Per un anno e tre mesi, la stella non risulta aver mai bussato al club per esigere gli stipendi che ora vuole recuperare. Cosa è cambiato nel frattempo? C'entra la separazione dai Red Devils? Da alcune intercettazioni il sospetto dei pm su Cherubini che "intenderebbe legare il pagamento" alle rate "che i club inglese corrisponderà" e, allo stesso tempo, "vincolare" il pagamento alla "permanenza del calciatore" a Manchester
Una partita che tutti stanno giocando a carte coperte. E una serie di coincidenze che la procura di Torino osserva in attesa di capire se, dopo aver rifiutato di parlarne per mesi, Cristiano Ronaldo deciderà di sbottonarsi e rispondere alle domande sui 19,9 milioni di euro netti (29 lordi) che aspetterebbe di ricevere dalla Juventus. Un’ipotesi remota. Ci sono alcune intercettazioni e tempistiche curiose nella vicenda del presunto maxi-debito non iscritto a bilancio dalla società bianconera che vale la pena rimettere insieme. Per un anno e tre mesi, la stella portoghese non risulta aver mai bussato alla porta del club per esigere gli stipendi che ora vuole recuperare. Una somma che la Juve, da quanto si evince dal sunto di una seduta di “update” tra i vertici sulla “manovra stipendi”, sembrerebbe sapere di essere in ballo ma aveva scelto di assumere una posizione attendista, lasciando la palla al portoghese sulla richiesta. Cosa è cambiato nel frattempo? Quando e perché si è messo in moto il suo entourage? C’entra la separazione dal Manchester United?
Le mosse di Ronaldo – La prima mossa viene compiuta il 4 novembre, quando i suoi legali – Salvatore Pino e John Shehata – avanzano la richiesta di accesso agli atti dopo la chiusura dell’indagine preliminare sui presunti falsi in bilancio della Juventus. La decisione di Cristiano Ronaldo segue un lungo silenzio non solo con la Juve ma anche con i magistrati che avevano già avanzato la richiesta di ascoltarlo come persona informata sui fatti. Convocazione alla quale il cinque volte Pallone d’oro, a differenza di tutti i suoi compagni di squadra, non ha mai risposto. Dalla procura arriva quindi un diniego alla star sui documenti, che ha poi ottenuto l’ok dal giudice per le indagini preliminari. Due settimane prima, il 20 ottobre, il rifiuto di entrare in campo contro il Tottenham ha reso pubblico un rapporto ormai ai minimi con lo United e dato il là alle voci di una separazione. Tutto precipita il 16 novembre a causa dell’intervista concessa a Piers Morgan nella quale CR7 attacca senza indugi allenatore, manager e società. Un terremoto. La rescissione arriva il 22 novembre e, al di là delle parole di circostanza, è economicamente traumatica per il portoghese. La disobbedienza a Erik ten Hag e le parole al veleno in tv in un’intervista non autorizzata hanno costituito una “violazione del contratto”, ricostruisce il Times nello stesso giorno della separazione, e quindi il club non pagherà 15,5 milioni di sterline, ciò che resta del contratto fino a giugno. Una cifra, al cambio attuale tra euro e sterlina, pari a 17,7 milioni di euro. Sono gli unici soldi che Ronaldo perde con la separazione?
L’ipotesi di “condizionare alla permanenza” allo United – L’interruzione anticipata del contratto potrebbe aver compromesso anche altro, è il sospetto di chi indaga. Alla base di tutto c’è un dialogo del 23 settembre 2021 tra il ds Federico Cherubini, non indagato, e il legale bianconero Cesare Gabasio. Il 31 agosto precedente la Juventus ha comunicato di aver ceduto Ronaldo al Manchester per 15 milioni di euro pagabili in cinque anni. Un accordo, comunica la Juve, che “potrà essere incrementato” nel corso della durata del contratto tra United e calciatore per un importo “superiore agli 8 milioni di euro, al raggiungimento di specifici obiettivi sportivi”. Bonus, insomma, legati alla permanenza nel club e ai risultati raggiunti in quel periodo. Secondo i pubblici ministeri, Cherubini e Gabasio “ipotizzano di condizionare alla permanenza” di Ronaldo ai Red Devils gli “stipendi arretrati” che il calciatore avanzerebbe, “sempre per i profili relativi ai controlli dei revisori”. Nel corso della conversazione, sintetizzano i pm, “è emerso che è stata predisposta una bozza di ‘incentivo all’esodo’ per le retribuzioni spettanti” a Ronaldo in cui “però non sono ancora definite le modalità di pagamento”. Cherubini “sarebbe dell’idea di provare a rinegoziare l’incentivo anche in relazione al fatto che i pagamenti del diritto ‘Ronaldo’ da parte della società cessionaria sono dilazionati in 5 anni”.
