Il dibattito sulle intercettazioni rischia di essere “di fatto già superato dalla criminalità organizzata, che parla in maniera esplicita di traffici di droga e armi su nuove e sofisticate piattaforme informatiche. Il rischio da contrastare è che voli più veloce delle leggi”. A dirlo all’Ansa è il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, già a capo dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione). Troncando così la querelle innescata dal ministro Carlo Nordio sul fatto che la mafia parli o meno a telefono.

In ogni caso, ribadisce Cantone, lo strumento è fondamentale anche per reprimere i reati dei colletti bianchi: “Senza intercettazioni sarebbe praticamente impossibile fare indagini sui fatti di corruzione. La corruzione è per sua natura difficile da far emergere. Non ci sono testimoni, non ci sono denunce e nemmeno parti offese. Spesso ci sia arriva da altre indagini, come, per citarne uno, il caso di Mafia capitale. Senza intercettazioni si rischia di poter intervenire solo su fatti secondari”.

Il magistrato giudica “indispensabile” anche l’utilizzo del trojan, il virus che trasforma i dispositivi elettronici in microspie, che secondo Nordio “è un’arma incivile”. E invece serve, dice l’ex presidente Anac, “in particolare per tutte quelle indagini dove c’è una forte omertà. Il suo impiego”, ricorda, “è ormai regolato in maniera molto chiara e precisa“. Ma anche il trojan, afferma, “è di fatto già superato dalle nuove piattaforme”, il cui uso è “emerso anche in alcune nostre indagini. La criminalità organizzata è molto più all’avanguardia di quanto si pensi e noi dobbiamo capire come affrontarla”, conclude.

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