A dicembre l’avviso esplorativo dell’Agenzia del demanio ha riacceso i fari sull’isola di S.Andrea, di fronte a S.Nicolò, e su Poveglia, davanti a Malamocco. Nel 2014 un gruppo di veneziani e non raccolse 450mila euro e si trovò a competere all’asta con la Umana spa di Luigi Brugnaro, allora non ancora sindaco. Entrambe le offerte furono comunque ritenute non congrue. Ma la mobilitazione collettiva non si è fermata
Comprare un’isola? A Venezia si può. Anzi, anche due. Dopo palazzi e altri beni pubblici passati in mani private, in laguna è la volta di Sant’Andrea – isola-forte della Serenissima e porta d’accesso alla città storica – e di Poveglia, già florido insediamento di fronte a Malamocco. A darne notizia sono i recenti avvisi dell’Agenzia del demanio, alla ricerca di acquirenti o di privati concessionari di lungo periodo per le due isole lagunari. Per la verità non si tratta di novità assolute. Sono parecchie le isole veneziane già cedute o concesse a privati, quasi sempre a fini ricettivi. Esempi? San Clemente – ex ospedale psichiatrico dove morì, fatta rinchiudere dal suo amato Benito Mussolini, Ida Dalser, madre di Benito Albino – e Sacca Sessola, ribattezzata ‘Isola delle rose’ dopo l’avvento di un mega resort di lusso. Tempi che cambiano. Eppure non tutti, tra le calli e sui vaporetti, si rassegnano apaticamente. C’è, anzi, chi continua a denunciare la perdita di pezzi di città, soprattutto a beneficio del turismo, vero padrone di una Venezia sempre più spopolata. Non solo: c’è anche chi prova a riconquistarli, quei pezzi, associandosi e stilando un progetto di parco pubblico.
Sant’Andrea, l’isola-forte dove fu imprigionato Casanova – A dicembre l’avviso esplorativo dell’Agenzia del demanio ha riacceso i fari sull’isola di S.Andrea, di fronte a S.Nicolò, al Lido. Un’isola di circa 25mila metri quadrati che segna l’ingresso in laguna dalla bocca di porto di Lido. A breve distanza, la Certosa (già affidata alla società nautica Vento di Venezia) e le Vignole. Fulcro dell’isola di S.Andrea è l’omonimo forte, commissionato dalla Repubblica Serenissima all’architetto veronese Michele Sanmicheli e costruito nel Cinquecento (la fine dei lavori è testimoniata da una lapide commemorativa della battaglia di Lepanto, del 1571). Un’isola artificiale concepita per difendere Venezia, rimasta nel tempo ancorata a scopi militari.
Oggetto dell’avviso pubblicato dall’Agenzia del demanio è la richiesta di manifestazioni d’interesse “per acquisto in proprietà o concessione di valorizzazione di lunga durata”. Scadenza: ore 12 del 1° febbraio 2023. Una notizia che ha allarmato comitati e associazioni, preoccupati per la sorte del bene vincolato, ma anche per i possibili sviluppi. “Si dà carta bianca ai privati, senza ostacoli: comprarsi il Forte è come comprarsi il Colosseo”, denuncia a ilfattoquotidiano.it Flavio Cogo, scrittore e ambientalista di lungo corso, impegnato con l’associazione AmbienteVenezia. “La cifra per acquistare e gestire il Forte sarà enorme e chi parteciperà all’offerta punterà a un ritorno economico superiore all’investimento: ovviamente non sarà a fini sociali e culturali”, spiega Cogo, secondo cui le mire sull’isola possono venire da “fondi d’investimento e complessi alberghieri internazionali”.
Tra gli ospiti dell’isola, anche se prigioniero in una cella, vi fu anche Giacomo Casanova, che durante il soggiorno forzato la descrisse nelle sue memorie. Da decenni, però, S.Andrea è nei piani di dismissione demaniale: un progetto dell’amministrazione comunale e di Vento di Venezia srl fu stoppato nel 2016 per un ricorso al Tar da parte di Italia Nostra, che il giudice amministrativo, pur senza entrare nel merito, accolse perché nell’iter di approvazione mancava il parere della Municipalità di Venezia. Ora, tornato sul mercato, il forte rischia di subire “danni irreparabili”, per gli ambientalisti, che temono non solo per la fruibilità pubblica, ma anche “per il deturpamento dell’ambiente e del paesaggio”, nel caso dovesse sorgere l’ennesimo resort.
