“Giustizia è fatta”. A urlare di gioia per la sentenza del giudice del lavoro, Paola Giovene Di Girasole, del tribunale di Roma, è Giovanna Cristina Vivinetto, 25 anni, licenziata il 14 ottobre del 2019 dal liceo scientifico paritario “Kennedy” della capitale perché transessuale. Ora, dopo quasi quattro anni di sofferenza e di tribolazione, una sentenza dello Stato dice che quel licenziamento era legato a motivi di discriminazione sessuale, annulla il recesso e condanna la scuola a rimborsare la professoressa per i mesi in cui non ha potuto svolgere il servizio. Stiamo parlando di circa 10mila euro. Un provvedimento che l’avvocato Silvia Claroni a ilfattoquotidiano.it definisce “storica”. E spiega: “Dal 2016 mi occupo di problemi legali al Gay Center ma dal punto di vista civilistico non era per nulla facile ottenere questo risultato”.

La legale della giovane professoressa, che nel frattempo insegna in un’altra scuola, ora sta valutando con la cliente se presentare anche un ricorso per il danno morale, dell’onore e del decoro oltre che dell’immagine subito dalla docente. Un caso che nel 2019 fece molto discutere. Vivinetto, laureata in filologia all’Università “La Sapienza”, scrittrice, poetessa, vincitrice del premioViareggio”, non negò alla classe la sua identità: “Il primo giorno ho parlato di me, – raccontò al nostro giornale – la mia storia e l’hanno presa molto bene. Hanno apprezzato la mia sincerità e dedicato belle parole dicendomi che ho avuto una grande forza a fare questo passo. Non mi sono resa conto di alcun risolino da parte loro”.

Durante alcuni giorni di malattia la preside riferì alla professoressa di diverse lamentele delle famiglie. Da qui il licenziamento dopo tre settimane di lavoro. Ma Vivinetto non si è arresa e si è rivolta alla giustizia che con i suoi tempi è arrivata a una sentenza: ha riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso dal rapporto lavorativo stipulato. “Non è stato un processo facile. La scuola si è difesa portando la testimonianza di un’alunna che non apparteneva alla classe della Vivinetto, ma ove quest’ultima aveva svolto un’ora di supplenza. Inoltre la dirigenza ha sostenuto la tesi dell’impreparazione della professoressa, pur non avendo essa stessa adempiuto alla predisposizione dei piani personalizzati”.

Di là della soddisfazione dell’avvocato, c’è quella della professoressa: “Il tribunale di Roma ha emesso una sentenza storica, con la quale ha condannato un istituto scolastico, che mi aveva assunta e licenziata dopo tre settimane lo scorso 2019, dicendo che ‘può ritenersi adeguatamente provato che le ragioni che hanno indotto la società resistente a risolvere il rapporto di lavoro con la Vivinetto siano ascrivibili proprio alla sua condizione di transessuale‘. Mi tremano le mani mentre condivido con voi questa notizia che ha dell’eccezionale solo per il fatto che per la prima volta in sede di tribunale è stato riconosciuto il peso specifico della discriminazione di genere all’interno di un rapporto di lavoro, che purtroppo nel nostro Paese è ancora diffusissima e non adeguatamente tutelata”.

Ora la docente transessuale ha ricominciato una nuova vita ma resta per lei indimenticabile la sofferenza: “In tutti i modi hanno provato a screditare la persona e la mia professionalità. La loro difesa sosteneva non fossi una buona insegnante, nonché persona estremamente volgare e sessualmente esplicita. Ci hanno provato ma non ci sono riusciti. Le loro testimonianze non sono state in grado di dimostrare il contrario, anzi si sono rivelate utili per rafforzare il concetto che non fosse la mia mancata professionalità il motivo del licenziamento. Ho vinto. Abbiamo vinto. Un varco è stato aperto ed è da qui che possiamo fare entrare la luce. Sono una docente degna di rispetto, com’è giusto che sia. Sono una donna transessuale degna di rispetto, come dovrebbe essere in ogni caso. Sta a noi decidere in quale direzione cambiare la nostra società. E io starò sempre dalla parte di chi lotta per i propri diritti, senza fare un passo indietro. Questo è un piccolo enorme passo verso la civiltà”, conclude Vivinetto.

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