Nella Regione montana negli ultimi 10 anni si sono succedute 7 maggioranze diverse in 10 anni. Eppure le forze politiche respingono la richiesta dei cittadini per modificare il sistema di voto proporzionale. Tra loro Forza Italia e la lista Evolvendo che avevano partecipato alla raccolta firme. "Ce ne occuperemo noi consiglieri" promettono
Il consiglio regionale della Valle d’Aosta ha bocciato il referendum consultivo per modificare il sistema elettorale da proporzionale a maggioritario. Il risultato arriva anche grazie a un voltafaccia di alcune forze politiche che inizialmente avevano sostenuto il comitato promotore. La bocciatura della consultazione è arrivata con 26 no (Lega, Union Valdôtaine, Alliance Valdôtaine-Vda Unie, Pour l’Autonomie, Stella Alpina ed Evolvendo), 7 astensioni (Partito Democratico e Forza Italia) e soltanto due voti favorevoli (Progetto Civico Progressista). “Un atteggiamento arrogante e antidemocratico” commenta Elio Riccarand, ex consigliere regionale ed esponente del CreVda, il comitato che ha raccolto le 3363 firme e promosso l’iniziativa. “Siamo di fronte ad una pagina nera della storia dell’autonomia valdostana, perché ad una legittima richiesta di consultazione popolare, 33 consiglieri su 35 si sono comportati come una casta a cui non interessa nulla del volere del popolo” conclude.
Nel maggio dell’anno scorso, il comitato – di cui fanno parte anche Fratelli d’Italia, Azione, Italia al Centro, Rinascimento, Movimento 5 Stelle, Rete Civica, Area Democratica, Forza Italia e l’associazione Evolvendo – aveva raccolto 3363 sottoscrizioni (ne bastavano 2000) per avviare l’iter del referendum consultivo. Le firme erano state depositate agli uffici della Regione e i tecnici non avevano riscontrato nessuna irregolarità. Ma i consiglieri regionali avevano l’ultima parola (ed è stata negativa).
A differenza di tutte le altre Regioni in cui si vota con il Tatarellum (l’unica eccezione è il Trentino Alto-Adige), in Valle d’Aosta esiste ancora un sistema elettorale proporzionale come quello nazionale della Prima Repubblica (o del cosiddetto Porcellum), dove si votano prima i partiti e i candidati e solo dopo si creano le maggioranze per la giunta in consiglio. Se fosse passata la proposta del comitato CreVda, le liste per presentarsi alle elezioni sarebbero state obbligate ad indicare il presidente della Regione. Nella regione alpina da 10 anni è presente una situazione di grande instabilità politica, che ha portato ad un susseguirsi di continui cambi di governo durante le varie legislature: ben 7 maggioranze diverse e 7 diversi presidenti. Per questo il comitato aveva elaborato una legge elettorale per dare più stabilità.
Curioso il voto contrario del consigliere regionale Claudio Restano di Evolvendo, che da principale promotore dell’iniziativa ha poi cambiato idea. “La richiesta di fare il referendum è diventata una strumentalizzazione da parte di pochi per raggranellare consenso” si è giustificato Claudio Restano. “Noi siamo favorevoli ai referendum, alla partecipazione popolare e all’elezione diretta del presidente, ma ora ci auspichiamo che la riforma si faccia all’interno del consiglio regionale”. Salto della quaglia anche per Forza Italia, che dall’aver sottoscritto il referendum si è poi astenuta durante la votazione. “Noi abbiamo sempre detto di essere solo favorevoli all’elezione diretta del presidente della Regione e non agli altri punti” ha ritrattato Emily Rini, coordinatrice regionale di Forza Italia, che ringrazia il comitato “per l’azione di sensibilizzazione e di propulsione prodotta in questi mesi in merito alla riforma dell’attuale sistema elettorale valdostano” ma afferma che “ormai la questione si sia trasferita interamente all’interno del Consiglio Valle”. Il consiglio regionale ha istituito una sottocommissione che impegna i consiglieri a elaborare entro la pausa estiva una proposta di legge elettorale per riformare l’attuale sistema, che dovrà essere approvata entro e non oltre la fine del 2023. Chissà se questa volta agli impegni a parole seguiranno anche i fatti.