“Chi non può permettersi il costo del biglietto, può andare nei giorni gratuiti”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. La proposta, tutt’altro che garbata, in risposta a quanti ritengono che l’aumento del biglietto d’ingresso deciso dal Direttore degli Uffizi, Schmidt, sia eccessivo. Fuori luogo. Anzi, discriminante. Perché passare da 20 a 25 euro non è poco. Per moltissimi, ormai. Senz’altro in Italia. Forse un po’ meno per i turisti “stranieri.”
La situazione è più che precaria per un numero grandissimo di italiani. Un numero tutt’altro che esiguo di fiorentini e toscani, più in generale. Che è più che probabile, dovendo scegliere tra una visita agli Uffizi e un po’ di spesa al supermercato, oppure addirittura il risparmio da utilizzare per provare a sopravvivere, non opteranno per qualche ora al Museo. In molti casi, per necessità.
A Firenze alla fine del 2022 il tasso di disoccupazione era del 5,4%, a detta del sindaco Nardella. I poveri censiti, 5740, circa 500 in più rispetto al 2019. Mentre il dato regionale sulla disoccupazione, nell’ultimo trimestre dello stesso anno, secondo l’Istat, era del 4,8%. Il tasso di famiglie con un Isee inferiore ai 6mila euro annui, pari al 7,3%, secondo il Rapporto Welfare e salute in Toscana, curata da Ars Toscana. La cultura a pagamento, è un lusso. Per tanti, ma non per tutti.
Sia chiaro. Nessuno può mettere in dubbio il “valore” degli Uffizi. Partendo dalle opere esposte per arrivare al “contenitore”, che sia un Luogo della cultura irrinunciabile si sa. Lo dimostra anche la classifica annuale dei Musei, Monumenti ed aree archeologiche statali: primi nel 2021, come nel 2020; secondi nel 2019; terzi nel 2018. Un Museo in evidente crescita, nonostante la pandemia. Un luogo che attrae. Che sarebbe auspicabile lo facesse sempre di più.
Andare, fa bene. Innegabilmente. Entrare nel grande edificio costruito tra il 1560 e il 1580 da Giorgio Vasari, permette di confrontarsi con una architettura dal grande impatto. Passeggiare per le sale al primo e al secondo piano, un viaggio nel tempo. Osservare le tele di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, come quelle del Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, e ancora, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Caravaggio, permette l’ascesa al meraviglioso. Soffermarsi sulla la collezione di statuaria e busti dell’antichità della famiglia Medici, è un’esperienza unica. Insomma, non serve andare sul portale, anche se leggere la “presentazione” può “ingolosire” anche i più distratti, i meno sensibili.
Il problema è un altro. Non è in discussione la “qualità” del Museo, piuttosto l’opportunità di rendere più caro l’ingresso. Proprio ora. Ma c’è dell’altro. Osservando la scelta da un altro punto di vista. Così da renderla dirimente. Decisiva per capire se un Luogo della Cultura nazionale possa essere accessibile a tutti, realmente. Democraticamente, a tutti. Oppure sia ancora una questione di soldi in tasca. Come accade quasi sempre, nella vita di ogni giorno. Come accade per i Luoghi della cultura. Per molti di essi, Uffizi compresi. Che si possono “affittare” per eventi privati. E’ noto. Chi può va al Museo. Chi può molto se lo affitta, addirittura. Chi non ha la possibilità neppure di pagarsi il biglietto, deve aspettare. Andando nei giorni nei quali è prevista la gratuità. Come suggerisce il ministro Sangiuliano. Forse mancando di rispetto a quanti non vanno, perché non se lo possono proprio permettere. Non per altro.
E’ più che evidente che la scelta di aumentare l’ingresso non è uno spot per avvicinare al Museo un nuovo pubblico. E avvalorare la misura richiamando il prezzo, superiore a quello degli Uffizi, di altri Musei in altri Paesi, è sbagliato. Pretestuoso. I confronti con altre realtà sono di certo ad effetto, ma assai poco probanti. Tanto più se riguardano solo un aspetto particolare, avulso la contesto. Nel caso specifico, il costo dell’ingresso.
Ho una certa difficoltà a capire le politiche intraprese da molti Luoghi della Cultura italiani. Peraltro di grande richiamo. Ho difficoltà a capire come influencer e tik toker offrano la possibilità di rendere soprattutto i Musei, ma anche le aree archeologiche, Luoghi meno polverosi. E più vivi. Insomma accessibili ad un numero sempre maggiore di giovani. Non capisco, lo ammetto, perché sia necessario aumentare ancora il prezzo dell’ingresso. Nel bel mezzo di una crisi economica. E’ in momenti come questi che la Cultura nella sua accezione più vasta dovrebbe divenire una sorta di ammortizzatore sociale. Se non altro la Cultura statale. Magari non assicurando la gratuità, idealmente “bella” ma praticamente “difficile”, ma almeno non aumentando i costi.
Certo, per gli Uffizi, c’è un’altra possibilità. Per risparmiare si può andare la mattina, presto. Dalle 8,15 alle 8,55. In questo caso c’è uno sconto particolare. Si entra con “soli” 19 euro. Una occasione! Anche se non per tutti. Non certo per gli studenti. E neppure per chi ha la fortuna di avere un impiego. Ma questo è probabile non abbia grande importanza. Purtroppo.
I ministri dei Beni e delle Attività Culturali, anzi della Cultura, si succedono. Sangiuliano ha preso il posto di Franceschini. I governi si avvicendano – da quello di Draghi si è passati a quello della Meloni – ma le politiche non sembrano poi così diverse, almeno nella sostanza. Il rispetto nei confronti di chi “non può”, quasi inesistente. Nonostante le celebrate giornate della gratuità. Oppure, no?