C’è quasi un suono diverso nelle sirene che, da ore, risuonano per Palermo. Diverso da quelle del terribile 1992 e anche da quelle che accompagnarono l’arresto di Totò Riina in un altro gennaio. Diverso il suono, diversa Palermo, diversa sensazione.
Non c’è angoscia e paura questa volta, nei commenti dentro i bar e nelle vie si coglie un senso quasi di normalità. Perché è normale, deve essere normale, che un capomafia con decine di ergastoli da scontare venga arrestato. Quello che normale non è sta nel fatto che siano stati necessari 30 lunghissimi anni per vederlo con le manette ai polsi.
Il punto non è la dietrologia un po’ semplicistica sulle modalità dell’arresto. E nessuno può, neppure, stupirsi del luogo in cui l’arresto è avvenuto. I boss non lasciano quest’isola. Qui hanno il potere e la rete di complicità e affari che resta indispensabile per mantenere ruolo e garantire latitanza.
Messina Denaro è un uomo malato ma non lasciato solo e isolato. O almeno non lasciato solo fino a stamattina. La rete di protezione e interessi economici che ha protetto la latitanza è tutta lì. Ancora. Pronta a mettersi al servizio di qualche nuova operazione, pronta a gestire un variegato portafogli di interessi. Al netto degli elementi folcloristici, come il consigliere comunale del trapanese che si vantava di “rischiare di tutto pur di proteggere la latitanza”, restano ingenti gli interessi che ruotavano attorno al capomafia di Castelvetrano. Chi li gestirà? A chi la rete di protezione, costituita da insospettabili, fornirà servizi e coperture? Magari per gestire i fondi del Pnrr in arrivo.
Sono interrogativi che non scalfiscono la soddisfazione per un arresto che, cosa fondamentale, impedisce di alimentare una orrenda mitologia della latitanza. La morte in latitanza di Messina Denaro sarebbe stata una tragedia sul piano simbolico. E non solo. Ma sarebbe altrettanto tragico pensare che con l’arresto di oggi venga meno una cappa, assai più debole, che continua a strozzare le speranze di liberazione di quest’isola. Da questo punto di vista il politico compiacente, il professionista disponibile, l’imprenditore pronto a scendere a patti sono ancora molto più pericolosi di un uomo malato, con un montone sulle spalle e segreti ben conservati.
La strada è lunga, ma oggi la possiamo continuare a percorrere con un sorriso in più.