Poveglia per tutti, la battaglia dei cittadini – L’altro avviso esplorativo dell’Agenzia del demanio riguarda Poveglia, isola di ben 72.500 metri quadrati composta da tre isolotti nella laguna sud, di fronte a Malamocco. Stesso obiettivo: richiesta di manifestazioni d’interesse “per acquisto in proprietà o concessione di valorizzazione di lunga durata”. Scadenza: 1° febbraio a mezzogiorno. In questo caso, però, un’associazione cittadina punta a ottenerne la gestione, con lo scopo dichiarato di mantenerla pubblica e accessibile. Realizzando un parco per cittadini gestito da cittadini. Una mobilitazione lunga almeno otto anni: era il 2014, infatti, quando l’Agenzia del demanio mise in vendita l’isola frequentata dai veneziani per le grigliate, le gite domenicali e le tappe di voga. Base d’asta: zero euro. Uno choc per i tanti affezionati a quei sette ettari di storia (da insediamento popoloso a ospizio, fino all’abbandono di fine Novecento).
Alla Giudecca nacque l’associazione Poveglia per tutti, per opporsi all’ennesima privatizzazione e prendere in gestione l’isola, un polmone verde in mezzo alla laguna. In breve tempo quell’idea fece il giro del mondo: migliaia di aderenti, 450mila euro raccolti da veneziani e non solo. Assemblee da centinaia di persone, feste e un fermento tangibile in tutta la città, isole comprese. Per uno strano scherzo del destino, l’associazione si trovò a competere all’asta con la Umana spa di Luigi Brugnaro, allora non ancora sindaco, che fece un’offerta di 513mila euro per realizzare un centro per i disturbi alimentari.
Il flop delle offerte – Non se ne fece nulla: per l’Agenzia del demanio le offerte non erano congrue. Sembrava la fine di quell’esperienza, che aveva coinvolto ingegneri, avvocati, docenti e cittadini indignati. E invece, alla proposta di restituzione delle quote associative, la risposta fu sorprendente. “Quasi tutti ci chiesero di tenere in cassa le donazioni raccolte per continuare la nostra battaglia”, raccontano i portavoce di Poveglia per tutti a ilfattoquotidiano.it. “Questo ci diede una grande motivazione, oltre che una grossa responsabilità”. Detto, fatto: il progetto di parco pubblico nella parte un tempo riservata agli orti è rimasto il punto fermo della mobilitazione collettiva.
Eppure, nonostante l’attivismo dei cittadini, l’Agenzia del demanio non ha fatto molto per favorirli. Anzi: nel 2018 la sentenza 273 del Tar (sul ricorso contro il diniego) ha stigmatizzato l’operato dello Stato, per non aver colto l’importante finalità sociale alla base del progetto dell’associazione. “Abbiamo continuato a prenderci cura dell’isola, organizzando sagre, interventi di pulizia e di manutenzione del verde, per combattere il degrado e l’avanzata di piante infestanti”. Interventi autorizzati di volta in volta dall’Agenzia del demanio previa il pagamento di un canone.
Continua la mobilitazione – E ora? Lo scorso dicembre sono ripartiti i tavoli di lavoro, le assemblee con centinaia di partecipanti e il perfezionamento del progetto per la parte verde di Poveglia, elaborato in collaborazione con i vicentini di Landes Group. Gli oltre 4.500 associati, che in cassa hanno circa 315mila euro, hanno deciso di stanziarne 240mila per il parco. Insieme a loro, una quarantina di associazioni veneziane. “Vogliamo coinvolgere anche le cooperative sociali – raccontano i portavoce di Poveglia per tutti – perché immaginiamo non solo un parco pubblico, ma anche un laboratorio a livello economico: ci hanno già contattato diverse imprese e fondazioni private per collaborare”. E così, avviato il percorso per diventare ente no profit, Poveglia per tutti ci riprova: “Crediamo che la nostra battaglia possa servire da stimolo anche per altri, affinché si mobilitino per tutelare i beni collettivi”.