Il Maroccogate “rafforza” la posizione del Fronte Polisario, per il quale i saharawi sono i più colpiti dallo scandalo corruzione nel Parlamento europeo nella loro lotta per l’autodeterminazione e l’indipendenza. A dirlo è Brahim Gali, presidente del movimento radicato nel Sahara Occidentale, che in questi giorni tiene il suo sedicesimo congresso a Dakhla, nei campi profughi saharawi, che prenderà la decisione di rafforzare la propria lotta armata contro l’esercito del Marocco.
“Eravamo convinti che dietro l’atteggiamento del Parlamento europeo di respingere le risoluzioni della Corte di Giustizia europea in tutti questi anni ci fosse la corruzione”, spiegano durante il vertice gli esponenti del Fronte Polisario a Ilfattoquotidiano.it. L’Unione europea ha firmato accordi su commercio, agricoltura e pesca con il Marocco che sono stati più volte respinti dalla Corte perché includevano le acque del Sahara Occidentale senza l’approvazione della sua popolazione. Le sentenze hanno dato così ragione al Fronte Polisario, legittimo rappresentante politico del movimento di liberazione, che lotta adesso per dei compensi economici. Kenti Balla, membro della delegazione del Fronte Polisario a Bruxelles, chiede “non solo una condanna a livello giudiziario, ma anche a livello politico e morale” nei confronti delle autorità marocchine dopo lo scandalo corruzione che ha travolto il Parlamento Ue.
L’eurodeputata spagnola Ana Miranda (Bloque nacionalista gallego), che ha partecipato alle votazioni di tutti gli accordi sulla pesca, ricorda che quello del 2019 tra l’Ue e il Marocco è stato approvato prima dell’ultima decisione della Corte di Giustizia, avvenuta nel 2021. “C’era molta pressione affinché fosse approvato – dice – Ci furono deputati che votarono una cosa in commissione e cambiarono opinione nella sessione plenaria. Sono sempre i socialisti spagnoli a cambiare opinione all’ultimo momento”. L’eurodeputata ricorda anche un incidente avvenuto nel corso di una seduta della commissione per la Pesca, nel 2018: in quell’occasione ricevette “pesanti insulti, con urla” dal rappresentante del Marocco “che diceva che il Sahara non esisteva”. In tutti questi anni hanno più volte bussato alla sua porta dei rappresentanti marocchini che l’eurodeputata non ha voluto ricevere: “A me non ha sorpreso il Maroccogate. Ma servono le prove”.
“Per molti anni non ci spiegavamo il motivo per cui il Sahara Occidentale fosse un argomento sul quale le istituzioni europee non facessero nulla”, dice Abdeslam Omar, presidente di Afapredesa (Associazione di familiari di prigioneri e desaparecidos saharawi). Secondo i loro calcoli, ci sono 445 desaparecidos, ma il Marocco ne riconosce solo 351. “In 25 anni di risoluzioni d’urgenza non ce n’è stata una sui diritti umani in Marocco e sulla situazione nel Sahara Occidentale, mentre ce ne sono state su Paesi del Maghreb come Algeria, Tunisia o Egitto”, aggiunge l’eurodeputato spagnolo Miguel Urbán (Anticapitalistas). Per lui, “il Marocco è il bambino viziato della politica estera dell’Ue per la sua posizione geostrategica nel Maghreb e per i suoi legami con gli Stati Uniti e l’Europa rispetto all’Algeria”. Per questo, a lui quello che ha colpito è che “il Marocco avesse bisogno della corruzione. Sarà perché il regime voleva tenere sotto controllo tutto al 100%”.
Per la prima volta in 25 anni questa settimana il Parlamento europeo voterà una risoluzione, presentata dal Gruppo della Sinistra, sulla repressione contro i giornalisti in Marocco, e in particolare contro Omar Radi, 36 anni, condannato a sei anni di carcere nel marzo scorso. Un mese fa la proposta, che ha avuto il voto favorevole dei socialisti, non sarebbe andata avanti.
In passato i socialisti europei, e in particolare gli spagnoli, hanno fatto di tutto per soddisfare il Marocco. Nell’ottobre del 2021 hanno perfino votato la candidata proposta da Vox e Fratelli d’Italia al Premio Sakharov per i diritti umani, Jeanine Áñez, ex presidente della Bolivia, per impedire che tra i finalisti ci fosse l’attivista saharawi Sultana Khaya, rinchiusa per 557 giorni nella sua abitazione e stuprata da paramilitari marocchini. Urbán ricorda che “la votazione, che si svolgeva con voto telematico per il Covid, è stata sospesa all’improvviso per un’ora, dopodichè i socialisti hanno votato la candidatura di Vox”. Il Gruppo della Sinistra vuole adesso denunciare il caso di almeno altri due giornalisti incarcerati dal Marocco: Toufik Bouachrine, direttore del giornale Akhbar al Youm condannato a 15 anni di carcere nel settembre 2021, e Souleiman Raissouni, caporedattore dello stesso giornale condannato nel maggio 2022 a cinque anni.