Una partita che tutti stanno giocando a carte coperte. E una serie di coincidenze che la procura di Torino osserva in attesa di capire se, dopo aver rifiutato di parlarne per mesi, Cristiano Ronaldo deciderà di sbottonarsi e rispondere alle domande sui 19,9 milioni di euro netti (29 lordi) che aspetterebbe di ricevere dalla Juventus. Un’ipotesi remota. Ci sono alcune intercettazioni e tempistiche curiose nella vicenda del presunto maxi-debito non iscritto a bilancio dalla società bianconera che vale la pena rimettere insieme. Per un anno e tre mesi, la stella portoghese non risulta aver mai bussato alla porta del club per esigere gli stipendi che ora vuole recuperare. Una somma che la Juve, da quanto si evince dal sunto di una seduta di “update” tra i vertici sulla “manovra stipendi”, sembrerebbe sapere di essere in ballo ma aveva scelto di assumere una posizione attendista, lasciando la palla al portoghese sulla richiesta. Cosa è cambiato nel frattempo? Quando e perché si è messo in moto il suo entourage? C’entra la separazione dal Manchester United?
Le mosse di Ronaldo – La prima mossa viene compiuta il 4 novembre, quando i suoi legali – Salvatore Pino e John Shehata – avanzano la richiesta di accesso agli atti dopo la chiusura dell’indagine preliminare sui presunti falsi in bilancio della Juventus. La decisione di Cristiano Ronaldo segue un lungo silenzio non solo con la Juve ma anche con i magistrati che avevano già avanzato la richiesta di ascoltarlo come persona informata sui fatti. Convocazione alla quale il cinque volte Pallone d’oro, a differenza di tutti i suoi compagni di squadra, non ha mai risposto. Dalla procura arriva quindi un diniego alla star sui documenti, che ha poi ottenuto l’ok dal giudice per le indagini preliminari. Due settimane prima, il 20 ottobre, il rifiuto di entrare in campo contro il Tottenham ha reso pubblico un rapporto ormai ai minimi con lo United e dato il là alle voci di una separazione. Tutto precipita il 16 novembre a causa dell’intervista concessa a Piers Morgan nella quale CR7 attacca senza indugi allenatore, manager e società. Un terremoto. La rescissione arriva il 22 novembre e, al di là delle parole di circostanza, è economicamente traumatica per il portoghese. La disobbedienza a Erik ten Hag e le parole al veleno in tv in un’intervista non autorizzata hanno costituito una “violazione del contratto”, ricostruisce il Times nello stesso giorno della separazione, e quindi il club non pagherà 15,5 milioni di sterline, ciò che resta del contratto fino a giugno. Una cifra, al cambio attuale tra euro e sterlina, pari a 17,7 milioni di euro. Sono gli unici soldi che Ronaldo perde con la separazione?
L’ipotesi di “condizionare alla permanenza” allo United – L’interruzione anticipata del contratto potrebbe aver compromesso anche altro, è il sospetto di chi indaga. Alla base di tutto c’è un dialogo del 23 settembre 2021 tra il ds Federico Cherubini, non indagato, e il legale bianconero Cesare Gabasio. Il 31 agosto precedente la Juventus ha comunicato di aver ceduto Ronaldo al Manchester per 15 milioni di euro pagabili in cinque anni. Un accordo, comunica la Juve, che “potrà essere incrementato” nel corso della durata del contratto tra United e calciatore per un importo “superiore agli 8 milioni di euro, al raggiungimento di specifici obiettivi sportivi”. Bonus, insomma, legati alla permanenza nel club e ai risultati raggiunti in quel periodo. Secondo i pubblici ministeri, Cherubini e Gabasio “ipotizzano di condizionare alla permanenza” di Ronaldo ai Red Devils gli “stipendi arretrati” che il calciatore avanzerebbe, “sempre per i profili relativi ai controlli dei revisori”. Nel corso della conversazione, sintetizzano i pm, “è emerso che è stata predisposta una bozza di ‘incentivo all’esodo’ per le retribuzioni spettanti” a Ronaldo in cui “però non sono ancora definite le modalità di pagamento”. Cherubini “sarebbe dell’idea di provare a rinegoziare l’incentivo anche in relazione al fatto che i pagamenti del diritto ‘Ronaldo’ da parte della società cessionaria sono dilazionati in 5 anni”.
