“Che farmaci stai prendendo ora?” “Zoloft, Lyrica, Laroxyl, Lioresal e pillola anticoncezionale. Una al mese Naprosyn più vari integratori”. Così Giorgia Soleri risponde a un follower e posta la risposta sulle Instagram stories. Ancora, qualcuno le chiede: “Puoi dire che gli psicofarmaci non sono per i matti (qualcuno lo pensa)?” e lei sicura risponde “Ma che problema c’è nell’essere matti?”. Soleri, attivista con grande influenza social, sensibilizza da tempo sulla malattia di cui soffre, la vulvodinia, e sull’importanza di prendersi cura anche della mente, della psiche. Ma Paolo Crepet, in un’intervista rilasciata a Mow Mag, ha espresso tutta la sua contrarietà a questo tipo di comunicazione sui farmaci: “Se questi sono gli influencer siamo messi male… La necessità è ovvia, qualsiasi cosa è utile per accrescere il consenso e aumentare i follower. Quale altro scopo potrebbe avere? Il sistema funziona così. Ma se lo strumento social non ha etica, diventa dannoso. Si parla di problemi con chi ha competenza. Perché devono diventare bandierine di popolarità? Lungi da me credere che chi assume psicofarmaci debba vergognarsi, ma un conto è ammettere le proprie fragilità e un altro è stilare la lista della spesa”. Insomma, secondo lo psichiatra ci sarebbe una scelta opportunistica dietro i messaggi di Soleri. “Immagino siano prescritti da uno psichiatra, ciò non toglie che il tipo di comunicazione sia deleterio, e in riferimento al desiderio d’emulazione. Non dimentichiamoci che esistono dei siti in cui sono facilmente accessibili. Allora, corriamo questo rischio? Ho speso tanto della mia vita professionale per far comprendere che un disagio psichico non si riduce solo all’assunzione di una pillola”, continua Crepet che auspica poi l’intervento delle autorità: “Se un messaggio si traduce in problemi, mica possiamo star zitti. Anzi, spero intervenga il Ministro della Salute“.