“Le indagini devono proseguire in maniera serrata per scoprire chi lo ha coperto in tutti questi anni di latitanza. Chi prenderà il suo posto o chi lo ha già preso, perché simili criminali non lasciano mai i loro traffici in sospeso”. Luciano Traina, fratello di Claudio, l’agente di scorta morto insieme Paolo Borsellino e ai suoi colleghi nella strage di via D’Amelio, ha accolto così la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Ora che gli inquirenti sono riusciti a prelevare il boss di Castelvetrano in una clinica di Palermo, dopo trent’anni di latitanza, l’obiettivo, secondo Traina, dev’essere quello di fare “terra bruciata” intorno a lui. Ma le tempistiche dell’arresto non convincono il fratello dell’agente ucciso: “Non credo si sia trattato di una cattura vera e propria, penso piuttosto che ormai ammalato si sia fatto arrestare o qualcuno lo abbia consegnato”.
Non c’è gioia nelle parole di Traina: “Sinceramente più che entusiasta sono arrabbiato. Mi sembra di rivivere una soap opera, lo stesso copione di trent’anni fa con l’arresto di Riina“, dice. La ferita è ancora aperta. “Un animale in meno in giro, ma mio fratello nessuno lo riporterà in vita. Noi siamo condannati all’ergastolo del dolore a vita. Non esiste alcuna possibilità di perdono. Che pietà è possibile avere per una persona simile, un uomo che ha fatto uccidere un bambino (il piccolo Giuseppe Di Matteo, ricordato oggi anche dal fratello Nicola, ndr). Mi fa solo ribrezzo”, commenta. Adesso Luciano si aspetta di avere giustizia e “che si faccia luce su chi ha sottratto l’agenda rossa di Borsellino. Ma non credo che su questo arriveremo mai alla verità”, ammette.
Traina, ex ispettore della polizia in pensione, nel maggio del 1996 fu uno degli agenti che presero parte all’arresto di Giovanni Brusca, boss di Cosa nostra e poi collaboratore di giustizia. “Del possibile arresto di Messina Denaro lo scorso novembre Salvatore Baiardo (l’uomo che ha gestito la latitanza dei boss Giuseppe e Filippo Graviano nel Nord Italia, ndr) parlò in un’intervista“, ricorda. “È un caso? Io ritengo, ma è una mia opinione personale, che Messina Denaro, ormai gravemente malato e capendo di non avere più scampo, si sia fatto arrestare. Non raccontiamoci barzellette“, insiste.