Le intercettazioni – In sostanza, è la tesi accusatoria, Cherubini “intenderebbe legare il pagamento degli stipendi arretrati al piano dei pagamenti rateali che la società inglese corrisponderà” alla Juventus e, allo stesso tempo, “vincolare” il pagamento “alla condizione di permanenza del calciatore nel club, di tal modo spalmando i 28 milioni di euro in almeno 2 esercizi”. Gabasio aggiunge: “Adesso non mi ricordo onestamente devo vedere cosa c’è nella scrittura che ha firmato Fabio (Paratici, ndr) cosa avevamo scritto lì, come scadenza no?”. E Cherubini “afferma che su tale scrittura non vi era l’indicazione della scadenza dei pagamenti ma conteneva ‘solo l’impegno a (…) che in caso di trasferimento tu saresti'”. A quel punto, riportano gli inquirenti, il direttore sportivo della Juve spiega “mentre finanziariamente è evidente che noi possiamo anche pagarlo in tre anni in accordo (…) ma poi comunque lo registriamo contabilmente oggi (…) l’elemento che ci potrebbe portare anche a spalmarlo quantomeno su due esercizi potrebbe essere quello di legare…”. Gabasio risponde: “Alla permanenza lì!”. In questo modo, aggiunge Cherubini, l’onere “non è certificabile oggi perché c’è un mercato in mezzo e quindi il revisore non può dire che lui sicuramente resterà lì”.
CR7 ha bussato alla porta? – Si è poi concretizzato quanto prospettato dagli inquirenti? Di certo dopo un anno e tre mesi di silenzio lo scorso dicembre, ma la società bianconera smentisce, Ronaldo avrebbe bussato per la prima volta alla porta del club. A “garanzia” quelle tre carte, sottoscritte da Fabio Paratici, della seconda “manovra stipendi” ingegnata dal club per posticipare una parte dei pagamenti della stagione 2020/21. CR7 è l’unico giocatore ad aver rinunciato alle mensilità ma a non aver firmato il complesso di documenti che formava l’intesa di postergazione. Una, da depositare in Lega Serie A a luglio pena la violazione degli obblighi federali, che garantiva ufficialmente il recupero in caso di permanenza a Torino in un determinato arco di tempo. L’altra, la cosiddetta “side letter”, che ad avviso dell’accusa impegnava incondizionatamente la Juventus a pagare tutte le somme posticipate – senza per questo iscriverle nel bilancio in chiusura il 30 giugno 2021 – anche in caso di separazione, utilizzando la formula “incentivo all’esodo”. Cioè quel che è avvenuto con Ronaldo. E anche con Merih Demiral, che ha raccontato ai magistrati di essere stato effettivamente pagato nonostante il passaggio all’Atalanta già in quell’estate.
I “moduli ufficiali federali non disponibili” – Il portoghese aveva dubbi riguardo alla liceità di sottoscrivere scritture private che non sarebbero state depositate in Lega, come si evince da una serie di mail scambiate dall’agente Joao Nogueira (estraneo all’inchiesta) con l’avvocato Federico Restano (non indagato) che lavora nello studio di Cesare Gabasio, legale della Juventus e imputato con Andrea Agnelli e altre 11 persone. “Capisco perfettamente il tuo punto di vista. La nostra proposta è di firmare contestualmente la riduzione e una lettera vincolante con cui la Juventus consegna al giocatore il documento ‘altre scritture’ (i bonus) e la ‘side letter’, entrambi debitamente firmati dalla Juventus”, scrive Restano al portoghese. “Secondo: si impegna a reiterare il documento ‘altre scritture’ (bonus) sul modulo ufficiale federale (non ancora disponibile) entro fine luglio”, una frase chiave sia per i legali di Cristiano Ronaldo che per la procura.
