Lo stato di emergenza decretato dal governo di Dina Boluarte non sembra avere l’effetto desiderato. In Perù continua la mobilitazione dei manifestanti, a cinque settimane dall’inizio delle proteste esplose dopo la contestata destituzione del presidente socialista Pedro Castillo. Migliaia di persone hanno deciso di radunarsi a Lima, sfidando la polizia e l’esercito, per proseguire la protesta antigovernativa attraverso una marcia. La mobilitazione dei cittadini è sostenuta anche dalla Confederazione generale dei lavoratori del Perù (Cgtp): la principale organizzazione sindacale peruviana ha indetto per il prossimo 19 gennaio uno sciopero nazionale contro il governo.
“De los Cuatro Suyos” (da tutti gli angoli del Perù, in riferimento alle quattro parti che formavano il Tahuantinsuyo, l’Impero Inca): si chiama così la marcia che sta portando decine di migliaia di persone a Lima. Un tributo alla manifestazione antifujimorista andata in scena il 26, 27 e 28 luglio 2000, contro l’allora presidente Alberto Fujimori e che contribuì alle dimissioni, nel novembre dello stesso anno, del dittatore peruviano. Sono attese oltre 50mila persone alla seconda edizione di quella storica marcia.
I movimenti sociali ed etnici – aymara e quechua – chiedono a gran voce lo scioglimento del Parlamento, le dimissioni della presidente Dina Boluarte, immediate elezioni generali e il rilascio di Castillo, ora in carcere per ribellione. L’ex maestro delle elementari era stato destituito dal Congresso guidato dall’opposizione di destra con una procedura di impeachment per “incapacità morale”, poche ore dopo un tentativo di golpe. Castillo aveva infatti annunciato lo scioglimento del Parlamento, il coprifuoco e l’istituzione di un governo di emergenza, prima che venisse votata la sua messa in stato di accusa.
Alle richieste dei manifestanti il governo ha deciso di rispondere con il dispiegamento delle forze dell’ordine. Ieri sera, 15 gennaio, l’ufficio del Difensore civico peruviano ha reso noto che un uomo è deceduto a Moyobamba, nella regione di San Martín, in un incidente stradale legato alle proteste. Questo porta a 50 il numero dei morti dal 7 dicembre, quando è cominciata la mobilitazione popolare. Il Sutran, organismo statale che sorveglia la circolazione stradale in Perù, ha confermato ieri che erano attivi oltre 100 i blocchi stradali organizzati dai manifestanti su numerose vie di comunicazione in una decina di regioni meridionali peruviane.
Alla luce del gran numero di vittime, la Cgtp ha invitato “la classe operaia e il popolo peruviano a partecipare attivamente al grande sciopero nazionale, civico e popolare del 19 gennaio 2023″. Lo sciopero, si precisa, è indetto in particolare per chiedere “le dimissioni di Dina Boluarte e dei vertici del Parlamento”. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto di studi peruviani (Iep), pubblicato ieri, il 71% degli intervistati considera negativo il governo di Dina Boluarte e l’88% disapprova il comportamento del Parlamento.