Le destinazioni dei ticket intestati ad Andrea Bonafede, secondo alcune indiscrezioni, erano Inghilterra e Sudamerica. Nello stesso luogo sono stati trovati anche molti volumi di storia e di filosofia (Senofonte, Platone)
La biografia di Vladimir Putin ma anche quella di Adolf Hitler. E poi molti libri di storia e filosofia (Senofonte, Platone). È quello che hanno trovato gli uomini del Ros dei carabinieri dentro all’appartamento di Matteo Messina Denaro, in vicolo San Vito. In quella casa l’ex latitante viveva dal giugno del 2022, quando la fece acquistare ad Andrea Bonafede, il geometra che gli aveva “prestato” l’identità, fornendogli i 15mila euro necessari in contanti.
Nella stessa casa sono stati trovati anche alcuni biglietti aerei, intestati a Bonafede: chi li ha usati? Il vero Bonafede o Messina Denaro? E in questa seconda ipotesi, esisteva per caso un passaporto nelle disponibilità dell’ex latitante? Sono le domande che si pongono gli investigatori. Le destinazioni dei voli, infatti, erano per città dell’Inghilterra e Sudamerica. Non è confermato, ma è possibile che si trattasse del Venezuela, un Paese dove i Messina Denaro hanno antichi contatti.
Nel passato di Messina Denaro sono spesso emersi legami con Caracas. Già negli anni ’50 suo padre, don Ciccio Messina Denaro, si era legato ai Cuntrera e Caruana: addirittura un esponente del clan dei Siculiana fu testimone di nozze del padre di Matteo. Negli anni ’60 i Cuntrera e Caruana lasciano la provincia di Agrigento per emigrare in Canada e poi anche in Gran Bretagna e Venezuela: diventeranno in breve tempo tra i principali narcotrafficanti del mondo. Si calcola che l’80 per cento della droga prodotta in Colombia arrivasse negli Stati Uniti passando da Caracas: lì era la gente di Siculiana che la distrubuiva. Il picco, secondo la Dea, viene raggiunto nel 1983: 3 miliardi di narcodollari riciclati dai mafiosi agrigentini, che lavoravano coi cartelli colombiani, da Pablo Escobar a Calì. l legame tra il Venezuela e i Messina Denaro spunta fuori anche da altre vecchie carte dimenticate.
C’è un pentito di mafia, uno di secondo piano, che si chiama Franco Safina: vent’anni fa raccontò che Messina Denaro aveva un tesoro in Venezuela, creato dopo aver investito cinque milioni di dollari in un’azienda di pollame. Cinque milioni per un’azienda di pollame non sono un po’ troppi? Era pollame o era cocaina? Di Venezuela parla pure Salvatore Grigoli, il killer di don Pino Puglisi: negli anni ’90 era rimasto ferito dopo un attentato ad Alcamo. Con lui c’era Matteo, che gli disse: “Se vuoi, per un certo periodo te ne vai in Venezuela e stai tranquillo”. Grigoli in Venezuela non andò mai. Messina Denaro probabilmente si. Di sicuro c’è andato Andrea Bonafede.
Hanno collaborato Manuela Modica e Saul Caia