Da CR7 per ora niente cause – L’aggiunto Marco Gianoglio e i pm Ciro Santoriello e Mario Bendoni sono convinti della consapevolezza della Juventus di aver maturato un debito. La tesi accusatoria – che sarà discussa in un eventuale processo dopo l’udienza preliminare fissata il 27 marzo – ruota attorno alle intercettazioni, anche quelle nelle quali i vertici parlano di una carta che “se salta fuori ci saltano alla gola… tutto sul bilancio i revisori e tutto”. E ancora: “Poi magari dobbiamo fare una transazione finta” e “non arriverei all’estremo (…) di fare una causa perché poi quella carta lì che loro devono tirar fuori non è che ci aiuti tanto a noi (…) nel nostro bilancio”. Anche CR7 è certo di dover avere avere quei soldi. Li richiede dopo essersene disinteressato per oltre un anno, ma al momento non ha attivato alcuna strada giudiziaria. Nemmeno in sede civile, dove quella scrittura privata potrebbe essere azionabile mediante la sua controfirma. Men che meno al Collegio arbitrale, chiamato a dirimere le controversie contrattuali in ambito sportivo. La Juve tace e su tutta la vicenda ha sempre ribadito di aver agito correttamente nella contabilizzazione. Dalle carte sequestrate dalla Guardia di finanza nel corso dell’inchiesta emergono anche altri passaggi che sostanzierebbero la consapevolezza di un debito nei confronti di Ronaldo: in un appunto di una riunione dei vertici su “Updates Manovra 20/21”, tenuta nel settembre 2021, viene riportato come “AA”, verosimilmente Andrea Agnelli che era presente al meeting in sede, “chiede informazioni sulla situazione” di Ronaldo e “sottolinea come questi sia andato via senza curarsi di finalizzare la sua posizione riguardo la manovra stipendi”. La soluzione? “Suggerisce di non rincorrerlo ma di aspettare che sia lui a sollevare la questione, se interessato”, viene verbalizzato. Quel momento sembra essere arrivato, ma le carte restano coperte.
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Juventus, la ‘carta’ di Cristiano Ronaldo e la pista United: “I 19,9 milioni al calciatore legati a rate e bonus del Manchester per la cessione”
Per un anno e tre mesi, la stella non risulta aver mai bussato al club per esigere gli stipendi che ora vuole recuperare. Cosa è cambiato nel frattempo? C'entra la separazione dai Red Devils? Da alcune intercettazioni il sospetto dei pm su Cherubini che "intenderebbe legare il pagamento" alle rate "che i club inglese corrisponderà" e, allo stesso tempo, "vincolare" il pagamento alla "permanenza del calciatore" a Manchester
Una partita che tutti stanno giocando a carte coperte. E una serie di coincidenze che la procura di Torino osserva in attesa di capire se, dopo aver rifiutato di parlarne per mesi, Cristiano Ronaldo deciderà di sbottonarsi e rispondere alle domande sui 19,9 milioni di euro netti (29 lordi) che aspetterebbe di ricevere dalla Juventus. Un’ipotesi remota. Ci sono alcune intercettazioni e tempistiche curiose nella vicenda del presunto maxi-debito non iscritto a bilancio dalla società bianconera che vale la pena rimettere insieme. Per un anno e tre mesi, la stella portoghese non risulta aver mai bussato alla porta del club per esigere gli stipendi che ora vuole recuperare. Una somma che la Juve, da quanto si evince dal sunto di una seduta di “update” tra i vertici sulla “manovra stipendi”, sembrerebbe sapere di essere in ballo ma aveva scelto di assumere una posizione attendista, lasciando la palla al portoghese sulla richiesta. Cosa è cambiato nel frattempo? Quando e perché si è messo in moto il suo entourage? C’entra la separazione dal Manchester United?
