Si sono riuniti a Ramstein, in Germania, nel giorno della riunione del Gruppo di Contatto per la difesa dell’Ucraina (Ukraine Defense Contact Group). In tutto 50 Paesi, tra alleati Nato e altri partner, per discutere di un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev, in vista della probabile offensiva russa della primavera. Un gruppo di nove Paesi europei – Estonia, Regno Unito, Polonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Slovacchia – ha emesso ieri un comunicato congiunto in cui si dicono disposti a fornire all’Ucraina mezzi pesanti, inclusi i carri armati. La Germania per ora si è dimostrata il Paese più scettico e ha negato il permesso di esportare i suoi tank Leopard 2, almeno fino a quando gli Stati Uniti non invieranno i loro Abrams. E ancora il neoministro della difesa tedesca Boris Pistorius spiega che la questione resta aperta: “Abbiamo parlato anche sulla possibile consegna di Leopard”, e “ci sono buone ragioni a favore e ci sono buone ragioni contro. Non c’è ancora una decisione finale”. E ancora: “La Germania non sta esitando. Sta agendo con la giusta cautela. Sono nuove misure da decidere, e vanno prese con cautela. Vanno monitorate con attenzione le conseguenze per tutte le parti coinvolte”. A insistere, nuovamente, sull’invio di corposi mezzi militari è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Non abbiamo tempo. Il tempo è un fattore determinante. Dobbiamo agire in fretta”, ha detto intervenendo all’apertura dell’incontro. “Abbiamo bisogno di panzer da difesa e da combattimento. Ogni arma conta”. Intanto, comunque, Berlino ha promesso aiuti per 1 miliardo di euro in primavera.
Cremlino: “Relazioni con Usa al punto più basso di sempre” – Armi, carri armati e aiuti militari sono al centro del dibattito su entrambi in fronti nelle ultime settimane, mentre dichiarazioni e iniziative su ipotesi di negoziati sono – al momento – sfumate. Mosca continua ad avvertire che, col rischio di coinvolgimento diretto della Nato, le conseguenze potrebbero essere estremamente negative, e spegne qualsiasi ipotesi di vittoria di Kiev. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha detto di vedere da parte dell’Occidente “l’impegno di un’illusione, un’illusione drammatica sulla possibilità per l’Ucraina di avere qualche successo sul campo di battaglia”. “Vediamo un crescente coinvolgimento indiretto e talvolta diretto dei Paesi della Nato in questo conflitto”, ha aggiunto Peskov, come riportato dall’agenzia Tass, “questa è una drammatica illusione della comunità occidentale che vi farà pentire più di una volta”. Per Moca l’invio di ulteriori armi “non cambierà fondamentalmente niente” nell’esito del conflitto, ma “provocherà una spirale” di violenza. Durissime anche le dichiarazioni del Cremlino rispetto ai rapporti bilaterali con gli Stati Uniti, giunte “ora probabilmente al loro punto più basso storicamente” e “non c’è speranza di miglioramento nel prossimo futuro”. E sulla presidenza Biden dice: “Nonostante le iniziali timide speranze, questi ultimi due anni sono stati molto negativi per le nostre relazioni bilaterali”.
Usa: “Momento decisivo” – A Ramstein presente anche il segretario della Difesa americano Lloyd Austin, che parla di “momento decisivo per l’Ucraina e per tutto il mondo. Ci incontriamo in un tempo molto difficile e turbolento, ma percepiamo qui determinazione e l’unità”. Per Austin è necessario aumentare gli aiuti militari forniti all’Ucraina in questo momento “decisivo” e fa il punto sull’invio di dispositivi militari da parte di Polonia, Germania e Francia. “La Polonia è stata leader nella fornitura di veicoli blindati e nell’addestramento delle forze ucraine e quindi nel fornire rifugio ai rifugiati ucraini. I nostri ospiti tedeschi hanno annunciato che forniranno anche un sistema di difesa aerea Patriot per l’Ucraina, a complemento del nostro contributo nazionale Patriot. La Germania darà anche veicoli da combattimento di fanteria più duri per l’Ucraina”, ha dichiarato, ricordando che “il Canada ha annunciato che avrebbe fornito all’Ucraina un sistema di difesa aerea Samp. La Francia ha anche annunciato una donazione significativa di carri armati Amx 10 e molti paesi europei hanno annunciato le proprie iniziative di addestramento come parte della missione di assistenza militare dell’Ue”.
