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Audrey Hepburn, il figlio Sean a FQMagazine a 30 anni dalla morte dell’attrice: “Non si percepiva bella. Il suo stile nasceva dalla mancanza di consapevolezza. Usava il look per essere appropriata”

Per omaggiare l’indimenticabile attrice, nel trentennale della morte, suo figlio ci offre un racconto intimo e autentico sul valore umano dell'iconica madre

di Domenico Marcella

Per noi che l’abbiamo sempre vista soltanto nei film, o che ne abbiamo letto da qualche parte, è come se fossero esistite almeno tre Audrey Hepburn. Tutte gracili, leggere come un soffio, e affascinanti. La prima, ma soltanto in senso cronologico, scorrazzava tra le strade di Roma in sella alla Vespa. La seconda faceva colazione con croissant e cappuccino davanti alla vetrina newyorkese di Tiffany. E la terza volava in Etiopia ad aiutare i bambini vittime della terribile carestia causata da anni di siccità e guerra civile.

Ammirata da donne e uomini per ragioni diverse, Audrey Hepburn si è conquistata lo status di icona per aver rasentato la perfezione: empatica e carismatica, adorabile nella sua immagine e divina per il suo modo di essere. Nel trentennale della sua scomparsa – avvenuta il 20 gennaio del 1993 – suo figlio Sean Hepburn Ferrer (nato dalla relazione di Hepburn con Mel Ferrer) ci dice: “Il fuscello del quale tutti si sono innamorati era in realtà una quercia dalle radici profonde”.

Sean, gli anniversari possono essere una ferita che si riapre.
Sono sereno, non si preoccupi. Avverto in maniera costante la presenza di mia madre. È come se la sua energia si rinvigorisse con il tempo per continuare a ispirare tutti. Pensi che si sta lavorando alla realizzazione di un film di Luca Guadagnino con Rooney Mara e a una serie televisiva prodotta da Wildside e da mio fratello Luca Dotti. E tanti altri sono i progetti che presto verranno ufficializzati.

La narrazione per immagini rivela che sua madre – oltre a essere una delle icone più fotografate e riprodotte della storia – è protagonista indiscussa anche nell’era digitale.
È vero, è permanentemente virale. Mentre le celebrità contemporanee si sforzano ogni giorno a creare dei momenti per i propri social, Audrey Hepburn è protagonista di un’infinità di pagine a lei dedicate.

Audrey Hepburn è stata l’angelo delle buone azioni prima delle altre attrici, delle principesse e delle influencer.
Mi turba il fatto che dopo trentacinque anni, però, la situazione non sia migliorata. È come se non avessimo imparato proprio niente.

Ci spiega meglio?
Certo. Com’è noto, mia madre è stata ambasciatrice Unicef nei cinque anni prima della sua scomparsa. Ha sfruttato la sua immagine di attrice e la sua indipendenza economica come un’opportunità per poter restituire quello che aveva ricevuto. Ha vissuto quell’esperienza con un elevato senso del dovere, accorgendosi di quanto il sistema della carità fosse completamente sbagliato. Sosteneva, infatti, che alle persone in difficoltà bisognava donare non soltanto il minimo indispensabile per sopravvivere, ma soprattutto gli strumenti che permettessero loro l’autosufficienza. Considerava la scolarizzazione il percorso essenziale per la formazione di quei popoli, perché attraverso lo studio, la cultura e la conoscenza avrebbero potuto cambiare il loro destino. Era fermamente convinta che le azioni mirate e durature avrebbero risolto il problema. E aveva proprio ragione.

Sua madre è stata una visionaria. Attraverso la sua missione umanitaria ha insegnato a tutti che basta davvero poco a far parte della soluzione e non del problema.
È proprio così. Ha avuto un’educazione vittoriana. Percepiva il suo contributo come un doversi mettere in fila a passare il secchio pieno d’acqua quando c’era un incendio da spegnere. Aveva sofferto la fame in Olanda, durante la Seconda Guerra Mondiale. Era stata fortunata a sopravvivere e a ricevere gli aiuti di Unicef alla fine del conflitto bellico. Quell’esperienza non l’ha inaridita, ma sensibilizzata ulteriormente. Ripeteva sempre che non bisognava nutrire soltanto lo stomaco, ma anche e soprattutto l’anima e il cuore di quei bambini.

Un vero e proprio manifesto politico.
Era fermamente convinta che bisognava operare per il bene altrui senza mai ottenere alcun profitto economico, altrimenti tutto avrebbe iniziato a scricchiolare e a frantumarsi. E in molti casi così è stato.

