Per la Procura di Roma Costantino Bonaiuti ha organizzato e premeditato l’omicidio di Martina Scialdone, l’avvocata 34enne uccisa venerdì sera in viale Amelia, poco distante dal ristorante Brado dove il 61enne ingegnere e sindacalista dell’Enav e la vittima avevano cenato poco prima. Gli inquirenti partono da un presupposto: Bonaiuti si è presentato al locale già con la pistola in tasca. È la calibro 45 con la quale poco dopo ha ucciso Martina Scialdone sparandole “da distanza ravvicinata, dopo aver mirato al torace“. Insomma, un colpo a bruciapelo in pieno petto che testimonia la volontà di uccidere. Così scrive la Procura capitolina, riporta Repubblica, nella richiesta di convalida dell’arresto: oggi, lunedì 16 gennaio, è prevista l’udienza davanti al gip.
A Bonaiuti vieni quindi contestato anche il reato di premeditazione: grazie alla sua licenza sul porto d’armi per uso sportivo, è entrato nel locale già con la pistola in tasca. Un punto, quello del possesso delle armi, sul quale in molti chiedono di riflettere, a partire dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Tra le accuse mosse dai pm di piazzale Clodio, oltre all’omicidio volontario aggravato, ci sono anche i motivi abietti e futili e di avere agito contro una persona a cui l’uomo era legato sentimentalmente.
La Procura ricorda che la cena di venerdì sera era stata programmata dal 61enne, che non accettava la fine della relazione con Martina Scialdone. C’è stato il litigio tra i tavoli, poi la fuga dell’avvocata in bagno e Bonaiuti che, secondo le ricostruzioni, si è allontanato dal ristorante. Poi però il nuovo incontro fuori dal locale, in strada: intorno alle undici e mezza la donna si è accasciata sul marciapiede antistante il dehors dove aveva appena bevuto un drink, per poi morire poco dopo tra le braccia del fratello Lorenzo. A chiarire diversi dubbi, anche sull’atteggiamento di clienti, titolari e dipendenti del ristorante, sarà l’esame delle immagini delle telecamere interne ed esterne al locale, che gli investigatori stanno vagliando per chiarire il quadro della vicenda, conclusa con l’arresto di Bonaiuti: dopo aver ucciso Martina Scialdone, il 61enne è scappato in macchina ed è stato bloccato a casa sua, nel quartiere di Fidene.