Ieri ha preferito non rispondere alle domande del Fattoquotidiano.it, ma oggi nella relazione sullo stato dell’amministrazione della giustizia al Senato, il ministro Carlo Nordio torna sulla sua frase pronunciata a dicembre negli studi di La7 sui “mafiosi che non parlano al telefono”.
“Alludevo al fatto – ha detto il ministro – che nessun mafioso abbia mai manifestato al telefono la volontà di delinquere e comunque abbia espresso delle parole che costituiscano prova di un delitto in atto, in progressione o programmato. Quello a cui servono le intercettazioni, lo ribadisco, sono i movimenti delle persone che sono sospettate di criminalità, di terrorismo e di altri reati gravissimi. Quello che serve è la capacità di comprendere attraverso le intercettazioni quali sono i al telefono che legano queste persone ad altre e per questo le intercettazioni, anche quelle preventive, non quelle giudiziarie sono indispensabili”.
Il ministro ha ribadito che “non vi saranno riforme per le intercettazioni sulla mafia e sul terrorismo” , ma nulla dice nella sua relazione se intercettazioni e l’utilizzo del trojan resteranno come sono oggi anche per indagini su reati come la corruzione, come chiedono il Movimento 5 stelle e il Procuratore Nazionale Antimafia Melillo. “Altra cosa sono le intercettazioni giudiziarie che coinvolgono persone né indagate né imputate e che attraverso un meccanismo perverso e tra l’altro costosissimo di diffusione pilotata, finiscono sulla stampa, sui giornali e delegittimano e offendono i cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini”.
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