Cinque coppie in abito da sera, che si incontrano e si salutano dietro le quinte di marmo di carrara e poi si avviano lungo la passerella, sottobraccio, con quell’incedere leggiadro e sensuale tipico di chi sta andando incontro alla felicità. Sguardi complici, sorrisi d’intesa, mani che si cercano e si trovano. Il fruscio dei vestiti che si sfiorano al ritmo delle note potenti di un pianoforte che intona una delle melodie più iconiche del maestro Ludovico Einaudi. Una scena che ci porta direttamente negli anni ’30, in una di quelle feste da sogno che animavano le notti del Grande Gatsby. Invece siamo a Milano, nel teatrino di via Borgonuovo, e questo “ballo” è l’immagine finale con cui Giorgio Armani ha voluto suggellare la sua sfilata Uomo Autunno/Inverno 2023-2024. Un’immagine di una bellezza struggente, una rappresentazione contemporanea di quell'”amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende” cantato dai poeti cortesi e divenuto oggi sempre più raro. “Si parla di un uomo e una donna che si amano e si vogliono bene. Poi ci sono certo le trasgressioni e le varianti moderne dell’amore, che vanno bene naturalmente, ma ho voluto tenerle da parte per regalare l’immagine di una coppia carina e gentile”, spiega lo stilista al termine della sfilata. C’è quest’atmosfera retrò da primi del Novecento che avvolge e permea di suggestioni le sue creazioni per il prossimo inverno, facendo da fil rouge tra la collezione Uomo Emporio Armani e quella GA. Sullo sfondo, una Milano romantica e nostalgica.
“Re Giorgio” ha attinto ai suoi ricordi di giovane arrivato in città dalla provincia per ricrearne il fascino: “Mi sono ispirato agli atri degli antichi palazzi nobili del centro, che dietro le loro imponenti facciate nascondono giardini e bellezze segrete. Ho immaginato una donna che si faceva elegante per uscire con il suo uomo, anch’egli curato, perché pure nel tempo libero ci vuole dignità d’abito. Ed essere raffinati non significa necessariamente indossare uno smoking nero“, racconta Armani. E così, ecco che il grigio delle austere facciate milanesi si fa il colore portante di una collezione che ha la stessa proprietà materica di un’architettura. Le trame dei completi in lana bouclé o in pied-de-puole rievocano la geometria discreta di marmi pregiati e policromi di certi atri monumentali. La preziosità di certi tessuti usati, come il cashmere, l’alpaca, i velluti e drapperia di nuova concezione è il richiamo a un’epoca neanche troppo lontana fatta di eleganza, che pur essendo in parte dimenticata, rimane impressa nello spirito raffinato di questa città altera. “Una volta fuori da questi palazzi del centro c’erano le carrozze e i cavalli, oggi non ci sono più ma resta quel senso di classicità”, sottolinea ancora Giorgio Armani, respingendo prontamente ogni epiteto di “conservatore”. “Non si è conservatori se ci si veste bene: se ti siedi a un tavolo importante devi essere vestito bene. Per essere conservatori occorre molto di più: ma quel sentimento non mi appartiene”, dice. “Piuttosto, ho voluto evocare una Milano più lenta rispetto a quella in cui viviamo, invito a rallentare, ad andare con più dolcezza”, così come hanno fatto i suoi modelli, “uomini di una bellezza imbarazzante” che hanno calcato la passerella con un passo calmo e rilassato. Una morbidezza enfatizzata dai tessuti soffici già a prima vista ma soprattutto dalle silhouettes distese, dai pantaloni che sbuffano fuori dagli stivali da aviatore e dalla maglieria che è protagonista di tanti look. Senza tralasciare mai la praticità: ecco allora le giacche doppio petto con il cappuccio in nylon attaccato sul bavero come se fosse una felpa. Unico vezzo: le pellicce (rigorosamente finte, ovviamente). Lunghe fin quasi ai piedi, importanti e “divertenti” come le definisce lo stilista, “soprattutto quella leopardata”: “Ho voluto divertirmi un po’ – chiosa lo stilista – fare qualcosa di un po’ diverso dal solito classico. Anche noi uomini abbiamo voglia di concederci qualcosa di diverso”.
E quale metafora migliore del volo per sintetizzare questo desiderio profondo di cambiamento, di altrove? Ecco allora che Giorgio Armani ha liberato la sua fantasia nella sua linea più giovane, Emporio Armani, dove per l’Autunno/Inverno 2023-2024 ha preso a modello l’eleganza perfetta degli aviatori degli anni Trenta del secolo scorso. Fin dalla prima uscita (sabato 14 gennaio, nel suo Teatro di via Borgognone completamente rinnovato per l’occasione) ci ha subito richiamato alla mente Antoine de Saint-Exupéry e il suo Piccolo Principe: c’è il cappello divenuto iconico proprio grazie alle illustrazioni del romanzo, oltre che alle vignette di Snoopy; i cappotti bon ton, i guanti in pelle e perfino gli ampi calzoni con le pinces portati dentro agli stivali. Il tutto con le fantasie più rappresentative del guardaroba maschile (Principe di Galles, quadretti, pied-de-poule, jaquard) declinate nei colori del cielo meneghino con tocchi di viola nel tono burgundy, colore must della prossima stagione. “Colori che richiamano un passato, un mondo un po’ sparito, perché il colore – spiega ancora Armani – è bello quando è super sofisticato, sennò non ne parliamo neanche”. Il tutto all’insegna di quell’inconfondibile senso della misura e della bellezza suprema che ha coltivato con cura per tutta la vita, proprio come il Piccolo Principe di Saint-Exupéry con la sua iconica rosa. Come l’aviatore francese, anche lo stilista ha voluto planare in un volo immaginario su Milano per osservare dall’alto la vita quotidiana che anima la città e tradurla in una storia con il linguaggio della sua moda. Ecco così il nuovo completo a tre pezzi, dove la camicia è sostituita dalla T-shirt, realizzata nello stesso tessuto tipicamente maschile della giacca e del pantalone, le giacche, con le allacciature di sbieco o una cinta che le stringe in vita, e i nuovi twin set, con il cardigan e il gilet di maglia, da alternare ai lunghi cappotti tricot o ai bomber dal sapore vintage. E la sera, l’aviatore di Emporio Armani traduce gli scintillii metallici degli aerei in bagliori di cristalli, ma osa anche bluse di seta con lunghi colli a sciarpa e pantaloni di paillettes con giacche di velluto. Le stesse che, ne siamo certi, avrebbe potuto indossare senz’altro anche Jay Gatsby in una di quelle sue folli notti di festa nella villa di Long Island.