Scioperi a raffica e attacco informatico. Un doppio colpo che ha affossato il servizio postale britannico. Al momento è tutto fermo o quasi, lettere e pacchi sono in ritardo quando non sono fermi nei depositi della Royal Mail. L’attacco informatico è di venerdì scorso e ha bloccato le spedizioni per l’estero. Le poste hanno messo al lavoro un team di 100 specialisti per cercare di superare il problema. Stando ai primi riscontri, sempre molto approssimativi in questi casi, si sarebbe trattato di un attacco russo in forma di ransomware, ovvero una richiesta di riscatto per sbloccare i sistemi informatici infiltrati dal virus e tornare ad avere accesso ai dati. Diversamente le informazioni rischiano di andare peredute, soprattutto quando non si dispone di efficaci meccanismi di backup (copie di sicurezza). Dopo l’attacco è stato coinvolto anche il National Cyber Security Centre, che fa parte dell’agenzia britannica di spionaggio e controspionaggio digitale Gchq. Royal Mail viene infatti considerata una “infrastruttura nazionale critica”, in quanto è fondamentale per l’economia del Regno Unito.
Royal Mail è stata privatizzata dal governo britannico nel 2013 e si trova alle prese, come molte altre aziende inglese, con le mobilitazioni delle organizzazioni dei lavoratori che chiedono adeguamenti salariali per contrastare la perdita di potere d’acquisto causata dall’alta inflazione. Il salario medio dei dipendenti è di 32mila sterline lorde l’anno (36mila euro), quella dei soli postini di 25.700 sterline (il salario medio annuo lordo in Gran Bretagna è di circa 49mila euro contro i 29 mila dell’Italia, ndr). Royal Mail ha proposto un adeguamento del 9% nell’arco di 18 mesi ma il sindacato di categoria (Cwu) chiede un incremento più consistente. Il sindacato ha anche criticato le condizioni di lavoro, incluso il lavoro obbligatorio di domenica. Una serie di scioperi si è svolta anche nel delicato periodo natalizio. L’azienda risponde alle richieste spiegando che deve far fronte alla crescente concorrenza degli altri spedizionieri e questo rende impossibile soddisfare completamente le richieste salariali. Concorrenti che però ora stanno approfittando della situazione di impasse. Come riporta ad esempio quotidiano britannico Times la società di corrieri completamente elettrica con sede a Londra PackFleet ha registrato un aumento dell’83% delle richieste negli ultimi giorni nonostante tariffe decisamente più alte rispetto alla posta tradizionale.