Dopo l’arresto a Palermo Matteo Messina Denaro, il boss che era ricercato da 30 anni, è stato trasferito ieri sera con un volo militare all’aeroporto di Pescara. La destinazione il carcere dell’Aquila. Il penitenziario abruzzese è una struttura di massima sicurezza, ha già ospitato personaggi di spicco della criminalità organizzata. La scelta è probabilmente caduta su questo carcere perché nell’ospedale del capoluogo c’è un buon centro oncologico. Ieri l’ex primula rossa di Castelvetrano è stato catturato all’esterno della clinica dove doveva effettuare una terapia. Al momento secondo la procura di Palermo le sue condizioni permettono la detenzione. “Possiamo garantire che coniugheremo il diritto alla salute con l’assoluta sicurezza” nell’espiazione della pena “di un ex latitante pericoloso catturato con molta fatica dopo molti anni” ha assicuratoil ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da Radio 24

Il supercarcere aquilano accoglie reclusi in regime di 41 bis, il “carcere duro”. All’Aquila sono stati ospitati detenuti “eccellenti” condannati per reati di mafia, come Leoluca Bagarella – sta scontando l’ergastolo per strage -, Raffaele Cutolo della nuova camorra organizzata, Francesco Schiavone detto Sandokan (esponente dei Casalesi), esponenti del clan siciliano dei Madonia e, in ultimo, Felice Maniero della cosiddetta Mala del Brenta, detto “faccia d’angelo”, all’Aquila in regime di semilibertà. All’Aquila ha fatto tappa in alcune occasioni anche Totò Riina.

Quello abruzzese è il carcere d’Italia con il più alto numero di detenuti al 41 bis. Il penitenziario è di fatto in mezzo al nulla, è una isola detentiva lontano dal resto della città dell’Aquila. Ciò ha favorito la sua costruzione e destinazione sin da subito a carcere di massima sicurezza. La struttura è stata ultimata nel 1986 ed è entrata in funzione nel 1993: già dal 1996 fu adibita quasi interamente alla custodia di detenuti sottoposti a particolari regimi di alta sicurezza che alloggiano in celle singole. Da una capienza iniziale di 150 detenuti si è poi passati ad un massimo di 300, compresi i detenuti comuni. All’inizio l’apertura di questo istituto non fu vista con grande favore dalla comunità aquilana. Ora ospita dodici donne – essendo l’unico penitenziario con la sezione femminile per il regime 41bis – e circa 160 maschi e prevede anche aree riservate. Non ha mai dato vita a particolari episodi, proprio per la sua rigida e ferrea gestione. All’inizio degli anni duemila furono gli stessi agenti penitenziari a scioperare per la difficile vita interna e per l’adeguamento degli organici, anche perché la struttura in quegli anni si gonfiò di detenuti pericolosi dopo la chiusura di Pianosa e Asinara. Qui fu trasferita ed è tuttora detenuta Nadia Desdemona Lioce, l’irriducibile delle nuove Br condannata all’ergastolo per gli omicidi D’Antona e Biagi.

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