La signora veneziana era deceduta il 2 aprile 2009 all’età di sessant'anni, a causa di un epatocarcinoma causato da una cirrosi epatica. Quest’ultima era l’effetto di una epatite, contratta molti anni prima in ospedale: ora la decisione dei giudici
Cinquant’anni dopo aver contratto una patologia, a causa di una trasfusione di sangue che ha portato alla morte una donna, gli eredi hanno ottenuto giustizia. La Corte d’appello di Venezia ha infatti condannato il comune lagunare a versare 559mila euro di risarcimento dei danni, che all’epoca del fatto, non essendo ancora entrata in vigora la riforma sanitaria nazionale, risultava ancora responsabile civilmente, a differenza di quanto avviene oggi con le unità sanitarie locali.
La signora veneziana era deceduta il 2 aprile 2009 all’età di sessant’anni, a causa di un epatocarcinoma causato da una cirrosi epatica. Quest’ultima era l’effetto di una epatite, contratta molti anni prima in ospedale. Nel 1972, infatti, nel reparto di Ginecologia degli Ospedali Civili Riuniti di Venezia aveva subito una trasfusione di sangue, dopo alcune complicanze seguite al parto di uno dei suoi figli. La sentenza arriva oggi, mettendo la parola finale a un iter giudiziario davvero infinito. La Terza sezione Civile della corte d’Appello di Venezia ha calcolato il danno liquidato agli eredi anche a causa delle sofferenze patite dalla congiunta per la trasfusione. Scrivono i giudici: “Nel quantificare l’importo risarcitorio ritenuto idoneo a soddisfare integralmente il danneggiato del pregiudizio subito, va considerato l’intero danno subito anche a causa del decorso del tempo rispetto al verificarsi dell’evento morte”. La somma “appare pienamente satisfativa rispetto al pregiudizio subito in vita dalla danneggiata”, che si è ammalata trent’anni prima di morire, ha dovuto prendere atto di una malattia che avrebbe avuto effetti progressivi ed ha affrontato numerose complicazioni.
La somma è il frutto di una serie di ricorsi. Prima il Tribunale civile nel 2015, poi la Corte d’appello di Venezia avevano riconosciuto il risarcimento dovuto dal Comune agli eredi solo per la morte della donna, ma avevano ritenuto prescritto il danno provocato dalla malattia che era stata diagnosticata solo vent’anni dopo la trasfusione. L’avvocato Enrico Cornelio, legale della famiglia, aveva impugnato una successiva sentenza della Corte d’appello che aveva confermato la prima decisione. La manifestazione dell’epatite cronica risaliva al 1975, mentre il collegamento con la trasfusione risaliva a un’epoca successiva e alcuni medici avevano sostenuto che quell’intervento non fosse stato neppure necessario. Solo nel 2004 la signora aveva saputo di essere affetta dalla cirrosi. La Cassazione aveva accolto la tesi della parte offesa, rinviando il procedimento alla Corte d’appello veneziana, che ha rovesciato le conclusioni, applicando il risarcimento non solo alla sofferenza per la morte della signora stessa, ma anche (in base allo ‘jure hereditatis’) alla sofferenza patita quando era ancora in vita.