“Il tempo mette in discussione il raggiungimento dell’obiettivo, i cantieri devono partire a giugno… dovremo lavorare giorno e notte anche d’inverno”. Nella sala consiliare del municipio di Cortina d’Ampezzo si è svolta la Conferenza di servizi decisoria per dare il via libera alla costruzione della nuova pista da bob per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Il commissario di governo Luigivalerio Sant’Andrea, amministratore delegato di Società Infrastrutture che si occupa di tutte le opere, ha pronunciato una frase indicativa della grande preoccupazione riguardante la possibilità di ultimare la pista (che è contestata dagli ambientalisti e anche da molti cortinesi) entro il dicembre 2024, per consentire il collaudo tra gennaio e marzo 2025, un anno prima dei Giochi. Da almeno due anni gli interrogativi sulla fattibilità del progetto si incrociano ai più diversi livelli, anche se ufficialmente sia il governatore veneto Luca Zaia, grande sponsor dell’opera, sia il presidente del Coni Giovanni Malagò hanno assicurato che si farà e si farà a Cortina.
A sorpresa era presente Giovanna Cenier, presidente di Italia Nostra di Belluno, una delle associazioni che si oppongono alla costruzione della pista da 85 milioni di euro. Sant’Andrea l’ha ringraziata per la sua presenza. In realtà è stato un decreto monocratico del Tar del Veneto ad autorizzare che fosse convocata. Finora, infatti, le associazioni non sono riuscite a prendere visione del nuovo progetto.
RICERCA DI ALTERNATIVE SENZA ESITO – Dalla Conferenza dei servizi è emerso che Infrastrutture ha fatto svolgere una recentissima ricognizione sulle alternative possibili, oltre a quella già fatta svolgere dalla Regione nel 2021. È evidente che i tecnici si rendono conto di quanto poco tempo abbiano per ultimare i lavori, con un ritardo già stratosferico rispetto al masterplan che vinse la candidatura. “Per la redazione del progetto – ha spiegato Sant’Andrea – si è reso necessario approfondire lo stato di consistenza degli impianti sportivi più prossimi al confine italiano, oltre che all’impianto dismesso di Cesana (in Piemonte, ndr), con l’obiettivo di definire le maggiori criticità, al fine di ottimizzare le scelte tecniche per la massima sostenibilità economica, sociale ed ambientale”. Per la prima volta si ammette che, in extremis, si è fatta quella ricognizione che andava fatta fin dall’inizio. Sono state analizzate non solo Cesana Pariol (nella foto), struttura usata per Torino 2006 e in abbandono dal 2011, ma anche Innsbruck in Austria, La Plange in Francia e Koenigssee in Germania. “Ad oggi non risulta percorribile l’ipotesi di un immediato utilizzo, senza sostanziali interventi di riqualificazione, degli impianti sportivi oggetto d’indagine, in quanto non in possesso dei requisiti minimi previsti dalle federazioni internazionali per lo svolgimento delle prossime gare olimpiche”. Secondo Sant’Andrea, quindi, non rimane che Cortina.
IL NUOVO PROGETTO – L’ad di Infrastrutture ha illustrato il nuovo progetto. Siamo al quarto rifacimento. Una prima ipotesi fu respinta perché non teneva conto dei criteri di sicurezza richiesti dal Cio. Una seconda era troppo impattante, con un viadotto alto una dozzina di metri e lungo qualche centinaio di metri sopra il campo da tennis. Un terzo progetto, con “otto volante” finale, sembrava definitivo, poi hanno scoperto che così sarebbe stato distrutto un parco giochi costato più di un milione di euro e inaugurato appena un anno fa, oltre a un parco avventure. Dopo le proteste di ambientalisti e cittadini, ecco il quarto rifacimento. Presenta un percorso ipogeo per il 56 per cento del totale, il 10 per cento in elevazione e il 26 per cento appoggiato a terra. Così si salverebbe (dopo i lavori) almeno il parco giochi e non rovinerebbe l’area del laghetto Bandion, di grande pregio ambientale.
