioni sulla situazione interna. E, come anticipato da Repubblica, hanno messo in testa (40% delle risposte) la confusione sulla linea politica.
In particolare, il 28% di chi fa l’operaio denuncia “timidezza nel difendere le conquiste sociali e i diritti dei lavoratori“. Mentre il 28% dei militanti appartenenti alla generazione Z denuncia “posizioni troppo liberiste e poco di sinistra”. Per il 26% dei lavoratori autonomi il problema principale è “la scarsa dinamicità della classe dirigente”. Alla domanda “qual è il fattore determinante per il successo del Pd” solo il 9 per cento ha risposto la leadership. Per il 70% è determinante “la capacità del leader di esprimere una posizione univoca”. Per il 32% sono determinanti “valori e ideali”, mentre per il 35 per cento “le proposte concrete”.
La Bussola prosegue poi identificando quella che si auspicano sia la missione del Pd. Per il 50% degli intervistati prioritaria dovrebbe essere la “lotta alle disuguaglianze”. Mentre per l’altro 50%, sarebbe meglio concentrarsi sul “promuovere una transizione ecologica socialmente giusta”. In generale, per quanto riguarda i temi, i militanti hanno poi citato: sanità universale, lotta al cambiamento climatico, lotta all’evasione fiscale, riduzione delle diseguaglianze, rafforzamento dell’istruzione pubblica. Infine, alla domanda su governo o opposizione, gli intervistati scelgono in maggioranza la seconda: “identità anche se significa avere meno opportunità di governare” (50%) contro il 46% che ha scelto “la responsabilità e il governo anche se questo vuol dire rinunciare all’identità” (46%).