“Le intercettazioni sono uno strumento investigativo indispensabile, confinarle solo ai reati di mafia e di terrorismo significa lasciar cadere tutto un pezzo della repressione criminale”. A rivendicarlo al Fattoquotidiano.it è Antonello Ardituro, sostituto procuratore nazionale Antimafia, a margine del convegno “Economia e giustizia. Il contributo delle discipline economico-aziendali e delle professioni per la legalità”, all’Università Lumsa a Roma.
Se il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è difeso dalle accuse spiegando che “non vi saranno riforme per le intercettazioni sulla mafia e sul terrorismo” , nulla ha invece anticipato nella sua relazione al Senato in merito al futuro delle intercettazioni e dell’utilizzo del trojan anche per le indagini su reati come la corruzione e i reati economici, che il Movimento 5 stelle e lo stesso Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo chiedono di mantenere, di fronte invece alla volontà annunciata dal governo di voler limitare l’abuso nei reati minori’.
A difendere lo strumento è così anche lo stesso sostituto procuratore Ardituro: “Non si può scindere il reato di mafia da reati come corruzione e criminalità economica, che sono il core business oggi delle mafie stesse. Quindi le intercettazioni servono forse ancora di più in questi ambiti, caratterizzati da una profonda omertà, dove è difficile svolgere investigazione senza questi strumenti”, ha continuato.
Per poi difendere anche lo strumento del trojan, sotto attacco dello stesso Guardasigilli che lo aveva già bollato in passato come ‘arma incivile‘: “È uno strumento decisivo, di certo invasivo, ma come avanza la tecnologia dal punto di vista delle attività criminali, deve avanzare quella nella repressione. Si tratta di applicare con prudenza lo strumento, ma non va né abolito né limitato per questi reati che non è giusto più chiamare nemmeno ‘reati spia’, dato che sono il core business della criminalità organizzata”, ha rivendicato.
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