Nato a Trieste ma campano d'adozione, il magistrato 61enne ha una lunga esperienza di indagini di mafia: a lungo pm a Palermo, poi in direzione nazionale antimafia e infine capo della Procura di Messina. Solo tre mesi fa la cerimonia di insediamento come procuratore del capoluogo siciliano
Sono passati appena tre mesi da quando si è insediato come nuovo provocatore di Palermo. Il 15 ottobre, nell’aula magna della Corte d’appello del capoluogo siciliano, Maurizio De Lucia non sapeva che di lì a novanta giorni avrebbe presenziato alla conferenza stampa che annuncia a tutto il mondo l’arresto di Matteo Messina Denaro, prelevato in una clinica di Palermo dopo trent’anni di latitanza. Nato a Trieste ma campano d’adozione, il magistrato 61enne ha una lunga esperienza di indagini di mafia. Laureato all’università Federico II di Napoli, ha iniziato a lavorare alla Procura palermitana nemmeno trentenne, nel 1991. Un anno dopo assisteva alla morte di Giovanni Falcone, nella strage di Capaci, e a quella di Paolo Borsellino, in via D’Amelio.
Dopo essersi occupato per anni di reati economici e indagini sulla pubblica amministrazione, nel ’98 entra a far parte della Direzione distrettuale antimafia, dove matura una profonda comprensione del fenomeno mafioso. I risultati ottenuti gli fruttano il trasferimento a Roma, come sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Qui coordina, fino al 2017, le indagini sulle stragi del ’92. Poi il ritorno in Sicilia, questa volta a Messina, come procuratore capo. Un incarico che dura poco più di cinque anni: nell’estate del 2022 il Csm dà il via libera per il suo ritorno a Palermo, dove prende il posto di Francesco Lo Voi.
“Cosa nostra non è più quella delle stragi ma è presente e continua a condizionare l’economia della città”, aveva detto il 15 ottobre, nel giorno del suo insediamento, sottolineando come la lotta al fenomeno mafioso fosse in cima alle sue priorità. Palermo, a partire dal 1992, “ha dato all’Italia una lezione di resistenza civile alla mafia“, aveva dichiarato. L’augurio – che oggi sembra più vicino a realizzarsi – era che sotto la sua gestione il capoluogo siciliano potesse continuare a porsi come simbolo di questa lotta. Gli applausi dei cittadini di Palermo alla notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro sembrano dargli ragione.