Le mosse di Ronaldo – La prima mossa viene compiuta il 4 novembre, quando i suoi legali – Salvatore Pino e John Shehata – avanzano la richiesta di accesso agli atti dopo la chiusura dell’indagine preliminare sui presunti falsi in bilancio della Juventus. La decisione di Cristiano Ronaldo segue un lungo silenzio non solo con la Juve ma anche con i magistrati che avevano già avanzato la richiesta di ascoltarlo come persona informata sui fatti. Convocazione alla quale il cinque volte Pallone d’oro, a differenza di tutti i suoi compagni di squadra, non ha mai risposto. Dalla procura arriva quindi un diniego alla star sui documenti, che ha poi ottenuto l’ok dal giudice per le indagini preliminari. Due settimane prima, il 20 ottobre, il rifiuto di entrare in campo contro il Tottenham ha reso pubblico un rapporto ormai ai minimi con lo United e dato il là alle voci di una separazione. Tutto precipita il 16 novembre a causa dell’intervista concessa a Piers Morgan nella quale CR7 attacca senza indugi allenatore, manager e società. Un terremoto. La rescissione arriva il 22 novembre e, al di là delle parole di circostanza, è economicamente traumatica per il portoghese. La disobbedienza a Erik ten Hag e le parole al veleno in tv in un’intervista non autorizzata hanno costituito una “violazione del contratto”, ricostruisce il Times nello stesso giorno della separazione, e quindi il club non pagherà 15,5 milioni di sterline, ciò che resta del contratto fino a giugno. Una cifra, al cambio attuale tra euro e sterlina, pari a 17,7 milioni di euro. Sono gli unici soldi che Ronaldo perde con la separazione?
L’ipotesi di “condizionare alla permanenza” allo United – L’interruzione anticipata del contratto potrebbe aver compromesso anche altro, è il sospetto di chi indaga. Alla base di tutto c’è un dialogo del 23 settembre 2021 tra il ds Federico Cherubini, non indagato, e il legale bianconero Cesare Gabasio. Il 31 agosto precedente la Juventus ha comunicato di aver ceduto Ronaldo al Manchester per 15 milioni di euro pagabili in cinque anni. Un accordo, comunica la Juve, che “potrà essere incrementato” nel corso della durata del contratto tra United e calciatore per un importo “superiore agli 8 milioni di euro, al raggiungimento di specifici obiettivi sportivi”. Bonus, insomma, legati alla permanenza nel club e ai risultati raggiunti in quel periodo. Secondo i pubblici ministeri, Cherubini e Gabasio “ipotizzano di condizionare alla permanenza” di Ronaldo ai Red Devils gli “stipendi arretrati” che il calciatore avanzerebbe, “sempre per i profili relativi ai controlli dei revisori”. Nel corso della conversazione, sintetizzano i pm, “è emerso che è stata predisposta una bozza di ‘incentivo all’esodo’ per le retribuzioni spettanti” a Ronaldo in cui “però non sono ancora definite le modalità di pagamento”. Cherubini “sarebbe dell’idea di provare a rinegoziare l’incentivo anche in relazione al fatto che i pagamenti del diritto ‘Ronaldo’ da parte della società cessionaria sono dilazionati in 5 anni”.
Le intercettazioni – In sostanza, è la tesi accusatoria, Cherubini “intenderebbe legare il pagamento degli stipendi arretrati al piano dei pagamenti rateali che la società inglese corrisponderà” alla Juventus e, allo stesso tempo, “vincolare” il pagamento “alla condizione di permanenza del calciatore nel club, di tal modo spalmando i 28 milioni di euro in almeno 2 esercizi”. Gabasio aggiunge: “Adesso non mi ricordo onestamente devo vedere cosa c’è nella scrittura che ha firmato Fabio (Paratici, ndr) cosa avevamo scritto lì, come scadenza no?”. E Cherubini “afferma che su tale scrittura non vi era l’indicazione della scadenza dei pagamenti ma conteneva ‘solo l’impegno a (…) che in caso di trasferimento tu saresti'”. A quel punto, riportano gli inquirenti, il direttore sportivo della Juve spiega “mentre finanziariamente è evidente che noi possiamo anche pagarlo in tre anni in accordo (…) ma poi comunque lo registriamo contabilmente oggi (…) l’elemento che ci potrebbe portare anche a spalmarlo quantomeno su due esercizi potrebbe essere quello di legare…”. Gabasio risponde: “Alla permanenza lì!”. In questo modo, aggiunge Cherubini, l’onere “non è certificabile oggi perché c’è un mercato in mezzo e quindi il revisore non può dire che lui sicuramente resterà lì”.
