Un’immagine della Sacra Famiglia è stata collocata nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Civile di Venezia nei pressi delle stanze dove avvengono i colloqui con le donne per valutare le interruzioni della gravidanza. La notizia è stata data con un comunicato dalla Cgil lagunare con un commento che critica l’accostamento del simbolo religioso a una pratica socio-sanitaria che riguarda un’esperienza comunque drammatica nella vita delle donne. Il quadro è una rappresentazione di Maria, con accanto Giuseppe, che tiene in braccio Gesù. Le mani di entrambi accarezzano il piccolo, quasi a volerlo proteggere. Durante le festività natalizie si era svolta una piccola processione interna all’ospedale, lungo un porticato e un corridoio. Infermieri, barellieri e operatori sanitari avevano portato il quadro fino al presepe che era stato allestito dal personale. “In quel contesto sembrava un tributo religioso alla festa del Natale – spiega Daniele Giordano, segretario della Camera del Lavoro veneziana – ma adesso è stato spostato proprio nella zona dei colloqui per l’interruzione della gravidanza. Non condividiamo in alcun modo questa scelta dell’Ulss Serenissima”.
La posizione è spiegata in una nota del sindacato: “Il conforto che le donne devono trovare in un momento così particolare e delicato come quello del parto, o di una scelta complessa e spesso dolorosa come quelle dell’interruzione di gravidanza, non deve in alcun modo essere accostato a un credo religioso che potrebbe mascherare comportamenti da ‘stato etico’, che non possono trovare in alcun modo cittadinanza a Venezia”. La Cgil sottolinea “la necessità di potenziare i consultori, invece di fare le processioni: oggi una donna al Civile deve aspettare mesi per una visita ginecologica, per non parlare del fatto che non si sa nemmeno come vengono garantiti i tempi ad esempio delle morfologiche”. Inoltre, “le donne che scelgono di interrompere una gravidanza quasi mai trovano una presa in carico adeguata e devono sempre più spesso affrontare un percorso difficile nel riuscire a veder loro garantita questa scelta”.
Il sindacato chiede all’Ulss di garantire i servizi e il fatto che i medici obiettori non compromettano il servizio, invece di “fare inutili operazioni dal gusto reazionario”. Una questione religiosa? “No, come Cgil non siamo certo contrari ai simboli religiosi o alla celebrazione delle festività natalizie, ma sono altri i luoghi diversi dall’ospedale in cui questo deve avvenire, sempre nel rispetto delle donne e della loro sensibilità”. “Sarebbe alquanto grave se la scelta fosse stata dettata dal voler compiacere a determinate ‘sensibilità’ politiche oggi molto influenti dimenticando che i reparti degli ospedali non sono sale di musei d’arte, ma luoghi di cura e che non ci si reca per fare fioretti o ex voto, ma per i motivi che spesso portano con sé anche molte sofferenze” dichiara Sara Visman, consigliera comunale dei Cinquestelle a Venezia.