Sulla necessità di non fermare le forniture si è espresso anche il Presidente dello Stato Maggiore dell’Esercito Usa, il generale Mark Milley, secondo cui “questi meeting hanno un ruolo importante. Il pacchetto militare Usa e quelli degli alleati mostrano il nostro impegno comune a dare la possibilità all’Ucraina di andare all’offensiva e liberare i territori occupati“. Anche se ha precisato che “nel 2023 è difficile che l’Ucraina possa cacciare tutte le forze russe dal suo territorio. Non dico che sia impossibile ma credo realisticamente che quest’anno si potrà stabilizzare il fronte, si potrà montare operazione tattiche per liberare il massimo territorio possibile”. Per quanto riguarda l’ipotesi di attacchi alla Crimea con le armi Usa, Milley ha risposto: “Non discutiamo le regole d’ingaggio in pubblico”.
Crosetto: “Batterie antimissili e forze terrestri all’Ucraina” – Anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto al vertice di Ramstein dicendo che “bisogna passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile”. Il ministro ha spiegato che ogni nazione contribuirà fornendo materiale militare (batterie antimissili e mezzi terrestri) per aiutare la difesa ucraina a fronteggiare il peggioramento del conflitto che rischia di esserci nei prossimi mesi. Verrà inviato, inoltre, materiale civile, come gruppi elettrogeni, tende e vestiario.
Nato: “Sui tank si segua l’esempio di Francia, Uk e Polonia” – Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, lancia l’allarme su possibili nuove offensive da parte di Mosca: “Accolgo con favore il nuovo significativo pacchetto di capacità di combattimento annunciato a Ramstein per l’autodifesa dell’Ucraina. La Russia si sta preparando per nuove offensive, quindi è urgente intensificare il sostegno per consentire all’Ucraina di vincere e riconquistare il territorio occupato”. Per questo, aggiunge Stoltenberg, è necessario non indugiare sulle forniture a Kiev, anche sui tank. Ha infatti ha detto di aver accolto con favore i recenti annunci di altri alleati e partner della Nato, tra cui Germania, Francia, Canada, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, riguardanti la difesa aerea, i veicoli da combattimento di fanteria e i veicoli blindati. Ha inoltre apprezzato il fatto che Regno Unito, Francia e Polonia siano pronti a fornire tank e carri armati leggeri e ha invitato alleati e partner a seguire il loro esempio.
Varsavia, però, puntualizza che nessuna decisione sull’invio di carri armati Leopard 2 in Ucraina è stata presa oggi durante la riunione di Ramstein. Il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha detto di essere ancora “convinto che la costruzione della coalizione” sui Leopard “si concluderà con un successo. La speranza viene dal fatto che i ministri della Difesa di 15 Paesi si sono incontrati a margine della conferenza di oggi e abbiamo parlato di questo argomento”.
Borrell: “Pronti altri 500 milioni” – L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, nel corso del consiglio Affari Esteri di lunedì prossimo chiederà intanto l’ok politico dai 27 Paesi membri per una nuova tranche di aiuti militari da 500 milioni di euro all’Ucraina, sempre attraverso l’European Peace Facility (EPF). Lo fa sapere un alto funzionario Ue. Inoltre si chiederanno altri 45 milioni di euro per la missione di addestramento militare europea a favore delle forze armate ucraine.
Il nodo Leopard – Quanto all’invio dei Leopard tedeschi, sui quali la Germania temporeggia in attesa della reazione degli Usa sugli Abrams, la Slovacchia e la Repubblica Ceca – scrive il Frankfurter Allgemeine Zeitung – sarebbero pronte a offrirle all’Ucraina quelli inizialmente destinati ai loro Paesi. Praga e Bratislava hanno un accordo con Berlino per la consegna dei Leopard: il primo carro armato è già stato consegnato a entrambi i Paesi lo scorso dicembre, ed è anche iniziato l’addestramento degli equipaggi. All’incontro di oggi a Ramstein, Repubblica Ceca e Slovacchia potrebbero offrire di rinunciare per il momento a ulteriori consegne e inviare i carri armati all’Ucraina. Si tratta di un totale di circa 30 carri armati Leopard, che sono stati acquistati e immagazzinati dall’industria dopo essere stati smantellati dalle scorte svizzere e tedesche.
La Germania, però, non vuole passare come il Paese che si mette di traverso sull’invio dei carri armati. “Non c’è un’opinione unitaria su questa questione. La sensazione che ci sia una coalizione compatta determinata e la Germania sia un ostacolo è sbagliata”, ha detto il ministro della Difesa, Boris Pistorius, a margine del vertice di Ramstein. Il ministro ha poi aggiunto di aver “ordinato al ministero un inventario dei Leopard che abbiamo a disposizione. Nel caso in cui si arrivi a una decisione la Germania sarà preparata”.