“Non ho mai proibito o scoraggiato i miei pazienti a seguire le cure tradizionali come chemioterapia e radioterapia. Tutto ciò che hanno fatto è stata una libera scelta di ciascuno”. Così aveva detto il 15 dicembre scorso Alba Veronica Puddu, 52 anni, ai giudici dei Corte d’assise di Cagliari. Una settimana prima che la procura chiedesse per lei 24 anni per aver curato, secondo l’accusa, pazienti affetti da tumore con terapie alternative, ultrasuoni e radiofrequenze, metodologie che avrebbero ridotto l’aspettativa di vita dei malati e accelerato la morte. I giudici non solo hanno accolto la richiesta della pm Giovanna Morra, ma hanno inflitto l’ergastolo. La sentenza di primo grado riconosce colpevole la dottoressa di omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa. Tre i casi finiti sotto indagine.
L’accusa di omicidio volontario era rimasta in piedi solo per la morte di Fiorenzo Fiorini, una delle tre vittime. Gli altri capi di imputazione, invece, erano relativi a tutti e tre i pazienti deceduti: oltre a Fiorini, Davide Spanu e Franco Garau. L’indagine era partita dopo un’inchiesta de Le Iene trasmessa il 19 novembre 2017 su Italia 1, in cui venivano segnalati casi di malati oncologici che avevano abbandonato le terapie tradizionali per quelle proposte dalla dottoressa Puddu, come ultrasuoni, radiofrequenze e rivitalizzazione del sangue, tipologie di trattamenti il cui ambito tipico di applicazione sarebbe quello della medicina diagnostica o estetica. Nel 2018 la Procura di Lanusei aveva sequestrato nello studio della professionista a Tertenia parte della sua strumentazione medica. Nel maggio 2018 il giudice per le indagini preliminari aveva interdetto la donna dall’esercizio della professione medica. “Ho sempre spiegato ai miei pazienti che le mie non erano terapie oncologiche e che i miei trattamenti potevano funzionare come terapie del dolore. Ho sottolineato inoltre i pro e i contro delle terapie – aveva dichiarato aggiunto la dottoressa – Tutti e tre i pazienti deceduti erano in una fase terminale della malattia. Per quanto riguarda Fiorini aveva scelto lui di non sottoporsi agli esami diagnostici e alle cure”. I difensori dell’imputata, Michele Zuddas e Nicola Oggianu, avevano avanzato l’istanza di un perizia per valutare, se all’epoca dei fatti la dottoressa Puddu fosse capace di intendere e di volere. L’istanza era stata però rigettata.
In aula, durante il dibattimento, ha testimoniato anche la moglie di Fioroni, colpito da un melanoma infiltrante di quarto grado e morto a 57 anni. “Dopo il trattamento la dottoressa diceva a mio marito che era ‘pulito’, invece il tumore andava avanti” aveva raccontato ai magistrati Erica Caboi, L’uomo si era convinto a seguire le “cure” dell’imputata, rinunciando anche all’asportazione di un linfonodo. La donna più volte ha ripetuto che Alba Veronica Puddu avrebbe dato speranze. Poi l’aggravarsi delle condizioni, il ricovero e il decesso in pochissimo tempo. Alcuni di questi incontri con la dottoressa – sedute ogni dieci giorni con ultrasuoni – sarebbero stati ripresi dalla moglie col proprio telefonino, tanto che la Corte d’assise ne aveva ordinato l’acquisizione dei filmati.