APPROVAZIONE RINVIATA – “Il progetto risponde ai più elevati standard di sostenibilità, economica, sociale, ambientale e soddisfa i più avanzati requisiti tecnico-sportivi e di sicurezza. – ha assicurato Sant’Andrea. – Con la Conferenza di servizi di oggi si confermano i tempi dell’iter autorizzativo per la realizzazione dello Sliding centre”. Eppure la decisione è stata rinviata almeno al 27 gennaio. La Soprintendenza ai beni Ambientali ha spiegato di non poter esprimere una valutazione, visto che manca ancora il progetto definitivo. La Provincia di Belluno ha espresso perplessità sul fatto che l’acqua per realizzare il ghiaccio (22mila metri cubi) non sarà più prelevata dal torrente Boite (hanno scoperto solo ora che avrebbero dovuto costruire un impianto per depurarla!), come previsto inizialmente, ma sarà attinta dall’acquedotto comunale. Intanto è stata individuata la ditta che procederà a smantellare la vecchia pista: è la Noldem spa di Torino, che con un ribasso del 18,81% ha vinto la gara per un importo di un milione 796mila euro (più Iva). Nel 2020 la società si è occupata di rimuovere un “panettone” con pietre contenenti amianto in un tunnel della Tav in Val di Susa.
M5S: “BASTA SPRECHI” – Per quanto riguarda l’ipotizzato (e ormai quasi certo) trasferimento delle gare di pattinaggio da Baselga di Pinè all’impianto torinese di Oval, da registrare una presa di posizione del Movimento 5 stelle Trentino. “Siamo contrari a spendere più di quanto previsto per lo stadio del ghiaccio di Baselga di Piné, cifre che già appaiono esorbitanti (almeno 50 milioni di euro, ndr), specie alla luce del caro-vita e delle difficoltà economiche di tantissimi cittadini. La sciatteria con cui fin dall’inizio è stata gestita la partita dello stadio del ghiaccio di Baselga di Pinè non può e non deve stupire”. Il consigliere provinciale Alex Marini dichiara: “Si tratta di conseguenze inevitabili quando un’opera viene realizzata senza avere altro scopo che spendere denaro pubblico in gran quantità per far felici poche, ma ben introdotte e ricche persone. Ad un certo punto si era arrivati addirittura a prendere in considerazione l’idea di interventi per 180 milioni, quando lo stadio del ghiaccio di Torino, oggi adibito a centro conferenze, ne era costati 40 nel 2006”.
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Olimpiadi 2026, i grandi timori sulla pista da bob di Cortina: “C’è poco tempo”. Presentato un nuovo progetto: è il quarto
Il commissario di governo Luigivalerio Sant’Andrea ammette: "Il tempo mette in discussione il raggiungimento dell’obiettivo". Eppure la decisione sul via libera all'opera da 85 milioni di euro è stata rinviata almeno al 27 gennaio. Aumentano gli interrogativi sulla fattibilità, ma ufficialmente le ipotesi alternative - compresa la pista di Cesana in Piemonte - sono state accantonate
“Il tempo mette in discussione il raggiungimento dell’obiettivo, i cantieri devono partire a giugno… dovremo lavorare giorno e notte anche d’inverno”. Nella sala consiliare del municipio di Cortina d’Ampezzo si è svolta la Conferenza di servizi decisoria per dare il via libera alla costruzione della nuova pista da bob per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Il commissario di governo Luigivalerio Sant’Andrea, amministratore delegato di Società Infrastrutture che si occupa di tutte le opere, ha pronunciato una frase indicativa della grande preoccupazione riguardante la possibilità di ultimare la pista (che è contestata dagli ambientalisti e anche da molti cortinesi) entro il dicembre 2024, per consentire il collaudo tra gennaio e marzo 2025, un anno prima dei Giochi. Da almeno due anni gli interrogativi sulla fattibilità del progetto si incrociano ai più diversi livelli, anche se ufficialmente sia il governatore veneto Luca Zaia, grande sponsor dell’opera, sia il presidente del Coni Giovanni Malagò hanno assicurato che si farà e si farà a Cortina.