Aveva praticamente previsto tutto quello che qualche decennio più tardi avremmo letto sulle pagine dei giornali. Non a caso l’idea che il pubblico aveva di sua madre era quella di una donna pronta ad abbracciare il prossimo nella più totale onestà.
Era proprio così. Il pubblico non si è mai fatto un’idea diversa di quello che lei era. È stata, e lo è ancora, amata per le sue doti umane. Mi ha sempre detto, fin da quando ero bambino: «Incomincia dal basso, e se un giorno riuscirai a realizzare qualcosa dovrai avere grande rispetto per il signore che sta nell’angolo con la scopa in mano». Mi creda, è stato un insegnamento che ha forgiato il mio Essere.

Ammettiamolo: alcune donne sono magiche, non sai spiegarti cosa abbiano in più delle altre.
È stata una donna graziata da una serie di scelte semplici, pulite e importati. Senza mai tentare di fare troppo e male, ma poco e bene. Non si percepiva bella. Il suo stile nasceva dalla mancanza di consapevolezza. Usava il look per essere appropriata, senza mai sentirsi meglio ma sempre uguale agli altri. Fedele alla regola del togliere più che aggiungere.

Ecco perché Audrey Hepburn continua a far breccia anche nei cuori delle nuove generazioni.
Non amava acquistare abiti per ogni stagione della moda, preferiva avere dei capi da riutilizzare nel tempo. I suoi cappottini, infatti, sono sopravvissuti ai decenni. Esistono anche delle foto che lo confermano. Mia madre non ha mai seguito la moda, ma ha creato un suo stile.

Sean, come ha vissuto con una madre così?
Non ho vissuto a Hollywood, ma in una casa immersa nella campagna svizzera con una madre che all’apice di una carriera di successo ha invertito la rotta per dedicarsi ai figli a tempo pieno. Ma non è stato per lei un sacrificio, era quello che più desiderava.

Quando ha capito che era figlio di una celebrità?
Quando da bambino mi chiamavano dall’altra stanza per avvisarmi che c’era la mamma in televisione non mi sembrava una cosa fuori dall’ordinario. Ho capito con il tempo che era un’attrice. Per scoprire di più, ho steso un lenzuolo in soffitta e ho iniziato a guardare le copie dei sui film in 16mm con un vecchio proiettore. Mi sono così accorto – anche io – di quanto fosse brava Audrey Hepburn.

Audrey non era però del tutto convinta del proprio talento, vero?
Sì. Non si sentiva per niente una grande attrice. Certo, non era di sostanza come Bette Davis… Era una movie-star senza la cultura capricciosa del divismo.

Cosa ci dice dei trent’anni senza di lei?
Oltre a essere l’anno della sua scomparsa, questo è anche l’anno dei settant’anni di Vacanze Romane. Come le dicevo prima, la percepisco ancora presente perché molti – soprattutto giovani – mi chiedono aneddoti, storie e racconti. Mi fermo volentieri a farlo, lo sto facendo anche con lei, perché mi accorgo di quanto sia ancora impressa nella memoria collettiva. A volte sorrido e penso che Audrey Hepburn abbia già da un pezzo rimpiazzato James Dean sulla porta dell’armadio dei teenager.

Il suo impegno in questi tre decenni è stato immenso.
Ho principalmente operato per proteggere la sua immagine dalle speculazioni, mandando avanti con passione e dedizione un lavoro che potesse far emergere sempre di più il valore umano di mia madre. Credo fortemente che se oggi fosse fisicamente tra noi ci parlerebbe dell’importanza del vivere con sguardo sempre rivolto al prossimo.

Sean, qual è stato il più grande insegnamento lasciatole da Audrey Hepburn?
Era fortemente avversa a ogni tipo di ideologia. Le posizioni inclini al pensiero fascista dei suoi genitori la disturbarono così tanto da volerne prendere le distanze. Non credeva alla colpevolezza globale ma alla responsabilità di tutti noi di poter cambiare la realtà. Mi ha insegnato a stare lontano dagli estremismi politici e dai fondamentalismi religiosi perché tutte le più grandi tragedie umanitarie hanno origine proprio dalla loro furia. Crescere in un ambiente privo di ideologie è forse il più grande regalo che mia madre mi abbia fatto.

Audrey Hepburn, il figlio Sean a FQMagazine a 30 anni dalla morte dell’attrice: “Non si percepiva bella. Il suo stile nasceva dalla mancanza di consapevolezza. Usava il look per essere appropriata”
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