Una mattina mi sono svegliata e ho trovato tre zucche giganti a pois in piazza San Babila. Una palette di colori nel grigio milanese. E’ il concept progettuale (en grandeur) di Louis Vuitton
Un calendario di 3 giorni e mezzo, corto ma intenso. E’ cominciato con l’installazione in piazza San Babila dell’artista giapponese Yayoi Kusama che con “Creatng Infinity” suggella la sua collaborazione con il luxury brand Louis Vuitton. Milano, insieme alle città più importanti al mondo Parigi, Londra e New York, è stata scelta per celebrare la sinergia con Kusama, tra le più apprezzate del panorama internazionale. Perchè Piazza San Babila? Perché proprio a due passi il nuovo spazio Louis Vuitton di via Bagutta, ricavato dall’ex Garage Traversi, diventa teatro di animazioni, che esprimono al meglio l’universo dell’artista giapponese: l’ossessione, l’accumulazione, l’infinito, la ripetizione dei suoi celebri motivi come i pois e le zucche. E anche il chiosco di fiori a via Bagutta, ex edicola di giornali che ormai nessuno più legge, si veste di caleidoscopici pois colorati mentre di fronte, al centro della piazza, tre imponenti sculture in vetroresina a forma di zucca campeggiano sulle collinette verdi. Siccome Louis Vuitton pensa “green”, il brand si è impegnato anche nella riqualificazione e cura di tutto il verde dei dintorni.
Paris, Paris, Moncler ha un concorrente all’altezza. Si respirava aria parigina all’inaugurazione di Basic Village di Marco Boglione, torinese, imprenditore visionario che dà forma alle sue visioni, e ha appena riqualificato l’ex fabbrica di gomme inizio secolo, 26mila metri quadrati di rigenerazione urbana. E qui ha sfilato la nuova collezione K-Way, ricostruendo lo scenario parisien dove 58 anni fa nacque l’antipioggia in nylon per eccellenza, la prima giacca anti/vento impacchettatile. Il resto é storia. E il termine K-Way é entrato nel vocabolario francese e italiano. La sfilata non sfilata (ci tiene a sottolineare Boglione) dove gli spettatori erano parte della rappresentazione si è svolta tra tavolini dal sapore retro’ che rievocavano il sapore del Cafè de la Paix, storico café litteraire parigino. Tutti capi sono realizzati con processi di produzione sostenibili, ca va sans dire. Perfino le piume dell’imbottitura dei piumini sono riciclate.
Last but not least uno sguardo a Carlo Sestini Branca (erede della famiglia del celebre Fernet) e alla collezione di Eyewear, la startup di occhiali da sole, Londra, dove ha studiato, è stato il suo trampolino internazionale. 29 anni, bello come un attore, non vuole essere un Must To Have del momento, da moda effimera. Brillano al Principe di Savoia le creazioni esclusive eco/sostenibili dell’influencer più amato dalle fashioniste. Per ogni paio di occhiali prodotto viene piantato un albero, in collaborazione con l’organizzazione globale One Tree Planted. La sua collezione luxury “Gloriosa”, un assortimento di colori, forme e design, con un tocco di vintage, testimonia l’evoluzione del brand. Insieme al rebranding del packaging: “Presento una collezione senza loghi, perché mi piace pensare che il focus di chi indossa i miei occhiali da sole siano le persone”, spiega. Il volto è al centro dello still Life (ma siccome Carlo usa le parole come un giocoliere) lo intende anche come lifestyle. “Il nome del brand è secondario, anche se gli occhi sono schermati, la personalità di chi sceglie i miei prodotti deve essere sempre protagonista”.
Dunque, occhio al look delle star del cinema che lo hanno adottato… Teniamolo d’occhio.