CR7 ha bussato alla porta? – Si è poi concretizzato quanto prospettato dagli inquirenti? Di certo dopo un anno e tre mesi di silenzio lo scorso dicembre, ma la società bianconera smentisce, Ronaldo avrebbe bussato per la prima volta alla porta del club. A “garanzia” quelle tre carte, sottoscritte da Fabio Paratici, della seconda “manovra stipendi” ingegnata dal club per posticipare una parte dei pagamenti della stagione 2020/21. CR7 è l’unico giocatore ad aver rinunciato alle mensilità ma a non aver firmato il complesso di documenti che formava l’intesa di postergazione. Una, da depositare in Lega Serie A a luglio pena la violazione degli obblighi federali, che garantiva ufficialmente il recupero in caso di permanenza a Torino in un determinato arco di tempo. L’altra, la cosiddetta “side letter”, che ad avviso dell’accusa impegnava incondizionatamente la Juventus a pagare tutte le somme posticipate – senza per questo iscriverle nel bilancio in chiusura il 30 giugno 2021 – anche in caso di separazione, utilizzando la formula “incentivo all’esodo”. Cioè quel che è avvenuto con Ronaldo. E anche con Merih Demiral, che ha raccontato ai magistrati di essere stato effettivamente pagato nonostante il passaggio all’Atalanta già in quell’estate.
I “moduli ufficiali federali non disponibili” – Il portoghese aveva dubbi riguardo alla liceità di sottoscrivere scritture private che non sarebbero state depositate in Lega, come si evince da una serie di mail scambiate dall’agente Joao Nogueira (estraneo all’inchiesta) con l’avvocato Federico Restano (non indagato) che lavora nello studio di Cesare Gabasio, legale della Juventus e imputato con Andrea Agnelli e altre 11 persone. “Capisco perfettamente il tuo punto di vista. La nostra proposta è di firmare contestualmente la riduzione e una lettera vincolante con cui la Juventus consegna al giocatore il documento ‘altre scritture’ (i bonus) e la ‘side letter’, entrambi debitamente firmati dalla Juventus”, scrive Restano al portoghese. “Secondo: si impegna a reiterare il documento ‘altre scritture’ (bonus) sul modulo ufficiale federale (non ancora disponibile) entro fine luglio”, una frase chiave sia per i legali di Cristiano Ronaldo che per la procura.
Da CR7 per ora niente cause – L’aggiunto Marco Gianoglio e i pm Ciro Santoriello e Mario Bendoni sono convinti della consapevolezza della Juventus di aver maturato un debito. La tesi accusatoria – che sarà discussa in un eventuale processo dopo l’udienza preliminare fissata il 27 marzo – ruota attorno alle intercettazioni, anche quelle nelle quali i vertici parlano di una carta che “se salta fuori ci saltano alla gola… tutto sul bilancio i revisori e tutto”. E ancora: “Poi magari dobbiamo fare una transazione finta” e “non arriverei all’estremo (…) di fare una causa perché poi quella carta lì che loro devono tirar fuori non è che ci aiuti tanto a noi (…) nel nostro bilancio”. Anche CR7 è certo di dover avere avere quei soldi. Li richiede dopo essersene disinteressato per oltre un anno, ma al momento non ha attivato alcuna strada giudiziaria. Nemmeno in sede civile, dove quella scrittura privata potrebbe essere azionabile mediante la sua controfirma. Men che meno al Collegio arbitrale, chiamato a dirimere le controversie contrattuali in ambito sportivo. La Juve tace e su tutta la vicenda ha sempre ribadito di aver agito correttamente nella contabilizzazione. Dalle carte sequestrate dalla Guardia di finanza nel corso dell’inchiesta emergono anche altri passaggi che sostanzierebbero la consapevolezza di un debito nei confronti di Ronaldo: in un appunto di una riunione dei vertici su “Updates Manovra 20/21”, tenuta nel settembre 2021, viene riportato come “AA”, verosimilmente Andrea Agnelli che era presente al meeting in sede, “chiede informazioni sulla situazione” di Ronaldo e “sottolinea come questi sia andato via senza curarsi di finalizzare la sua posizione riguardo la manovra stipendi”. La soluzione? “Suggerisce di non rincorrerlo ma di aspettare che sia lui a sollevare la questione, se interessato”, viene verbalizzato. Quel momento sembra essere arrivato, ma le carte restano coperte.
