Sul figlio di un governatore siberiano, bloccato il 17 ottobre scorso all'aeroporto di Malpensa, pendono due richieste di estradizione. Secondo la Procura generale dovrebbe essere mandato in Usa, dove è accusato di contrabbando di tecnologie militari e petrolio. Ma i giudici chiedono maggiori informazioni sul trattamento carcerario statunitense
Dopo un’udienza a porte chiuse di quasi tre ore davanti alla Corte d’Appello di Milano è ancora incerto il destino di Artem Uss, imprenditore russo e figlio del governatore di una regione siberiana, bloccato il 17 ottobre scorso su mandato d’arresto internazionale degli Usa all’aeroporto di Malpensa. Il 16 gennaio, il collegio, formato dai giudici Nova, Barbara e Arnaldi, ha rinviato la decisione sulla richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti per il 40enne. Istanza che deve essere accolta, secondo il parere della Procura generale di Milano. Ai domiciliari da fine novembre, dopo essere stato fermato mentre cercava di lasciare l’Italia per la Turchia, Uss è accusato dalle autorità statunitensi di contrabbando di tecnologie militari dagli Stati Uniti alla Russia e di petrolio dal Venezuela a Cina e Russia, elusione delle sanzioni e riciclaggio per milioni di dollari.
“Consegnatemi alle autorità russe, non estradatemi negli Stati Uniti”, ha detto Uss ai giudici. Sull’imprenditore russo, infatti, pendono due richieste di estradizione. Oltre a Washington, anche Mosca ha chiesto all’Italia di lasciar partire Uss. In patria è accusato riciclaggio. Da qui le parole dell’imprenditore che ha negato il suo consenso al trasferimento oltre oceano, ma si è detto disponibile a essere mandato in Russia. La difesa del 40enne – rischia una condanna fino a 30 anni negli Stati Uniti – si è opposta, anche con una serie di memorie, all’istanza di consegna agli Usa, contestando nel merito le imputazioni e facendo notare che l’arresto dell’uomo sarebbe finalizzato a uno “scambio di prigionieri“. Per gli avvocati, gli Usa sarebbero interessati a ottenere il rilascio di Paul Whelan, uomo d’affari condannato a Mosca a 16 anni nel 2020.
La richiesta di estradizione dalla Russia è arrivata il 7 novembre. A quanto si è appreso, però, le ipotesi di accusa non vengono descritte negli atti ricevuti finora dall’Italia. Uss è stato anche interrogato dalla Procura generale di Milano sul punto e ha prestato il consenso a essere estradato in Russia, come ribadito in aula il 16 gennaio. I giudici della quinta d’appello, però, dovranno decidere ora solo sulla richiesta di estradizione da parte degli Usa.
I legali del 40enne, gli avvocati Vinicio Nardo e Fabio De Matteis, oltre a contestare tutte le fonti di prova presentate dai magistrati nordamericani, hanno spiegato che Uss potrebbe subire negli Stati Uniti un trattamento “discriminatorio” e hanno avanzato riserve sulle condizioni detentive in quel Paese. Mozione che, a quanto si apprende, è stata respinta dal sostituto procuratore generale Giulio Benedetti. Il pg ha detto che il tema dei diritti umani si pone sulla richiesta di estradizione da parte della Russia, non su quella degli Usa. Inoltre, ha aggiunto che negli ultimi anni non è stata mai rifiutata una consegna agli Stati Uniti per trattamenti discriminatori. La Procura generale ha chiesto che l’istanza americana venga accolta. Lettura che però non trova la piena condivisione della Corte di Appello milanese, per la quale sono necessarie maggiori informazioni sul trattamento carcerario da parte degli Usa nel caso di Uss. La prossima udienza è stata fissata al 27 di febbraio.