Il quarto disegno di legge depositato in Parlamento sul tema è di Roberto Menia e sostiene che "la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita". La deputata si Sinistra Verdi Piccolotti: "Proposte pericolose per tutte le donne"
Spunta un nuovo disegno di legge pro-life al Senato, il quarto da inizio legislatura e questa volta targato Fratelli d’Italia. Dopo il disegno di legge presentato da Forza Italia a inizio legislatura arriva quello del senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia, intitolato “modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano”. Obiettivo del disegno di legge – che ricalca nei contenuti il testo di ottobre, a firma Maurizio Gasparri – è “dichiarare che ogni uomo ha la capacità giuridica in quanto uomo, cioè che la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita”, si legge nel ddl, visionato dall’agenzia Adnkronos.
“Si tratta di riconoscere, anche nell’ambito giuridico, che embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identica realtà, un identico soggetto, lo stesso essere personale, lo stesso uomo”, sostiene Menia nella presentazione del ddl, sottolineando come la “vita umana prenatale” sia sottoposta “a rischi di varia natura”. Secondo il relatore del testo, “urge una completa disciplina dell’intervento manipolatore dell’uomo nell’ambito della genetica”. “Per questo”, si legge, “è preliminare la definizione dello ‘statuto giuridico dell’embrione umano’, come richiesto anche dal Parlamento europeo nelle due risoluzioni del 16 marzo 1989 sui problemi etici e giuridici della ingegneria genetica e della procreazione artificiale umana”.
Tra le prime a commentare c’è stata la deputata di Sinistra Verdi Elisabetta Piccolotti che ha chiesto un chiarimento alla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “È evidente”, ha detto, “che questi progetti di legge sono del tutto incompatibili con la tutela della libertà di interrompere la gravidanza garantito dalla legge 194 sulla cui difesa la stessa Meloni ha più volte rassicurato gli elettori”. E questo perché, ha dichiarato ancora Piccolotti, “riconoscere statuto giuridico all’embrione di fatto è il primo e necessario passo per equiparare l’aborto ad un omicidio. È significativo inoltre che i presentatori della proposta siano tutti uomini e usino nella legge soltanto riferimenti al maschile: altro che statuto giuridico della vita prenatale, quello che vogliono riscrivere è lo statuto giuridico della donna, uno statuto a ‘soggettività e libertà limitate e subordinate alla funzione procreativa e alle volontà del padre’. Se la legge proposta da Fdi fosse approvata sarebbero in prospettiva possibili casi in cui in presenza di una contraddizione tra la salvaguardia della vita del feto e quella della donna potrebbe essere affermata in via prioritaria la prima. Meloni deve esprimersi, questi progetti di legge pericolosi per le donne devono essere respinti da tutte le donne“.
Proteste anche da +Europa: “È un dibattito antico”, ha dichiarato la vicepresidente dell’assemblea +Europa Carla Taibi, “riconoscere diritti giuridici all’embrione o al feto inficerebbe la libertà di scelta delle donne: potrebbe portare ad una limitazione delle opzioni disponibili per le donne in gravidanza, aumentando il rischio di aborti clandestini e pericolosi. Mentre la questione dell’aborto dovrebbe essere valutata come una questione di salute pubblica e di accesso alle cure mediche, piuttosto che come una questione morale o religiosa. Anni di battaglie delle donne per la loro emancipazione e autodeterminazione rischiano in questo modo di essere spazzate via, a favore di una visione medievale, in cui il loro solo ruolo sia quello di essere mogli e madri. E’ inaccettabile”.