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Roma, 10 mar. (Adnkronos) - C'è attesa oggi, 11 marzo 2025, per quello che potrebbe essere l'ultimo atto della vicenda giudiziaria sull'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. A scrivere la parola fine sul caso potrebbe essere oggi la Corte di Cassazione che dovrà decidere se confermare l'assoluzione degli imputati Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, del figlio Marco e della moglie Annamaria, e quindi rigettare i ricorsi, oppure se annullare le assoluzioni e quindi aprire a un processo di Appello bis. L'udienza davanti alla Suprema Corte è convocata per stamattina alla presenza degli avvocati del pool della Difesa dei Mottola e delle parti civili.
Gli imputati al processo, i Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, sono stati assolti dalla prima sezione della Corte d'Assise d'appello di Roma, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d'Assise di Cassino. I sostituti procuratori generali Francesco Piantoni e Deborah Landolfi avevano chiesto la condanna a 24 anni per Mottola, a 22 anni per il figlio Marco e per la moglie Annamaria. Per Francesco Suprano avevano chiesto quattro anni, dopo che l'imputato aveva rinunciato alla prescrizione, e per Vincenzo Quatrale l'assoluzione. Per i due carabinieri Suprano e Quatrale la vicenda si è quindi chiusa in secondo grado. Le parti civili invece che avevano proposto l'appello sono state condannate al pagamento delle spese processuali.
''Gli imputati sono molto sereni e confidano nella giustizia. Dopo due assoluzioni siamo sicuri che anche la Corte di Cassazione farà un ottimo lavoro'', spiega all'Adnkronos l'avvocato Mauro Marsella, uno dei difensori dei Mottola. Il legale, che insieme ai colleghi Francesco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe e al criminologo Carmelo Lavorino fa parte del pool della difesa dei Mottola sottolinea che ''anche gli avvocati sono molto fiduciosi''.
I familiari di Serena sperano invece in un nuovo processo di Appello. Dopo la morte di Guglielmo Mollicone, padre della ragazza, a portare avanti la battaglia per la verità sono stati lo zio Antonio e la sorella Consuelo. ''C'è la consapevolezza che il ricorso presentato dalla procura generale della Corte d'Assise d'Appello di Roma è fatto bene ed è fondato - confida all'Adnkronos l'avvocato di parte civile Anthony Iafrate dello Studio Salera che da anni segue la sorella di Serena - Per noi resta valida l'ipotesi finora portata avanti nei primi due gradi di giudizio''.
Il legale di Consuelo è allo stesso tempo consapevole che con la parola della Cassazione potrebbe anche calare il sipario sul caso e l'omicidio di Serena rimanere senza un colpevole. ''Se la Corte di Cassazione dovesse rigettare il ricorso il caso di Serena resterebbe irrisolto soprattutto perché ad oggi le carte processuali non hanno fornito altre ipotesi valide'', conclude.
Serena Mollicone scompare il 1 giugno del 2001. Quella mattina esce di casa presto, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui vive sola dalla scomparsa della mamma. Deve andare all'ospedale di Sora dove ha un appuntamento fissato da qualche giorno per un'ortopanoramica. Da quel momento però non farà più ritorno a casa. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, abbandonato sull'erba vicino a un mucchio di rifiuti nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella. Serena viene trovata con mani e piedi legati, nastro adesivo su naso e bocca, e un sacchetto dell'Eurospin in testa. Dal giorno del ritrovamento del corpo sono passati quasi 24 anni in cui si sono susseguite indagini, archiviazioni, processi, e colpi di scena ma il caso al momento resta ancora un giallo.
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Lazio e Udinese pareggiano 1-1 nel posticipo della 28esima giornata della Serie A. I biancocelesti salgono a 51 punti ma falliscono il sorpasso ai danni della Juventus, che rimane quarta a quota 52. L'Udinese sale a 40 punti, a metà classifica.