Le intercettazioni – In sostanza, è la tesi accusatoria, Cherubini “intenderebbe legare il pagamento degli stipendi arretrati al piano dei pagamenti rateali che la società inglese corrisponderà” alla Juventus e, allo stesso tempo, “vincolare” il pagamento “alla condizione di permanenza del calciatore nel club, di tal modo spalmando i 28 milioni di euro in almeno 2 esercizi”. Gabasio aggiunge: “Adesso non mi ricordo onestamente devo vedere cosa c’è nella scrittura che ha firmato Fabio (Paratici, ndr) cosa avevamo scritto lì, come scadenza no?”. E Cherubini “afferma che su tale scrittura non vi era l’indicazione della scadenza dei pagamenti ma conteneva ‘solo l’impegno a (…) che in caso di trasferimento tu saresti'”. A quel punto, riportano gli inquirenti, il direttore sportivo della Juve spiega “mentre finanziariamente è evidente che noi possiamo anche pagarlo in tre anni in accordo (…) ma poi comunque lo registriamo contabilmente oggi (…) l’elemento che ci potrebbe portare anche a spalmarlo quantomeno su due esercizi potrebbe essere quello di legare…”. Gabasio risponde: “Alla permanenza lì!”. In questo modo, aggiunge Cherubini, l’onere “non è certificabile oggi perché c’è un mercato in mezzo e quindi il revisore non può dire che lui sicuramente resterà lì”.
CR7 ha bussato alla porta? – Si è poi concretizzato quanto prospettato dagli inquirenti? Di certo dopo un anno e tre mesi di silenzio lo scorso dicembre, ma la società bianconera smentisce, Ronaldo avrebbe bussato per la prima volta alla porta del club. A “garanzia” quelle tre carte, sottoscritte da Fabio Paratici, della seconda “manovra stipendi” ingegnata dal club per posticipare una parte dei pagamenti della stagione 2020/21. CR7 è l’unico giocatore ad aver rinunciato alle mensilità ma a non aver firmato il complesso di documenti che formava l’intesa di postergazione. Una, da depositare in Lega Serie A a luglio pena la violazione degli obblighi federali, che garantiva ufficialmente il recupero in caso di permanenza a Torino in un determinato arco di tempo. L’altra, la cosiddetta “side letter”, che ad avviso dell’accusa impegnava incondizionatamente la Juventus a pagare tutte le somme posticipate – senza per questo iscriverle nel bilancio in chiusura il 30 giugno 2021 – anche in caso di separazione, utilizzando la formula “incentivo all’esodo”. Cioè quel che è avvenuto con Ronaldo. E anche con Merih Demiral, che ha raccontato ai magistrati di essere stato effettivamente pagato nonostante il passaggio all’Atalanta già in quell’estate.
I “moduli ufficiali federali non disponibili” – Il portoghese aveva dubbi riguardo alla liceità di sottoscrivere scritture private che non sarebbero state depositate in Lega, come si evince da una serie di mail scambiate dall’agente Joao Nogueira (estraneo all’inchiesta) con l’avvocato Federico Restano (non indagato) che lavora nello studio di Cesare Gabasio, legale della Juventus e imputato con Andrea Agnelli e altre 11 persone. “Capisco perfettamente il tuo punto di vista. La nostra proposta è di firmare contestualmente la riduzione e una lettera vincolante con cui la Juventus consegna al giocatore il documento ‘altre scritture’ (i bonus) e la ‘side letter’, entrambi debitamente firmati dalla Juventus”, scrive Restano al portoghese. “Secondo: si impegna a reiterare il documento ‘altre scritture’ (bonus) sul modulo ufficiale federale (non ancora disponibile) entro fine luglio”, una frase chiave sia per i legali di Cristiano Ronaldo che per la procura.
Da CR7 per ora niente cause – L’aggiunto Marco Gianoglio e i pm Ciro Santoriello e Mario Bendoni sono convinti della consapevolezza della Juventus di aver maturato un debito. La tesi accusatoria – che sarà discussa in un eventuale processo dopo l’udienza preliminare fissata il 27 marzo – ruota attorno alle intercettazioni, anche quelle nelle quali i vertici parlano di una carta che “se salta fuori ci saltano alla gola… tutto sul bilancio i revisori e tutto”. E ancora: “Poi magari dobbiamo fare una transazione finta” e “non arriverei all’estremo (…) di fare una causa perché poi quella carta lì che loro devono tirar fuori non è che ci aiuti tanto a noi (…) nel nostro bilancio”. Anche CR7 è certo di dover avere avere quei soldi. Li richiede dopo essersene disinteressato per oltre un anno, ma al momento non ha attivato alcuna strada giudiziaria. Nemmeno in sede civile, dove quella scrittura privata potrebbe essere azionabile mediante la sua controfirma. Men che meno al Collegio arbitrale, chiamato a dirimere le controversie contrattuali in ambito sportivo. La Juve tace e su tutta la vicenda ha sempre ribadito di aver agito correttamente nella contabilizzazione. Dalle carte sequestrate dalla Guardia di finanza nel corso dell’inchiesta emergono anche altri passaggi che sostanzierebbero la consapevolezza di un debito nei confronti di Ronaldo: in un appunto di una riunione dei vertici su “Updates Manovra 20/21”, tenuta nel settembre 2021, viene riportato come “AA”, verosimilmente Andrea Agnelli che era presente al meeting in sede, “chiede informazioni sulla situazione” di Ronaldo e “sottolinea come questi sia andato via senza curarsi di finalizzare la sua posizione riguardo la manovra stipendi”. La soluzione? “Suggerisce di non rincorrerlo ma di aspettare che sia lui a sollevare la questione, se interessato”, viene verbalizzato. Quel momento sembra essere arrivato, ma le carte restano coperte.