Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il legame di protezione assicurato da parte della politica a esponenti mafiosiriguarda più il passato“. Il titolare del Viminale lo ha detto ieri sera a Piazzapulita, su La7, ospite di Corrado Formigli, commentando i 30 anni di latitanza di Matteo Messina Denaro. Piantedosi ha parlato di “borghesia mafiosa”, interpretando le parole del procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia. Ma alla domanda del giornalista in studio, e cioè se il boss sia stato protetto dalla politica, ha risposto che “è una storia che riguarda più il passato. Credo che le lezioni del passato siano state sufficienti al sistema politico nazionale per cui… non ci sono elementi“. Va ricordato, tuttavia, che lo scorso dicembre la Cassazione ha confermato la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Antonio D’Alì, ex sottosegretario di Silvio Berlusconi ed ex senatore di Forza Italia, per aver favorito Cosa Nostra e proprio la famiglia di Messina Denaro.

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