Il Parlamento europeo “esorta le autorità marocchine a rispettare la libertà dei media e a garantire processi equi ai giornalisti imprigionati”. Con una risoluzione approvata a larga maggioranza (356 voti a favore, 32 contrari e 42 astenuti) durante la seduta del 19 gennaio, l’Eurocamera condanna, per la prima volta dal 1994, la condotta assunta dalle autorità di Rabat nei confronti di giornalisti e attivisti politici in aperta violazione dei diritti fondamentali e dell’accordo di associazione Ue-Marocco. Passa anche l’emendamento, presentato dal gruppo delle sinistre, che esprime “profonda preoccupazione” per le accuse secondo cui le autorità di Rabat avrebbero corrotto alcuni eurodeputati e chiede per i rappresentanti del Marocco “l’applicazione delle stesse misure applicate ai rappresentanti del Qatar”: tra queste lo stop all’accesso dei delegati dei due Paesi coinvolti nel caso.

Con la risoluzione gli eurodeputati chiedono “l’immediato rilascio provvisorio per Omar Radi”, detenuto dal luglio 2020 e condannato in appello a sei anni di reclusione con l’accusa di spionaggio e stupro, e di “Souleimen Raissouni e Taoufik Bouachrine”, rispettivamente direttore e caporedattore dell’ormai defunto quotidiano indipendente in lingua araba Akhbar al-Yaoum, i quali, secondo Reporters sans frontières (Rsf) sono “altre due vittime della strumentalizzazione di scandali sessuali” in Marocco. Nella risoluzione si chiede inoltre la scarcerazione del leader del Hirak del Rif, “Nasser Zefzafi, finalista del premio Sacharov per la libertà di pensiero 2018”, condannato a 20 anni di prigione.

Una risoluzione definita “storica” da Rsf, che accoglie con entusiasmo “la fine del silenzio del Parlamento europeo sul Marocco” e che, per bocca del suo segretario generale Christophe Deloire, spiega che “sono ormai diversi anni che avvertiamo gli eurodeputati in merito alle intimidazioni e alle vessazioni giudiziarie dei giornalisti marocchini”, ricevendo solo risposte negative. La risoluzione però è stata approvata non senza pressioni da parte del governo marocchino che ha criticato l’organo legislativo europeo e ha definito la misura legislativa ignorante della “situazione della libertà di stampa in Marocco”.

Il voto – Sul voto della risoluzione spicca il No di condanna al Marocco di una nutrita pattuglia di oltre dieci socialisti spagnoli. Si astiene l’eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini. Più divisivo, nei gruppi del Pe, il voto sull’emendamento della sinistra che chiede l’estensione ai rappresentati del Marocco delle misure già adottate dall’Eurocamera sul Qatar. Il testo è passato senza i voti di Fdi-Ecr, i cui eurodeputati, tra i quali gli italiani Carlo Fidanza, Nicola Procaccini, Sergio Berlato, Denis Nesci e Raffaele Stancanelli, hanno optato per l’astensione. “La nostra astensione su questo emendamento non è ovviamente dovuta a qualsivoglia indulgenza”, si è giustificata in una nota la delegazione Fdi, “verso i gravissimi fatti che stanno emergendo con l’inchiesta Qatargate, sui quali abbiamo tenuto fin dal primo giorno una posizione intransigente”.

Cosa prevede la risoluzione – Il testo approvato chiede al governo marocchino il rilascio di “tutti i giornalisti in prigione, la fine delle vessazioni nei confronti di tutti i giornalisti del Paese, nonché dei loro avvocati e delle loro famiglie”. Inoltre, Bruxelles condanna “con forza il fatto che le accuse di aggressione sessuale siano utilizzate in modo improprio per dissuadere i giornalisti dall’esercizio della loro attività”. Già il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie aveva concluso che le detenzioni dei giornalisti di Akhbar al-Yaoum erano arbitrarie, spiegando che “Bouachrine e Raissouni erano stati presi di mira per aver esercitato la loro professione e il loro diritto alla libertà di espressione”. Il testo va poi oltre ed esorta Rabat a porre fine alla sorveglianza digitale dei giornalisti e attivisti, “anche attraverso il software spia Pegasus del gruppo NSO”. Si chiede poi ai paesi membri dell’Ue di “interrompere l’esportazione di tecnologia di sorveglianza in Marocco”. Ma non finisce qui. L’Europarlamento “esprime profonda preoccupazione per le accuse secondo cui le autorità marocchine avrebbero corrotto alcuni deputati al Parlamento europeo”, chiedendo “l’applicazione delle stesse misure applicate ai rappresentanti del Qatar” e ribadendo il “suo impegno a indagare e ad affrontare in modo approfondito i casi di corruzione nei quali sono coinvolti paesi terzi che tentano di acquisire influenza in seno al Parlamento europeo”.

Pressioni politiche di Rabat – Soprattutto quest’ultima parte ha allarmato il governo marocchino che ha cercato, nei giorni precedenti la discussione e il voto della risoluzione, di influenzare le decisioni dei deputati europei. In data 16 gennaio una delegazione di politici di Rabat ha chiesto infatti incontri urgenti a Bruxelles con europarlamentari esponenti di tutti i gruppi politici. Nello stesso giorno il presidente del gruppo socialista nella Camera dei deputati del Marocco, Abderrahim Chahid, scriveva alla presidente del gruppo S&d, Iratxe Garcia Perez, per esprimerle il suo rammarico verso la risoluzione e spiegando che “mentre il Marocco sta mobilitando tutti i mezzi necessari per rafforzare il partenariato” Marocco-Ue, “stiamo assistendo all’implacabilità di alcuni parlamentari” intenzionati a “danneggiare le nostre relazioni bilaterali”. Chahid spiega inoltre nella sua lettera che le proposte di risoluzione presentate, sia quella “verbale di Left, che quella scritta di Renew Europe dimostrano una reale ignoranza della situazione della libertà di stampa in Marocco”. “Il nostro obiettivo è riunire i punti di vista e rimuovere i malintesi, soprattutto in questi tempi di grande incertezza e crisi”, conclude il parlamentare marocchino. Lahcen Haddad, co-presidente della commissione parlamentare mista Ue-Marocco accusa l’Ue di “doppi standard” e critica il fatto che la risoluzione “si riferisce a un caso ancora in corso dinanzi a un potere giudiziario indipendente di un paese partner e interferisce quindi in un processo giudiziario in corso”.

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