di Carmelo Sant’Angelo

Si è spenta la voce di chi non ha voce. Si è spenta la luce che sottraeva dal cono d’ombra gli ultimi, gli emarginati, i senza fissa dimora, gli sbandati, i clandestini, i portatori di disagio mentale, i reietti… gli invisibili. “Sorella morte corporale” ha chiamato a sé fratel Biagio Conte.

“Ogni uomo e donna è da rispettare, ha diritto di mangiare, a una casa, a un lavoro, e questo vale per ogni emarginato, emigrante, immigrato, profugo. Se non doniamo dignità e speranza non potrà mai esserci una giusta e corretta società. Abbiamo tutti il dovere di non alzare barriere, né muri”. Queste semplici parole sarebbero già un manifesto politico, ma fratel Biagio non sarà ricordato né come un capo partito né come un filosofo, ma solo come un uomo concreto e misericordioso.

“Sento nel cuore, grazie al buon Dio, di incoraggiare questa sofferente società e ogni essere vivente, ogni uomo ed ogni donna di questa terra, aiutiamoci gli uni con gli altri per ricostruire insieme la pace e la vera speranza”. Questa la sua unica missione.

Dimostrerei di non aver capito il suo messaggio se oggi tessessi le sue lodi. Non cerca piedistalli chi è stato “l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Vorrei tenere, invece, i riflettori accesi su quei volti anonimi che si celano dietro le fredde statistiche del Rapporto Caritas 2021. Le famiglie in povertà assoluta in Italia sono 1.960.000, pari a 5.571.000 persone: il 9,4% della popolazione residente, con punte più alte nel Mezzogiorno. Si è indotti a ritenere che si tratti perlopiù di stranieri. Tra le persone raggiunte nel Sud e nelle Isole dagli aiuti della Caritas, invece, gli stranieri sono pari “solo” al 31,7% e al 25,8% del totale; tutti gli altri sono cittadini italiani. Tra coloro che si rivolgono agli sportelli per ottenere un sostentamento, il 22,3% del totale percepisce il reddito di cittadinanza. Guardando alla distribuzione per area geografica, la Caritas riporta che il Reddito di Cittadinanza è percepito dal 44,9% degli assistiti nel Sud e dal 50,3% di chi vive nelle Isole; la percentuale scende al 23,4% nelle regioni del Nord e addirittura all’8,5% in quelle del Centro. Dati alla mano, il Reddito di Cittadinanza raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%).

Sarebbero dati su cui un Paese civile rifletterebbe seriamente e responsabilmente. Sarà ancora più difficile farlo adesso che alle nostre coscienze non busserà più il bastone di fratel Biagio. La politica continuerà a trattare la povertà e l’immigrazione come se fosse un problema di ordine pubblico; additando come approfittatrice, squallida ed opportunista l’unica forza politica che dimostra di volersene fare carico. L’informazione continuerà ad ignorare l’indigenza e a dipingere i percettori del “reddito” come dei furbi parassiti della società. I sindacati saranno troppo occupati nelle loro pratiche consociative o impegnati a formattare ogni supporto audio che contenga qualche storico canto socialista. Le gerarchie ecclesiastiche si approprieranno dell’operato di un laico, che viveva come un francescano. Le periferie palermitane che, all’inizio, avevano subito Biagio come un invasore pronto a far posto a chi nessuno vuole come vicino di casa (Ma cu è chistu, ca manco è parrino?. Chi è costui, che non è nemmeno prete?) siederanno negli ultimi banchi della Cattedrale di Palermo o rimarranno all’esterno, per lasciar posto a tutti i costruttori di diseguaglianze sociali in cerca di visibilità.

I ricchi saranno sempre più ricchi e continuerà ad allargarsi la forbice dell’ingiustizia sociale. Io, ipocritamente, accorderò la “corda civile e la corda seria”: sacrosanto aiutare gli ultimi, purché non mi arrechino fastidio. Anche se Biagio ha portato con sé la corda “pazza”, confido che la speranza degli infelici possa rinascere ancora.

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