A sorpresa era presente Giovanna Cenier, presidente di Italia Nostra di Belluno, una delle associazioni che si oppongono alla costruzione della pista da 85 milioni di euro. Sant’Andrea l’ha ringraziata per la sua presenza. In realtà è stato un decreto monocratico del Tar del Veneto ad autorizzare che fosse convocata. Finora, infatti, le associazioni non sono riuscite a prendere visione del nuovo progetto.
RICERCA DI ALTERNATIVE SENZA ESITO – Dalla Conferenza dei servizi è emerso che Infrastrutture ha fatto svolgere una recentissima ricognizione sulle alternative possibili, oltre a quella già fatta svolgere dalla Regione nel 2021. È evidente che i tecnici si rendono conto di quanto poco tempo abbiano per ultimare i lavori, con un ritardo già stratosferico rispetto al masterplan che vinse la candidatura. “Per la redazione del progetto – ha spiegato Sant’Andrea – si è reso necessario approfondire lo stato di consistenza degli impianti sportivi più prossimi al confine italiano, oltre che all’impianto dismesso di Cesana (in Piemonte, ndr), con l’obiettivo di definire le maggiori criticità, al fine di ottimizzare le scelte tecniche per la massima sostenibilità economica, sociale ed ambientale”. Per la prima volta si ammette che, in extremis, si è fatta quella ricognizione che andava fatta fin dall’inizio. Sono state analizzate non solo Cesana Pariol (nella foto), struttura usata per Torino 2006 e in abbandono dal 2011, ma anche Innsbruck in Austria, La Plange in Francia e Koenigssee in Germania. “Ad oggi non risulta percorribile l’ipotesi di un immediato utilizzo, senza sostanziali interventi di riqualificazione, degli impianti sportivi oggetto d’indagine, in quanto non in possesso dei requisiti minimi previsti dalle federazioni internazionali per lo svolgimento delle prossime gare olimpiche”. Secondo Sant’Andrea, quindi, non rimane che Cortina.
IL NUOVO PROGETTO – L’ad di Infrastrutture ha illustrato il nuovo progetto. Siamo al quarto rifacimento. Una prima ipotesi fu respinta perché non teneva conto dei criteri di sicurezza richiesti dal Cio. Una seconda era troppo impattante, con un viadotto alto una dozzina di metri e lungo qualche centinaio di metri sopra il campo da tennis. Un terzo progetto, con “otto volante” finale, sembrava definitivo, poi hanno scoperto che così sarebbe stato distrutto un parco giochi costato più di un milione di euro e inaugurato appena un anno fa, oltre a un parco avventure. Dopo le proteste di ambientalisti e cittadini, ecco il quarto rifacimento. Presenta un percorso ipogeo per il 56 per cento del totale, il 10 per cento in elevazione e il 26 per cento appoggiato a terra. Così si salverebbe (dopo i lavori) almeno il parco giochi e non rovinerebbe l’area del laghetto Bandion, di grande pregio ambientale.
APPROVAZIONE RINVIATA – “Il progetto risponde ai più elevati standard di sostenibilità, economica, sociale, ambientale e soddisfa i più avanzati requisiti tecnico-sportivi e di sicurezza. – ha assicurato Sant’Andrea. – Con la Conferenza di servizi di oggi si confermano i tempi dell’iter autorizzativo per la realizzazione dello Sliding centre”. Eppure la decisione è stata rinviata almeno al 27 gennaio. La Soprintendenza ai beni Ambientali ha spiegato di non poter esprimere una valutazione, visto che manca ancora il progetto definitivo. La Provincia di Belluno ha espresso perplessità sul fatto che l’acqua per realizzare il ghiaccio (22mila metri cubi) non sarà più prelevata dal torrente Boite (hanno scoperto solo ora che avrebbero dovuto costruire un impianto per depurarla!), come previsto inizialmente, ma sarà attinta dall’acquedotto comunale. Intanto è stata individuata la ditta che procederà a smantellare la vecchia pista: è la Noldem spa di Torino, che con un ribasso del 18,81% ha vinto la gara per un importo di un milione 796mila euro (più Iva). Nel 2020 la società si è occupata di rimuovere un “panettone” con pietre contenenti amianto in un tunnel della Tav in Val di Susa.