Il match si infiamma subito con la prima chance al 4' per i friulani: la deviazione di tacco di Lucca non trova la porta. La Lazio prende in mano le redini del match e si affida alle fiammate di Isaksen, il più ispirato in avvio. Le due squadre si affrontano a viso aperto e a ritmi elevati. L'equilibrio salta al 22'. L'Udinese sfonda con un'azione elaborata, Thauvin si trova al posto giusto al momento giusto e da due passi insacca: 0-1. La reazione della Lazio è veemente, i biancocelesti si riversano nella metà campo bianconera e pareggiano nel giro di 10 minuti. Al 32' sponda di Vecino, Romagnoli sul secondo palo non sbaglia: 1-1. Prima del riposo, nuova chance bianconera: Lucca gira di destro, mira sbagliata di poco.
La Lazio inizia il secondo tempo con un pressing aggressivo, l'Udinese fatica a gestire il possesso del pallone nelle ripartenze e si limita a contenere i biancocelesti per buona parte della ripresa. La Lazio non trova varchi e, nel finale, rischia qualcosa. Al 76' e al 77' servono 2 parate di Provedel per disinnescare la punizione di Zemura e il colpo di testa di Atta. I padroni di casa, nonostante i cambi, non hanno energie e risorse per l'assedio finale: 1-1.
Roma, 10 mar. - (Adnkronos) - Asstra organizza il primo workshop nazionale dedicato all'intelligenza artificiale nel Trasporto Pubblico Locale (TPL), un'occasione di confronto per analizzare le opportunità e le criticità delle prime applicazioni dell’IA nei processi produttivi del settore. L'evento, a carattere interno, si terrà online mercoledì 12 marzo a partire dalle ore 11:00 e rientra nelle attività di supporto che Asstra fornisce alle aziende associate, attualmente impegnate in un significativo processo di trasformazione digitale ed energetica, accelerato dalle opportunità del PNRR. Attraverso momenti di condivisione come questo, Asstra facilita la diffusione delle buone pratiche e il confronto tra le esperienze nazionali e internazionali.
Ad aprire i lavori sarà Andrea Gibelli, Presidente di Asstra. Seguiranno gli interventi introduttivi di Mario Nobile, Direttore Generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID), che offrirà una panoramica sulle recenti linee guida AGID per l’adozione dell’IA nella pubblica amministrazione Giorgio Pizzi, Dirigente della Direzione TPL del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che illustrerà il punto di vista del MIT. Un panel di esperti per un confronto a 360 gradi. Il workshop vedrà la partecipazione di rappresentanti di aziende di trasporto italiane e internazionali. Nel primo panel interverranno Rebecca Bissell, Director of Information Technology di Transport for London, Francesca Pili di FNM Group, Francesca Quiri di Brescia Mobilità, Pasquale Rovito di Ente Autonomo Volturno Napoli, oltre a rappresentanti dell’industria. Sarà l’occasione per esplorare le applicazioni dell’IA nel TPL e le sfide legate alla comunicazione con il cliente e all’innovazione nei sistemi di gestione.
Il secondo panel vedrà protagonisti Fabio Gregorio di AMT Genova, Andrea Bottazzi di TPER Bologna, Alberto Rho dello Studio Legale Zoppolato & Associati, Michele Scozzai di TPL FVG e Tas Jalali Head of Cybersecurity & IT PMO at AC Transit, and Chair of APTA’s AI Subcommittee, oltre ad altri interventi del settore industriale. I relatori si confronteranno su temi chiave per il servizio di trasporto pubblico locale tra i quali la customer care, l’infomobilità, la manutenzione predittiva, la sicurezza informatica, la cibersecurity e le implicazioni normative dell’IA. L'evento si concluderà con una sessione di Q&A per approfondire gli spunti emersi e favorire un confronto diretto tra gli esperti e il pubblico degli associati.
