Cultura

Uffizi, chi si rivede: tornano in sala oltre 200 Autoritratti (su quasi 2mila). Arriva in visita pure Sangiuliano (ma per inaugurare il ristorante)

Il museo più visitato d'Italia al centro delle polemiche ma anche di svariate novità. Per esempio rivede la luce una parte degli Autoritratti di artisti diventati invisibili negli ultimi anni. E poi sorpresa: a Pasqua sparirà la gru nel piazzale: è lì da 16 anni

di Marco Ferri

Negli ultimi settanta giorni gli Uffizi di Firenze, il museo più visitato d’Italia, è stato al centro di diverse polemiche – la mancata apertura straordinaria durante il ponte di Ognissanti e l’aumento del 25% (da 20 a 25 euro) del costo del biglietto in alta stagione – per cui è da attendersi da parte della direzione del museo una decisa azione di “bilanciamento” grazie a una serie di buone nuove che presto saranno comunicate.

Una delle più importanti sarà il riallestimento di una dozzina di sale al piano nobile del complesso vasariano destinate ad accogliere circa 200-250 Autoritratti. È noto che gli Uffizi sono detentori dell’unica e più importante collezione al mondo di Autoritratti d’artisti che – iniziata a metà del XVI secolo in maniera occasionale e poi diventata più “istituzionale un secolo dopo grazie alla volontà di Leopoldo de’ Medici – oggi conta oltre 1800 pezzi (tra dipinti, sculture in vari materiali, disegni, fotografie etc..), di cui poco meno di un terzo (esattamente 520) fino al dicembre 2016 erano visibili all’interno del Corridoio Vasariano, nel tratto comprendente il passaggio sopra il Ponte Vecchio e quello successivo fino alla Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli: da Vasari a Canova, da Andrea del Sarto a Gian Lorenzo Bernini, da Silvestro Lega a Giovanni Fattori, da Filippino Lippi a Rubens, con l’ultimo tratto completamente dedicato agli artisti del Novecento, con opere di Giacomo Balla e Ceroli, Corcos e Chagall, Bill Viola, Giulio Paolini e Patti Smith, fino a tre autoritratti della pittrice francese Elisabeth Chaplin. Era una promenade d’eccellenza, emozionante, che tutto il mondo invidiava all’Italia, ma che da più di sei anni nessuno ha più potuto percorrere.

Una volta chiuso il Corridore (così si chiamava all’inizio il percorso sopraelevato), la stragrande maggioranza di quegli Autoritratti tornò in deposito e tra poco una piccola selezione – circa 200-250 – troverà spazio in sale che fino al 2015 ospitavano le bellissime mostre temporanee degli Uffizi che, in seguito alla riforma Franceschini e allo spacchettamento del Polo Museale Fiorentino con creazione dei musei autonomi e dei Poli regionali, sono diventate solo un ricordo. Le sale rinnovate saranno pronte alla fine di marzo e con tutta probabilità il colore dominante delle quinte sarà un rosso porpora cardinalizia.

Comunque la collezione degli Autoritratti degli Uffizi per il momento (e da troppo tempo) rimane una delle collezioni meno visibili a Firenze, un patrimonio che meriterebbe di essere valorizzato con un’azione decisa e lungimirante, per cui ben venga l’allestimento delle sale destinate a queste particolari opere, anche se lo spazio risulterà comunque insufficiente per tornare almeno ai livelli numerici del Vasariano.

E se dopo quasi 17 anni di cantiere per la realizzazione dei Nuovi Uffizi si prevede una superficie per accogliere circa un nono dell’intera collezione degli Autoritratti, lasciano perplessi le proposte di generica apertura degli “Uffizi 2” per “esporre tutti quei reperti che sono nei depositi”, come ha indicato il ministro Gennaro Sangiuliano: meglio sarebbe cercare subito una nuova sistemazione per valorizzare il grosso della collezione degli Autoritratti – davvero unica e tipica degli Uffizi -, ormai diventata pressoché invisibile.

A proposito di opere “mai viste”: agli inizi degli anni Duemila, alle “Reali Poste” degli Uffizi – un elegante ambiente al piano terra del complesso vasariano, fuori dal percorso museale – per 13 anni consecutivi in occasione delle feste natalizie fu organizzata una mostra dedicata a “I mai visti” – cioè alle opere non musealizzate, custodite nel deposito della Galleria – cambiando tema ogni anno. Era a ingresso gratuito, come una sorta di annuale regalo al pubblico, costava poco al museo e valorizzava opere che pochi o nessuno avevano ammirato. Era un’idea così semplice e valida che oggi pare fantascienza, anche perché quello stesso spazio, una volta dedicato all’arte, sta per diventare il ristorante degli Uffizi di cui, francamente, non se ne sentiva alcuna necessità. A presentare il riallestimento dei nuovi spazi il 21 gennaio interverrà a Firenze lo stesso ministro Sangiuliano, che potrà solo ammirare il nuovo ristorante, ma non “provarlo”: infatti prima che questo inizi a funzionare realmente passeranno dei mesi.

A conti fatti quindi, gli acquisti di opere sul mercato, le donazioni, i record di visitatori (strombazzati a ogni piè sospinto) degli Uffizi ci sono sempre stati; casomai sono i problemi che sono aumentati con l’acquisita autonomia del museo: il Corridoio Vasariano è chiuso da sei anni (dopo anni di studi, ricerche, bandi di gara e lavori a rilento, solo in una piccola parte del percorso gli interventi saranno ultimati il prossimo giugno), le grandi mostre sono un lontano ricordo, l’appuntamento natalizio con “I mai visti” abolito in concomitanza della riforma Franceschini, i problemi di carenza del personale sempre più gravi (a proposito, chi vigilerà nelle nuove sale degli Autoritratti?), per non parlare dell’infinito cantiere dei Nuovi Uffizi che se va bene si concluderà con 16 anni di ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia, ovvero nel 2026, come ilfattoquotidiano.it scrisse qualche tempo fa. La data ultima, tra tre anni, riguarda soprattutto l’utilizzo dei fondi europei con cui i Nuovi Uffizi dovranno concludersi: se entro il 2026 non saranno stati impegnati i fondi previsti, lo Stato Italiano dovrà frugarsi nelle tasche per trovare altre risorse per concludere l’interminabile cantiere. Intanto a Pasqua sparirà la gru nel piazzale degli Uffizi (fu montata nel marzo del 2006) per cui chi la volesse immortalare in un’immagine per i posteri è pregato di affrettarsi.

Pruriginosa appendice del cantiere, infine, è la cosiddetta Loggia Isozaki che, dopo il concorso internazionale del 1998, dovrebbe essere realizzata all’uscita degli Uffizi e che a tutt’oggi rappresenta la “novella dello stento” dell’architettura Italiana, un’opera che ha sempre generato polemiche (per bruttezza, inutilità, costo, opportunità politica, etc..), ma che continua a tornare tanto utile a chi opportunisticamente la maneggia. A parole, ovviamente.

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