M5S: “BASTA SPRECHI” – Per quanto riguarda l’ipotizzato (e ormai quasi certo) trasferimento delle gare di pattinaggio da Baselga di Pinè all’impianto torinese di Oval, da registrare una presa di posizione del Movimento 5 stelle Trentino. “Siamo contrari a spendere più di quanto previsto per lo stadio del ghiaccio di Baselga di Piné, cifre che già appaiono esorbitanti (almeno 50 milioni di euro, ndr), specie alla luce del caro-vita e delle difficoltà economiche di tantissimi cittadini. La sciatteria con cui fin dall’inizio è stata gestita la partita dello stadio del ghiaccio di Baselga di Pinè non può e non deve stupire”. Il consigliere provinciale Alex Marini dichiara: “Si tratta di conseguenze inevitabili quando un’opera viene realizzata senza avere altro scopo che spendere denaro pubblico in gran quantità per far felici poche, ma ben introdotte e ricche persone. Ad un certo punto si era arrivati addirittura a prendere in considerazione l’idea di interventi per 180 milioni, quando lo stadio del ghiaccio di Torino, oggi adibito a centro conferenze, ne era costati 40 nel 2006”.
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"Bruno Pizzul -aggiunge- è stato un tifoso della Nazionale, sì, ma mai partigiano. Raccontava il calcio con misura, con un codice di sobrietà e senza cercare di essere protagonista. Niente eccessi, nessuna sciatteria linguistica, solo competenza e passione. Un esempio di giornalismo sportivo che oggi sembra lontano. Che la terra gli sia lieve”.
Milano, 5 mar. (Adnkronos) - Assimpredil-Ance Milano e la società immobiliare Abitare In risultano indagate in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti nell'inchiesta milanese sull'urbanistica che ha portato ai domiciliari l'architetto Giovanni Oggioni, in qualità di vice presidente della commissione per il Paesaggio di Palazzo Marino.
In particolare, secondo quanto emerge nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, alla società immobiliare viene contestato di "non aver rilevato l'evidente conflitto di interessi tra Oggioni dirigente del Sue di Milano e poi vice presidente delle commissione per il Paesaggio e la figlia (non indagata, ndr) remunerata (circa 124mila euro) quale stabile collaboratrice dell'impresa" dal 2020 a oggi.
Per Assimpredil-Ance Milano, invece, la contestazione riguarda il "non aver rilevato - si legge nel provvedimento - l'evidente conflitto di interessi di Oggioni incaricato di un contratto di consulenza pluriennale del valore di 178.000 euro" (quasi 179mila secondo la cifra indicata nel sequestro preventivo), dal novembre 2021 e ancora in essere. La procura di Milano ha chiesto il sequestro preventivo di circa 300 mila euro come profitto del reato contestato all'architetto arrestato.
Milano, 5 mar. (Adnkronos) - Giovanni Oggioni, l'architetto ed ex dirigente del Comune di Milano finito ai domiciliari per corruzione, falso e depistaggio in un'inchiesta sull'urbanistica, ha usato il suo ruolo di vice presidente della Commissione per il paesaggio di Palazzo Marino, come "cerniera occulta tra l'amministrazione e gli interessi dei privati". Lo sostiene il giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini che ha respinto la richiesta del carcere avanzata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici. Ne è prova, ad esempio, "l'aver brigato per pilotare le candidature e le nomine dei componenti della commissione per il paesaggio da rinnovare".
Le indagini "hanno disvelato l'esistenza di un consolidato sistema di corruttela commistione tra interessi pubblici e privati, incentrato - tra gli altri - sulla figura di Giovanni Oggioni e la Commissione Paesaggio. In pratica, grazie alla presenza di Oggioni all'interno dell'organismo (interamente composto da professionisti operanti sul territorio di Milano), importanti costruttori privati potevano ottenere informazioni, anticipazioni e un occhio di riguardo per le pratiche di interesse" scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare. "Tutto ciò era accompagnato da un disinvolto rilascio di titoli edilizi illegittimi, preceduto da mistificazioni e omissioni disseminate in maniera strumentale, nonché da un sistematico aggiramento delle norme morfologiche di settore e delle procedure previste dalla legge per garantire il vaglio da parte della Giunta regionale" si legge nel provvedimento.
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