Migranti, organizzazione umanitarie: “Abrogare decreto Piantedosi, non è emendabile”. Magi: “Commissione d’inchiesta su Mediterraneo”
Il decreto Piantedosi sulle Ong? “Non è emendabile, va solo abrogato“. A rivendicarlo sono state diverse Organizzazioni non governative, nel corso di una conferenza stampa promossa da
Riccardo Magi (+Europa) dal titolo “Gli ostacoli al salvataggio in mare introdotti dal Dl sicurezza”, in merito al
provvedimento del ministro dell’Interno, varato a fine anno dal Consiglio dei ministri. Un decreto che reintroduce norme più severe e stringenti per le attività di soccorso in mare, dallo
stop ai soccorsi multipli (a meno che non siano richiesti dalle autorità della zona Sar) e al
trasbordo dei naufraghi, all’obbligo di chiedere il porto di sbarco all’Italia immediatamente dopo aver effettuato il primo salvataggio, con la previsione di
multe e sanzioni fino a 50mila euro per chi non rispetta le norme. Un pacchetto di norme contro le quali si scagliano le organizzazioni che da anni salvano vite in mare, da
Msf a
Emergency, passando per
Resq, Sea-Watch, Mediterranea Savin Humans, Open Arms, sentite poi in audizione presso le commissioni riunite Affari costituzionali e trasporti di Montecitorio.
“Il decreto legge non può calpestare il diritto internazionale che gli è gerarchicamente superiore. Questo è più che sufficiente per regolare l’attività di soccorso in mare, come già enunciato dalla giustizia italiana, non più tardi dalla Corte di cassazione nel febbraio 2020, con il caso Rackete: una decisione che ha ricordato la stessa gerarchia delle norme e la necessità di rispettare il diritto internazionale, definendo il soccorso effettuato dal comandante come adempimento di un dovere”, ha rivendicato Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch. “C’è bisogno di un intervento umanitario a causa del vuoto creato dagli Stati dopo la chiusura dell’operazione ‘Mare Nostrum‘ e colmato solo in parte dalle Ong che hanno l’obiettivo di tutelare il diritto alla vita“, ha aggiunto Rossella Miccio, secondo cui il decreto “va contro non soltanto lo spirito della nostra Costituzione , ma anche le norme internazionali e il diritto del mare”.
Secondo Juan Matías Gil, capomissione di Medici senza frontiere, si tratta di “un tentativo di limitare l’attività di soccorso e di testimonianza delle Ong in mare”, mentre Emiliano Giovine, di Resq – People Saving People, ha ricordato come i numeri smentiscano l’effetto pull factor (ovvero, fattore di attrazione). Una tesi che, nonostante sia stata già più volte sconfessata dai dati, il governo (e lo stesso ministro Piantedosi) continua ad attribuire alle attività delle Ong.
“Questo dl non ha lo scopo di rendere più sicuro il soccorso in mare, ma di allontanarci dal Mediterraneo”, ha rivendicato così Vanessa Guidi, presidente di Mediterranea Saving Humans, mentre Valentina Brinis di Open Arms ha spiegato: “Dal 2015 abbiamo portato in salvo oltre 230 mila persone, andando incontro però a oltre 20 procedimenti: sempre abbiamo dimostrato come il nostro unico scopo sia quello di salvare vite. Invece di ripristinare strumenti come Mare Nostrum, che ha salvato 150 mila persone, invece si ostacola la nostra attività”.
Per questo ora le Ong, oltre che a chiedere lo stralcio delle norme, puntano all’istituzione di una commissione di inchiesta che verifichi quanto accade nel Mediterraneo, in merito all’attuazione del Memorandum Italia-Libia. “La scorsa legislatura eravamo in pochi a proporla, ora l’obiettivo è che diventi patrimonio comune di tutte le opposizioni”, ha affermato Magi. Secondo cui quello del ministro Piantedosi dovrebbe essere ribattezzato come il “dl menzogna e omissione di soccorso, perché forza le convenzioni internazionali e il codice di navigazione italiano”. Per questo, ha spiegato lo stesso deputato, “la commissione d’inchiesta serve per colpire a morte le menzogne su cui si basano questi provvedimenti, ovvero che le Ong si muovano al di fuori di una cornice di legalità. E a riportare la realtà al centro, al contrario della rappresentazione fatta dal suo ministro Piantedosi che, peggio di Salvini, non si fa scrupoli a rivendicare le peggiori fake news”.
“Sea-Watch – ha infine ricordato Giorgia Linardi – ha supportato il Centro europeo per i diritti costituzionali e i diritti umani nel depositare un esposto alla Corte penale internazionale, che inquadri i respingimenti coatti verso la Libia come crimini contro l’umanità“.