Temo che lo uccidano. È stato grande e giustificato l’orgoglio delle forze dell’ordine per l’arresto di Matteo Messina Denaro. Un risultato storico. Magistrati, carabinieri, poliziotti, finanza, tutti. A un certo punto hanno collaborato per catturare il boss latitante da trent’anni. Un uomo cinico e spietato che ha in mano informazioni preziose e indicibili segreti. Ecco, per quest’ultima ragione temo: “Quando in carcere qualcuno custodisce segreti pericolosi, non è improbabile che finisca avvelenato.”

Lui è il primo a saperlo. Sembra che abbia affermato: non mi pentirò mai. Spero non gli accada nulla, naturalmente. Ma il timore è forte. Messina Denaro conosce troppe cose. Le collusioni su cui ci interroghiamo da decenni potrebbero essere liberate dal silenzio di una classe politica corrotta che tace. Potrebbero. Ma temo la calcolata freddezza con cui uomini dei servizi fecero sparire – tra l’odore acre di sangue, la macchina in fiamme, il cadavere di Paolo Borsellino ancora caldo – l’agenda rossa.

Sono maestri in certe cose “gli uomini che si muovono nell’ombra”. Qualcuno crede davvero che politici collusi e massomafia non stiano pensando di silenziare il boss? Lo faranno con una trattativa, dicono. Forse. Ma il clima oggi è diverso. Potrebbe non funzionare. Resta che il boss di Trapani per molti è un problema. L’agenda di Borsellino custodiva nomi e segreti e Messina Denaro li conosce. L’agenda doveva sparire. Messina Denaro, no? Temo che lo uccidano.

È una giornata epocale l’arresto del boss latitante per trent’anni. Ma ora s’apre uno scenario nuovo: egli sa dove sono i documenti non trovati nel covo di Totò Riina e sa anche le ragioni segrete che impedirono perquisizione e ritrovamento. Chi ostacolò? Perché? Quale collusione, sozzura, trattativa si volle custodire? Tanti omicidi e qualche suicidio coprono il segreto. Si permetterà a Messina Denaro di svelarlo? “Gli uomini che si muovono nell’ombra” sanno come agire. Sempre.

Un omicidio s’è necessario; un suicidio s’è più utile; un omicidio camuffato da suicidio, se serve: così in molte circostanze così sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. Storie diverse, certo. Ma fino a un certo punto. Mafia, massoneria, corruzione e denaro. Anche oggi c’è in gioco molto denaro. Che fine hanno fatto i soldi mai trovati di Riina e Bernardo Provenzano? Il boss di Trapani, che possedeva più di 4 miliardi di euro, lo sa.

Lo aspetta una lunga carcerazione e parlerà. Ha il cancro, si porterà con sé i segreti. Ipotesi. Tutte con una loro razionalità. Io voglio concentrami su una: che viva e decida di raccontare tutto, lo lasceranno parlare? Nella Controversia liparitana e nel Contesto, Sciascia dice che il potere è sempre in ultima istanza (soprattutto) potere di uccidere. Consentiranno a MMD di svelare gli “indicibili accordi”? Di mandare all’aria un pezzo di Stato italiano che, con tutta evidenza, ha consentito tranquille latitanze ai grandi boss con cui colludeva? Temo che lo uccidano.

Ma è in carcere ed è sorvegliato dicono. Anche Michele Sindona era ben sorvegliato, poi arrivò un caffè corretto. Naturalmente spero di sbagliarmi. Ma perché l’Italia dev’essere così anomala e non si sta tranquilli nemmeno quando, dopo trent’anni, un capomafia finisce in carcere? È che siamo un Paese dove tanti partiti sono infiltrati dalla mafia; un ex presidente del Consiglio ha costruito una carriera durante la quale sono stati documentati numerosi contatti con “uomini d’onore”; le intercettazioni vanno eliminate (perché funzionano troppo); lo Stato occulto tratta coi boss “la merce più preziosa: il silenzio” (Travaglio). Avverrà anche adesso? Non lo so. Ma in un Paese come il nostro può accadere tutto. “Gli uomini che si muovono nell’ombra” sono pronti: da MMD vogliono il silenzio, ma se “impazzisce” (e collabora coi magistrati) agiranno: temo che lo uccidano.

Post scriptum. Voglio credere che l’ammirazione di Giorgia Meloni per Borsellino sia sincera. Ma le persone di cui si circonda? Gli attacchi alle intercettazioni? Possibile che non avverta l’incoerenza? Delle due l’una: o non vede la contraddizione, ed è un problema per lei; o la vede, ed è un grande problema per il Paese.

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