Al momento dell’arresto, Matteo Messina Denaro indossava un giubbotto di montone con cappellino coordinato e al polso portava con nonchalance un Richard Miller da 35 mila euro. Un abbigliamento tutt’altro che di basso profilo come quello che ci si aspetterebbe da un boss di Cosa Nostra latitante da trent’anni. E anche durante le perquisizioni nel suo covo, a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, i Carabinieri del Ros non hanno trovato armi, bensì oggetti di lusso: vestiti griffati, profumi esclusivi e un arredamento che viene definito dagli inquirenti come “ricercato”. Un lusso fatto di elementi appariscenti e particolari, contrari alle necessità di anonimato di un superlatitante: come ha fatto Messina Denaro a procurarsi tutto ciò senza destare sospetti? “Era ben vestito, di buon aspetto, indossava dei beni decisamente di lusso, da questo possiamo desumere che le sue condizioni economiche in questo momento erano tutt’altro che difficili”, ha confermato il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Paolo Guido ieri in conferenza stampa. Gli inquirenti stimano che il suo patrimonio personale, ancora da rintracciare, si aggiri sui 13 milioni di euro. Una cifra irrisoria rispetto alle stime sui beni già sequestrati dallo Stato e riconducibili proprio all’ultimo boss stragista: 4 miliardi di euro in trent’anni.