Da quando è divenuta oggetto di attenzione e infuocata polemica sui chilometri annunciati e realmente percorsi, la collaboratrice scolastica napoletana è stata intanto retrocessa linguisticamente a bidella a cui le migliori menti del giornalismo italiano hanno addebitato la falsa notizia che ha allarmato tutti: la “bidella” ha deciso di utilizzare il treno da Napoli per recarsi al lavoro e sottrarsi così alla costosissima vita milanese.
Da qui il caso: vero, falso, possibile, impossibile? Indagando su Giuseppina da Napoli che ogni giorno si reca al lavoro a Milano (sic!) abbiamo dimenticato di cogliere il reale senso di quella notizia iperbolica: le città espellono non solo i poveri e/o poverissimi ma interi ceti sociali produttivi. E il treno resta l’unico vettore popolare, economico e sicuro che può connettere la provincia al capoluogo, la campagna alla metropoli e svolgere così una funzione di sostegno al reddito. Quante migliaia di famiglie, per restare a Milano, riescono a vivere decentemente e abitare una casa degna di questo nome grazie al treno, che li porta al mattino in città, e a sera le restituisce ai centri dell’hinterland.
Dovremmo infatti immaginare più treni, più possibilità di riuscire a vivere – per esempio – i meravigliosi paesi dell’Appennino ormai vuoti, senza naturalmente rinunciare al nostro lavoro, al nostro ufficio. Le metropoli, ma anche le città più piccole, impongono costi (anzitutto il mutuo o l’affitto, poi i servizi, da quelli per la casa al tempo libero) che tanti italiani non riescono più a sostenere o anche, e purtroppo, non sono proprio nelle condizioni di potersi permettere.
I più colpiti sono i giovani, le coppie appena formate, le famiglie monoreddito. Il treno è dunque l’unico vettore che potrebbe permettere a tanti di non lasciare il proprio paesino, oppure di scegliere come residenza familiare un piccolo centro senza naturalmente rinunciare al lavoro.
Non è dunque la bidella, né il suo racconto – vero o piuttosto falso – a doverci fare interrogare. Lasciamo stare il dito e pensiamo alla luna: il centro di gravità di questa storia è la necessità di abitare territori che ci permettano di vivere decentemente senza rinunciare alla fonte del nostro reddito.
Il treno è perciò l’unico vettore che può cucire l’Italia, è lui il nuovo reddito collettivo di cittadinanza: ci permette una vita soddisfacente anche senza possedere il portafogli di un maragià.