Le autorità sanitarie cinesi hanno riferito che, dall’8 dicembre al 12 gennaio, sono stati registrati quasi 60mila decessi a causa del Covid-19. Una nuova ondata sta flagellando il Paese dallo scorso mese: è la più grave dalla crisi di Wuhan di gennaio 2020. Adesso la Cina rende pubblici i dati ed è la prima volta da quando ha abbandonato la politica Zero Covid.

Nel dettaglio, i morti sono 59.938, di cui 5.503 decessi sono dovuti a insufficienza respiratoria innescata dall’infezione, mentre altri 54.435 sono i casi di decessi legati al coronavirus, ma su persone con patologie croniche come cancro o malattie cardiovascolari. A riportare i dati è il South China Morning Post, che menziona come fonte il direttore del dipartimento affari medici della Commissione nazionale di Santità Jiao Yahui. L’età media delle persone decedute era di 80,3 anni. E il 90% dei morti aveva un’età pari o superiore a 65 anni.

Da settimane Pechino è finita nel mirino della comunità internazionale a causa della mancata diffusione dei dati sul Covid. Ma il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, rispondendo a una domanda in merito ha replicato: “Dall’inizio del Covid, la Cina ha condiviso informazioni e dati con la comunità internazionale in modo tempestivo, aperto e trasparente, in conformità con la legge”. Inoltre, il ministero degli Esteri ha chiamato in causa gli Stati Uniti. Secondo la Repubblica Popolare, gli Usa dovrebbero subire pressioni affinché condividano in modo tempestivo i propri dati sulla diffusione della sottovariante Omicron XBB.1.5, ritenuta particolarmente contagiosa.

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