La repressione iraniana non perdona anche uomini che sono stati ai vertici delle istituzioni del Paese. È stata infatti eseguita la condanna a morte per impiccagione dell’ex viceministro della Difesa, Alireza Akbari, considerato dal regime degli ayatollah una spia del Regno Unito e accusato di “corruzione sulla terra e per aver danneggiato la sicurezza interna ed esterna del Paese attraverso la trasmissione di informazioni“. Un “atto barbaro” che “non rimarrà senza risposta”, commentano da Londra.
Akbari era stato vice dell’ex ministro Ali Shamkhani e anche suo consigliere durante il suo servizio come comandante della Marina. Shamkhani è attualmente il segretario generale del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale (Snsc), dove Akbari aveva un posto nella sua segreteria. Secondo una recente dichiarazione del ministero dell’Intelligence iraniano, il 61enne era stato arrestato nel marzo 2019 con l’accusa di “corruzione sulla terra e di aver agito per minare la sicurezza dell’Iran all’interno e all’esterno del Paese attraverso il trasferimento di informazioni al servizio di intelligence britannico, SIS (MI6), grazie al suo accesso a istituti sensibili”. In particolare è stato accusato di aver passato informazioni sullo scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh che avrebbero portato al suo assassinio, nel novembre 2020. Un’operazione che, secondo Teheran, era stata ordinata da Israele.
“Questo atto barbaro merita la nostra più ferma condanna e non resterà senza risposta“, ha affermato il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly. Londra “convocherà l’incaricato d’affari iraniano per comunicargli il nostro disappunto”. Il primo ministro Rishi Sunak si è detto “sconvolto per l’impiccagione del cittadino anglo-iraniano Alireza Akbari”, definendola “un atto codardo compiuto da un regime barbaro senza alcun rispetto per i diritti umani del proprio popolo”.