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Sisterhood, la holding di Chiara Ferragni, informa che oggi 10 marzo, si è svolta l’assemblea dei soci di Fenice e che "con il voto favorevole di Sisterhood e di Alchimia, ha deliberato, fra l’altro, la ricostituzione del capitale sociale di Fenice, nei termini proposti dall’amministratore unico Claudio Calabi". In particolare "Sisterhood è pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla quota dalla stessa detenuta ed eventualmente anche per la parte di aumento che non fosse sottoscritta dagli altri soci, onde consentire a Fenice di proseguire con successo la propria attività".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, amministratori di fatto e di diritto della Martinina srl, e la stessa società che allora gestiva il Centro di permanenza di via Corelli a Milano sono stati mandati a processo. Lo ha deciso il gup di Milano Mattia Fiorentini, al termine dell'udienza preliminare, fissando la prima udienza per il 23 maggio. Gli imputati devono rispondere dei reati di frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti, le parti civili hanno proposto di citare il Ministero dell’Interno come responsabile civile.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Milano, aveva portato alla luce numerose irregolarità nell’esecuzione del contratto d’appalto per la gestione del Cpr, evidenziando la presenza di diversi documenti falsi nell’offerta presentata dalla società aggiudicataria e documentando inoltre le condizioni di vita infernali per le persone trattenute nel centro. Presunte irregolarità che nel dicembre 2023 avevano portato alla perquisizione del centro e del ramo d'azienda a cui era affidata la gestione.
"Il rinvio a giudizio conferma l’importanza del ruolo di monitoraggio svolto dalla società civile nell’attenzionare i Cpr, non luoghi sistematicamente tenuti lontani dalla vista della comunità. Ci aspettiamo che il dibattimento darà modo di far emergere nuovi profili di responsabilità.” dichiara Maria Pia Cecere, avvocata e socia dell’Asgi, associazione che per prima aveva denunciato i fatti.
(Adnkronos) - I due presunti autori del delitto, dopo essersi allontanati dalla scena del crimine con l’auto della vittima - alla quale avevano anche sottratto il telefono, alcune carte di credito e pochi contanti - si sono disfatti di parte degli oggetti rubati e dell’arma gettandoli nei campi e nei boschi tra i comuni di Valbrembo e Solza.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Bergamo, sono partite dalla ricerca dell'auto della vittima, macchina che per un colpo di fortuna una pattuglia del Comando provinciale dei carabinieri di Monza ha controllato la notte prima del ritrovamento del cadavere. A bordo viaggiavano quattro persone denunciate per ricettazione, mentre la macchina veniva sequestrata. Le indagini sull'omicidio, successive di qualche ora, hanno mostrato - attraverso le immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza e le informazioni acquisite dai testimoni -, che il presunto autore del delitto era proprio l'uomo alla guida dell'auto controllata dai carabinieri la notte precedente.
Raggiunto a Monza dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo per essere sentito quale persona informata sui fatti il giovane ha reso "spontanee dichiarazioni alla polizia giudiziaria, confessando l’omicidio, riferendo di aver agito a scopo di rapina e di aver colpito a morte la vittima a seguito del suo tentativo di reazione".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Due uomini sono stati fermati per l'omicidio di Luciano Muttoni, trovato senza vita ieri, domenica 9 marzo, nel suo appartamento a Valbrembo, in provincia di Bergamo, con ferite alla testa. I due fermati sono un venticinquenne di Bergamo, già noto alle forze dell'ordine e un ventiquattrenne di origini polacche residente in provincia di Monza e Brianza.
Il primo fermato ha reso "spontanee dichiarazioni ammettendo le proprie responsabilità e fornendo anche indicazioni utili al ritrovamento del proprio giubbotto macchiato di sangue, di alcuni documenti sottratti alla vittima e dell’arma del delitto, una pistola scacciacani con cui ha colpito più volte la vittima al capo, oltre ad averla percossa con pugni e calci alla testa, causandole gravi ferite a seguito delle quali la vittima è deceduta" si legge in una nota dei carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo.
Il secondo è stato prelevato questa mattina in una comunità terapeutica in provincia di Monza Brianza dove svolgeva attività di aiuto educatore, ed ha reso anche lui spontanee dichiarazioni ai militari, "concordanti" con quelle del presunto complice. I due hanno agito per rapina e la vittima ha pagato con la vita il suo tentativo di reazione. (segue)