“Sarò super partes, ma continuerò a fare politica”. Lo aveva detto Ignazio La Russa quando a ottobre scorso era stato eletto ventunesimo Presidente del Senato della Repubblica. E infatti entra ed esce dalla sede di Fratelli d’Italia a Roma dove mantiene il suo ufficio e riceve come un qualunque dirigente, esterna sull’attività dell’esecutivo e non fa una piega se la stampa annuncia la sua presenza nei vertici di governo. Di più: partecipa a eventi di campagna elettorale, come quello organizzato dal suo partito a Milano per lanciare i candidati di FdI e stringere le fila della maggioranza per la corsa alle regionali lombarde. Ma in quale veste si presenta all’appuntamento? In quella del dirigente di partito o della seconda carica dello Stato? Dopo aver detto la sua sulle sorti dello stadio di San Siro, a domanda risponde: “Parlo da Ignazio La Russa, milanese“. Chiediamo ai familiari. Il figlio Geronimo dice di non sapere. Il fratello Romano, assessore lombardo alla Sicurezza, è più loquace: “E’ qui da persona che da sessant’anni fa politica”. Il mistero s’infittisce, alla faccia della terzietà dell’incarico. Ma c’è anche un problema tecnico: trattandosi di un evento elettorale, cosa scrivere nel sottopancia al momento di montare il servizio? Tocca tornare dal diretto interessato. “Metti quel che cazzo vuoi“, risponde La Russa. Il tono escluderebbe la seconda carica dello Stato, e invece no: “Qui sono come presidente del Senato”, precisa. Il tempo di rilanciare sull’opportunità della presenza a un evento elettorale della seconda carica dello Stato e si altera. Dà una manata per afferrare il microfono che cade a terra. Subito si scusa e nega di aver perso le staffe. “Non mi sono arrabbiato, ma devi dirmi se è un’intervista o se stiamo chiacchierando… e allora spegni subito”.
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